Emilius mt.3559


Publiziert von margan , 22. März 2014 um 17:56.

Region: Welt » Italien » Aostatal
Tour Datum: 8 Juli 2012
Klettersteig Schwierigkeit: K3 (ZS)
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Pila

Escursione in solitaria. Alle 9,00 inizio a salire verso il Colle Plan Fenetre per poi ridiscendere per 300mt nel Vallone di Comboe. Di qui, in un paio d'ore sono al Bivacco Federigo-Zullo in mezzo a un branco di stambecchi che manco si spostano dal sentiero e mi tocca aggirarli. La ferrata attacca subito dietro al bivacco. Sono un po' inquieto, non so perché. Ho fatto decine di ferrate in Dolomiti, per la maggior parte da solo, quasi tutte più difficili di questa. Eppure...
Il tempo sembra reggere ma in lontananza cominciano a formarsi cumuli minacciosi. Sul Rosa in particolare secondo me non se la passano bene in queste ore. Salgo tranquillo e raggiungo la cima del Piccolo Emilius ed il ponte sospeso. Il vento forte lo fa ballare ma il diametro dei cavi d'acciaio è rassicurante. La cresta che segue è sempre aerea ed esposta. Lo sguardo va alla parete nord, impressionante. Proseguo veloce superando le placche rosse, inclinate verso destra e strapiombanti sulla Valle d'Arbole e poco oltre incontro un "problemino". Un nevaio lungo una trentina di metri da superare senza la possibilità di assicurarsi e... senza piccozza. Tasto la neve con cautela, un po' sulle uova come si dice in questi casi, e constato che è dura anche se non ghiacciata. Riesco a creare delle nicchie sufficienti a far tenere gli scarponi. Tracce di altri passaggi neanche l'ombra. L'inclinazione del pendio ed il salto di rocce sottostante rendono questo traverso per niente banale. In effetti a inizio luglio, 3000 e passa metri di quota, la picca sarebbe stato opportuno averla. Vabbé. Riprendo a salire, la punta è sempre lì, sembra lì. Lunga 'sta ferrata però... ormai ci sono, vedo la Madonna. No, sul serio la vedo, non quella di fantozziana memoria, è proprio la statua sulla cima dell'Emilius .
Mancheranno una cinquantina di metri di dislivello, ormai ci sono. Appena sotto le roccette della cima, UN ALTRO NEVAIO!   già fuori dal tratto attrezzato. Altri dieci metri, non di più, di neve. Stavolta non c'é verso di inciderla, è quasi ghiacciata. Dopo un paio di tentativi, cercando anche di gradinare con i bastoncini, comincio addirittura a prendere in considerazione l'idea di tornare sui miei passi. Alla fine riesco a risalire lungo il lembo nevoso fin dove lo stesso si unisce alla paretina di roccia sopra di me. Qui il bordo è affilato ma distante qualche centimetro dalla roccia. Tanto basta per avere una base d'appoggio per i piedi quasi in piano. Saranno venti passi in tutto. Mai camminato così delicatamente in vita mia. Sono in cima.        Adesso capisco meglio l'inquietudine di qualche ora fa. So di aver agito con cautela e di non essere stato imprudente tuttavia mi rendo conto che una scivolata, o un cedimento della neve nei due passaggi esposti, avrebbero potuto avere esiti poco simpatici. Qualsiasi ascensione solitaria, più o meno impegnativa, richiede un surplus di attenzione. Se ci si trova in situazioni di rischio o di pericolo bisogna essere consapevoli di poter contare solo sulle proprie forze. Banalità, concetti scontati a leggerli qui sul blog. Un po' diverso è dovercisi misurare concretamente. 
Si sta facendo tardi e la perturbazione prevista è in arrivo. Al colle dei Tre Cappuccini incontro un gruppo di alpiniste di Como che stanno tornando al Rif.Arbole dopo aver raggiunto la cima dalla via normale. Scambiamo pochissime parole ma mi fa piacere scendere in loro compagnia. Giungiamo al rifugio che sono le 7 di sera e pioviggina leggermente. Decido di passare qui la notte, ho camminato abbastanza per oggi. Non ho appetito e chiedo solo un posto letto. Devo fare anche colazione, prendere o lasciare. Prendo. E fanno 35 €. Non mi piace questo sistema, non mi piacciono gli "alberghi" in quota, che tra l'altro offrono spesso servizi da rifugio spartano a prezzi da hotel di lusso. Ma questa polemica la tengo per il prossimo post. Domenica al risveglio piove che Dio la manda. Risalgo al colle e poi giù fino a Chamolé. E' fatta! Anche l'Emilius, finalmente. 

 
La cresta che segue è sempre aerea ed esposta. Lo sguardo va alla parete nord, impressionante. Proseguo veloce superando le placche rosse, inclinate verso destra e strapiombanti sulla Valle d'Arbole e poco oltre incontro un "problemino". Un nevaio lungo una trentina di metri da superare senza la possibilità di assicurarsi e... senza piccozza. Tasto la neve con cautela, un po' sulle uova come si dice in questi casi e vedo che non è troppo dura. Riesco a creare delle nicchie sufficienti a far tenere gli scarponi. Tracce di altri passaggi neanche l'ombra. L'inclinazione del pendio ed il salto di rocce sottostante rendono questo traverso per niente banale. Sono fuori! In effetti a inizio luglio, 3000 e passa metri di quota, la picca sarebbe stato opportuno averla. Vabbé. Riprendo a salire, la punta è sempre lì, sembra lì. Lunga 'sta ferrata però... ormai ci sono, vedo la Madonna. No, sul serio la vedo, non è quella di Fantozzi, è proprio la statua sulla cima dell'Emilius  



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Di qui, in un paio d'ore sono al Bivacco Federigo-Zullo (non Federico Zullo, che detto così sembra uno invece secondo me sono due, povero FederiGO) in mezzo a un branco di stambecchi che manco si spostano dal sentiero e mi tocca aggirarli. Di qui, in un paio d'ore sono al Bivacco Federigo-Zullo (non Federico Zullo, che detto così sembra uno invece secondo me sono due, povero FederiGO) in mezzo a un branco di stambecchi che manco si spostano dal sentiero e mi tocca aggirarli.  

Tourengänger: margan


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