Como - Monte di Tremezzo, 1700 - No carbon
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Ormai mi si è anchilosato lo sci. Volevo riprovarci questa volta, ma, con il meteo, quando si tratta di scialpinismo, sono esigente, diciamo pure un po' "pitina"; così, visto che le previsioni non ne volevano sapere di dare sicuramente "bello", ho optato ancora una volta per la bicicletta.
Con un primo, immediato vantaggio, (o consolazione): starmene a letto quattro ore di più.
Abbandonato ancora una volta dai soci, intorno alle nove, inforco la mbk e mi butto giù verso la dogana svizzera e poi su per la solita Val di Muggio che, ormai, conosco meglio delle scale di casa.
Me la prendo abbastanza comoda, perché la faccenda oggi è lunga: dopo un'ora e mezza sono a Scudellate e in un'altra mezz'ora approdo a Erbonne, dopo aver rifatto dogana sul ponte di legno sopra il Breggia.
Da lì, attardato da una serie di telefonate, un'altra mezz'ora per Pian delle Alpi, dove mi cambio per la discesa su San Fedele; dove comincia la seconda parte del percorso di andata.
Rampa che porta sopra Blessagno, breve picchiata per raggiungerlo, falsopiano che conduce a Pigra e, con le gambe lavorate a puntino, inizia la festa finale.
I quattordici chilometri che dai 760 metri di Blessagno portano ai 1576 del Rifugio Venini contengono solo una discesa di un chilometro e mezzo, quella che dall'Alpe di Colonno conduce al Boffalora; per il resto è salita sempre e sempre abbastanza dura.
Quello che Adriano De Zan chiamava poeticamente soprassella comincia a mandare segnali di sofferenza, ma pian piano, l'amena Alpe di Colonno, compare, si avvicina, mi passa sotto le ruote.
La discesa ristoratrice, mi conduce agli ultimi quattro chilometri di salita; li assaggio, superando il bivio che porta a Ponna e ... decido per una sosta tecnica. Acqua, banana, fotografie, pipì e riparto.
Sembrano non finire mai, ma, lentamente, con qualche sosta, impiegandoci un'ora, macino anche i quattro duri chilometri che portano all'ottimo Rifugio Venini che supero senza fermarmi, (recupererò dopo), per andare a raggiungere la cima di giornata.
Passando fra le trincee della linea Cadorna, seguo la strada militare fino al suo culmine, all'Alpe di Mezzegra, che, centocinquanta metri prima, promette salumi e formaggi d'alpe, ma poi si presenta chiusa ed abbandonata.
La cima è lì sopra; non proprio lì, ma neanche lontana. Meno di cento metri di dislivello, settantacinque mi dice adesso il GPS, lungo i quali decido di spingere la bici per avere compagnia in vetta.
Altri dieci minuti e siamo su; tempo grigio, qualche goccia, ma il panorama sul lago è comunque spettacolare e la soddisfazione, anche se la mbk fa finta di niente, tanta.
Percorrendo in discesa la cresta ovest, riguadagno rapidamente le trincee, la strada e il Rifugio Venini, dove stermino panino al salame, due birre e crostata di albicocche, trovando tutto eccellente; bisognerebbe salire in macchina, per vedere se le cose hanno lo stesso sapore.
Scendo a valle scegliendo l'opzione Ponna. La vecchia strada militare, che, al Boffalora, prende a destra dirigendosi verso ovest, meritava la visita che, nelle occasioni precedenti, non le ho mai reso: dopo un tratto pianeggiante su bel fondo sterrato ma compatto, in mezzo ad una splendida faggeta, comincia a scendere al comparire dell'asfalto. Sono circa nove chilometri di discesa (ma si può fare anche al contrario ...) che sfiorano l'abitato di Ponna Superiore, per poi, attraversata la valle, condurre a Laino.
Risalgo la Provinciale 14 fino al bivio con la 13, dove decido di ... privarmi di un'altra salita, dirigendomi, anziché verso Lanzo e il Valico della Val Mara, verso San Fedele e la discesa verso il lago, per sciropparmi la trafficatissima Argegno/Como.
Con un primo, immediato vantaggio, (o consolazione): starmene a letto quattro ore di più.
Abbandonato ancora una volta dai soci, intorno alle nove, inforco la mbk e mi butto giù verso la dogana svizzera e poi su per la solita Val di Muggio che, ormai, conosco meglio delle scale di casa.
Me la prendo abbastanza comoda, perché la faccenda oggi è lunga: dopo un'ora e mezza sono a Scudellate e in un'altra mezz'ora approdo a Erbonne, dopo aver rifatto dogana sul ponte di legno sopra il Breggia.
Da lì, attardato da una serie di telefonate, un'altra mezz'ora per Pian delle Alpi, dove mi cambio per la discesa su San Fedele; dove comincia la seconda parte del percorso di andata.
Rampa che porta sopra Blessagno, breve picchiata per raggiungerlo, falsopiano che conduce a Pigra e, con le gambe lavorate a puntino, inizia la festa finale.
I quattordici chilometri che dai 760 metri di Blessagno portano ai 1576 del Rifugio Venini contengono solo una discesa di un chilometro e mezzo, quella che dall'Alpe di Colonno conduce al Boffalora; per il resto è salita sempre e sempre abbastanza dura.
Quello che Adriano De Zan chiamava poeticamente soprassella comincia a mandare segnali di sofferenza, ma pian piano, l'amena Alpe di Colonno, compare, si avvicina, mi passa sotto le ruote.
La discesa ristoratrice, mi conduce agli ultimi quattro chilometri di salita; li assaggio, superando il bivio che porta a Ponna e ... decido per una sosta tecnica. Acqua, banana, fotografie, pipì e riparto.
Sembrano non finire mai, ma, lentamente, con qualche sosta, impiegandoci un'ora, macino anche i quattro duri chilometri che portano all'ottimo Rifugio Venini che supero senza fermarmi, (recupererò dopo), per andare a raggiungere la cima di giornata.
Passando fra le trincee della linea Cadorna, seguo la strada militare fino al suo culmine, all'Alpe di Mezzegra, che, centocinquanta metri prima, promette salumi e formaggi d'alpe, ma poi si presenta chiusa ed abbandonata.
La cima è lì sopra; non proprio lì, ma neanche lontana. Meno di cento metri di dislivello, settantacinque mi dice adesso il GPS, lungo i quali decido di spingere la bici per avere compagnia in vetta.
Altri dieci minuti e siamo su; tempo grigio, qualche goccia, ma il panorama sul lago è comunque spettacolare e la soddisfazione, anche se la mbk fa finta di niente, tanta.
Percorrendo in discesa la cresta ovest, riguadagno rapidamente le trincee, la strada e il Rifugio Venini, dove stermino panino al salame, due birre e crostata di albicocche, trovando tutto eccellente; bisognerebbe salire in macchina, per vedere se le cose hanno lo stesso sapore.
Scendo a valle scegliendo l'opzione Ponna. La vecchia strada militare, che, al Boffalora, prende a destra dirigendosi verso ovest, meritava la visita che, nelle occasioni precedenti, non le ho mai reso: dopo un tratto pianeggiante su bel fondo sterrato ma compatto, in mezzo ad una splendida faggeta, comincia a scendere al comparire dell'asfalto. Sono circa nove chilometri di discesa (ma si può fare anche al contrario ...) che sfiorano l'abitato di Ponna Superiore, per poi, attraversata la valle, condurre a Laino.
Risalgo la Provinciale 14 fino al bivio con la 13, dove decido di ... privarmi di un'altra salita, dirigendomi, anziché verso Lanzo e il Valico della Val Mara, verso San Fedele e la discesa verso il lago, per sciropparmi la trafficatissima Argegno/Como.
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Nevi Kibo

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