Generoso e Crocione (di Tremezzo) - No carbon da Como
Ci provo una prima volta, ma, al Boffalora, mi arrendo ad un formidabile temporale, che la tira in lungo, costringendomi ad una birra, poi doppiata all'Alpe di Colonno nell' attesa che una pioggia tignosa sgomberi il campo.
Ci provo una seconda volta, quindici giorni più tardi. Questa volta arrivo al Venini in compagnia di Schiep; ma lui ha un po' fretta e dice no. Mi consolo con la mitica crostata.
Otto giorni più tardi, abbandonate mirabolanti avventure fantasticate nottetempo, (bella l' Engadina, neh .... ma sei ore di macchina...), sono di nuovo qui: partenza da casa ad ora confortevole, no macchina, no carbon, no tempo perso.
La salita al Generoso per Morbio, Castel san Pietro, Obino, Dosso Bello ecc. è stracollaudata: 19 km, 1500 metri di dislivello, 2 h e 35 per arrivare sulla terrazza sommitale, un paio di foto e giù per l'altrettanto familiare discesa dalla "bassa".
Approdo ad Orimento verso le 13 e 30. In mezzo ad un tripudio di mandibole che si arrampicano su difficoltà culinarie che vanno dal primo, fino all'11C, mi devo accontentare di due mezze gasate. C'è ancora parecchio da fare, per cui, dopo cinque minuti sono di nuovo in sella, sulla picchiata, via direttissima su Alpe Grande, San Fedele, Laino.
La salita che da Laino porta a Ponna e poi, per la vecchia strada militare, al Boffalora, quantunque ormai quasi completamente asfaltata, non ha perso il suo fascino e, pur presentando lunghi tratti discretamente impegnativi non è mai veramente arcigna. Solo nell'ultimo chilometro, o poco più, l'asfalto lascia spazio ad uno sterrato irregolare ma completamente pianeggiante, atto a sciogliere le gambe in vista dei quattro famigerati chilometri che portano al Venini.
Sofferenza. Ma, in realtà, nonostante gli oltre 40 km e 2000 metri di dislivello alle spalle, me la sfango bene, impiegando un solo minuto in più rispetto alla prestazione della settimana precedente con Schiep. Dopo 5 ore e 20, approdo al Venini, dove, per ora, mi concedo solo qualche minuto per scolarmi un paio di bottigliette d'acqua. Anche se il più è fatto, devo concentrarmi sull'obbiettivo finale.
Mentre son già stato più volte sia sul Galbiga, che sul Monte di Tremezzo, non ho mai messo piede sul Crocione e ci tengo a completare il trittico "no carbon". [http://www.hikr.org/tour/post56454.html] [http://www.hikr.org/tour/post49841.html]
Il Venini è già un posto magico di per sé, (un po' troppe auto, però), ma il tratto finale del percorso regala scorci di panorami spettacolari, conditi con un ambiente di rilassante "bucolicità".
Aggiro la cima del Tremezzo, passo dall'Alpe di Mezzegra, incrocio tre o quattro e-bike che ritornano verso il rifugio, deposito la mbk tra le rovine dell'alpe di Tremezzo e, con una breve corsetta, raggiungo la grande croce sommitale.
Lo spettacolo offerto, là sotto, dal "lago più bello del mondo", non sono certo io il più qualificato per descriverlo; pochi minuti e, allo scoccare della sesta ora di viaggio, giro le spalle e mi avvio per il ritorno: in mente, non ho esattamente "tutta discesa", per cui ... "Vai!".
Una volta rientrato al Venini e disceso al Boffalora, ho varie opzioni, davanti.
Potrei dirigermi verso l'Alpe Sala e, senza raggiungerla, buttarmi nella vertiginosa picchiata sulla Madonna del Soccorso e Ossuccio: praticamente zero salita, ma mi ritroverei, poi, da sciropparmi venticinque chilometri di strada del lago, per cui non nutro una grande passione.
Potrei, con la sola salita fino all'Alpe di Colonno, raggiungere Pigra e scendere per direttissima ad Argegno, (altra impegnativa picchiata), ma i chilometri di Regina sarebbero comunque una ventina.
Potrei superare Pigra e Blessagno, raggiungere San Fedele e scendere, con la comoda Provinciale 13, ad Argegno; ancora lì ...
Oppure, una volta a San Fedele, risalire a Casasco , poi raggiungere Erbonne e traversare a Scudellate per scendere dalla Val di Muggio.
C'è un po' più di salita ... ma meno traffico.
Ecco. Questa mi piace!

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