Monte Ferrantino m 2325
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Si prevede caldo torrido in pianura e, anche se le previsioni non sono entusiasmanti, decidiamo che è arrivato il momento di alzarci un po' di quota.
Lancio l'idea di andare al Rifugio Albani e poi di salire il Ferrantino.
E' un sacco di tempo che non vado da quelle parti .........
Proposta accolta con piacere da Lella, con un po' meno di entusiasmo da Daniele, che aveva in mente altro, ma che alla fine ci segue rassegnato, almeno per quanto riguarda la scelta della meta, perchè poi saremo noi a seguire, anzi a rincorrere, lui.
Come diavolo faccia a non essere mai stanco e affaticato, non è dato a sapersi!
Per scongiurare il rischio pioggia partiamo prestissimo e, come previsto, il caldo si fa subito sentire, fastidioso e soffocante, almeno finchè non troviamo la neve, intorno ai 1700/1800 metri di quota, quando ormai siamo nei pressi del Rifugio Albani, che quest'oggi è aperto, anche se di gente in giro ce n'è poca.
Ci sediamo sul terrazzo per la solita sosta, con la parete nord della Presolana lì, davanti a noi, maestosa e regale, rocciosa e possente, inaccessibile ma al tempo stesso invitante.
E' un bel vedere!
Potessi aprire le finestre di casa mia e avere tutti i giorni sotto gli occhi uno spettacolo simile.....
Guardiamo in alto e, come preannunciato, il cielo si sta annuvolando.
Speriamo in bene .....
Decisi nel perseguire il nostro obiettivo ci avviamo verso la stazione superiore degli impianti di risalita calpestando neve.
A un certo punto la traccia scompare e Daniele deve battere la pista.
Non capisco .....
Lui fa la traccia e non si stanca ...... io lo seguo e mi stanco!
Mi giustifico pensando che una falcata delle sue vale due delle mie, ma è pur sempre una magra consolazione.
Arrivati sul crinale che dà sulla Valzurio ci rendiamo conto che il cielo ormai si è chiuso e sta cominciando a dispensare, seppur con parsimonia, qualche goccia di pioggia.
Siamo indecisi se continuare o no, ma le nuvole sono alte e la visibilità è buona, così decidiamo di procedere.
Decisione azzeccata!
La cima ci offre un panorama esclusivo su valli e montagne a noi note.
Mi sento appagata.
Che strano ....... più faccio fatica e più sono contenta.
Ma è come nella vita!
Quanto più faticosamente si raggiunge un obiettivo, tanto più si apprezza il risultato.
Scendendo ci ricolleghiamo alle piste ancora innevate per un lungo tratto e poi raggiungiamo la stazione intermedia degli impianti, dove le ferite inferte a questa montagna appaiono in tutta la loro evidenza.
D'inverno tutto è coperto dalla neve, brutture comprese, ma d'estate è un vero sconquasso e tutto assume un'aria desolata e di abbandono.
Non ci resta che percorrere l'ultimo tratto di discesa con Daniele che, da abile fotografo, ci erudisce sull'argomento.
Questa volta il maltempo ci ha risparmiati.
La prossima volta, chissà ......
Lancio l'idea di andare al Rifugio Albani e poi di salire il Ferrantino.
E' un sacco di tempo che non vado da quelle parti .........
Proposta accolta con piacere da Lella, con un po' meno di entusiasmo da Daniele, che aveva in mente altro, ma che alla fine ci segue rassegnato, almeno per quanto riguarda la scelta della meta, perchè poi saremo noi a seguire, anzi a rincorrere, lui.
Come diavolo faccia a non essere mai stanco e affaticato, non è dato a sapersi!
Per scongiurare il rischio pioggia partiamo prestissimo e, come previsto, il caldo si fa subito sentire, fastidioso e soffocante, almeno finchè non troviamo la neve, intorno ai 1700/1800 metri di quota, quando ormai siamo nei pressi del Rifugio Albani, che quest'oggi è aperto, anche se di gente in giro ce n'è poca.
Ci sediamo sul terrazzo per la solita sosta, con la parete nord della Presolana lì, davanti a noi, maestosa e regale, rocciosa e possente, inaccessibile ma al tempo stesso invitante.
E' un bel vedere!
Potessi aprire le finestre di casa mia e avere tutti i giorni sotto gli occhi uno spettacolo simile.....
Guardiamo in alto e, come preannunciato, il cielo si sta annuvolando.
Speriamo in bene .....
Decisi nel perseguire il nostro obiettivo ci avviamo verso la stazione superiore degli impianti di risalita calpestando neve.
A un certo punto la traccia scompare e Daniele deve battere la pista.
Non capisco .....
Lui fa la traccia e non si stanca ...... io lo seguo e mi stanco!
Mi giustifico pensando che una falcata delle sue vale due delle mie, ma è pur sempre una magra consolazione.
Arrivati sul crinale che dà sulla Valzurio ci rendiamo conto che il cielo ormai si è chiuso e sta cominciando a dispensare, seppur con parsimonia, qualche goccia di pioggia.
Siamo indecisi se continuare o no, ma le nuvole sono alte e la visibilità è buona, così decidiamo di procedere.
Decisione azzeccata!
La cima ci offre un panorama esclusivo su valli e montagne a noi note.
Mi sento appagata.
Che strano ....... più faccio fatica e più sono contenta.
Ma è come nella vita!
Quanto più faticosamente si raggiunge un obiettivo, tanto più si apprezza il risultato.
Scendendo ci ricolleghiamo alle piste ancora innevate per un lungo tratto e poi raggiungiamo la stazione intermedia degli impianti, dove le ferite inferte a questa montagna appaiono in tutta la loro evidenza.
D'inverno tutto è coperto dalla neve, brutture comprese, ma d'estate è un vero sconquasso e tutto assume un'aria desolata e di abbandono.
Non ci resta che percorrere l'ultimo tratto di discesa con Daniele che, da abile fotografo, ci erudisce sull'argomento.
Questa volta il maltempo ci ha risparmiati.
La prossima volta, chissà ......
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