Pizzo Tracciora di Cervatto
|
||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Ogni tanto viene voglia di cambiare zona per vedere nuovi posti, nuovi panorami. Decidiamo di andare in Valsesia per salire una cima di cui avevamo sentito parlare come di un eccezionale balcone sul Monte Rosa. Il ritrovo, come sempre quando andiamo verso il Piemonte, il Vallese o la Val d'Aosta, è alla pesa di Azzate; come sempre siamo in tanti ma, d'altronde la giornata si preannuncia bellissima.
Lasciamo le auto a Rossa e risaliamo, sci in spalla le stradine e le micidiali (per il ghiaccio) scalinate del paese, poco sopra l'abitato possiamo calzare gli sci, la neve è abbondante ma il sottobosco è fitto ed intricato, viziati dalle nostre abituali frequentazioni di pinete e lariceti, non siamo abituati all'intrico che si trova ai piedi di faggi e castagni. Comunque basta seguire il tracciato della stradina che sale a Piana, bell'abitato di case e fienili caratteristici, per non avere grossi problemi. All'Alpe Selletto i problemi di sottobosco finiscono: c'è tanta di quella neve che le baite quasi scompaiono, le baite dell'Alpe Campello, circa duecento metri più alte, sono letteralmente sepolte, riusciamo a vederle solo perchè il vento ha portato via la neve dal lato rivolto ad Ovest.
Seguiamo la larga dorsale che adduce alla cima, c'è qualche risalto più ripido, qualche macchia di ontanelli da evitare ma è senz'altro una salita più da ciaspolatori che da scialpinisti, la neve è già piuttosto rammollita, scendere non sarà molto divertente.
Arriviamo in cima, c'è già una gran folla: un corso SA1 della zona ci ha preceduto, la croce di vetta spunta solo con la sua parte terminale, Gianni mi assicura che è circondata da uno steccato per evitare che le capre lascino le loro deiezioni tutt'intorno, ma qui di recinzioni non ce n'è traccia, nemmeno di capre del resto.
Non c'è un alito di vento e mangiamo con tutta calma, aspettiamo Simona ed Eugenio che arrivano dopo quasi un'ora, poi ci apprestiamo alla discesa, come prevedibile la neve è una gran poltiglia, scendiamo facendo del nostro meglio e non possiamo che ammirare la carinissima istruttrice di scialpinismo che scende a piedi uniti quasi fosse su una pista! Che classe!
Poco al di sotto l'Alpe Campello decidiamo di non seguire il tracciato fatto in salita ma ci lasciamo tentare dai bei pendii che scendono verso l'Alpe Moglie, la parte alta è un disastro ma in basso il sole ha lavorato molto meno e riusciamo finalmente a fare qualche curva decente.
Dall'alpe seguiamo la stradina fino a Rainero, tentati da una radura che ci permette ancora tre (ma proprio tre) curve e ci ritroviamo impelagati in un sottobosco degno di una jungla salgariana, con notevoli sforzi ne usciamo passando nei pressi di pollai e stalle e, finalmente, rispuntiamo su una stradina che ci riconduce a Rossa ed alle nostre auto.
La gita si caratterizza per un panorama decisamente fantastico sul Rosa, la parte alta, con una neve migliore, potrebbe riservare anche una bella discesa ma la parte bassa è decisamente molto più adatta alle ciaspole.
Comunque è stata un'esperienza tutto sommato piacevole e divertente.
Lasciamo le auto a Rossa e risaliamo, sci in spalla le stradine e le micidiali (per il ghiaccio) scalinate del paese, poco sopra l'abitato possiamo calzare gli sci, la neve è abbondante ma il sottobosco è fitto ed intricato, viziati dalle nostre abituali frequentazioni di pinete e lariceti, non siamo abituati all'intrico che si trova ai piedi di faggi e castagni. Comunque basta seguire il tracciato della stradina che sale a Piana, bell'abitato di case e fienili caratteristici, per non avere grossi problemi. All'Alpe Selletto i problemi di sottobosco finiscono: c'è tanta di quella neve che le baite quasi scompaiono, le baite dell'Alpe Campello, circa duecento metri più alte, sono letteralmente sepolte, riusciamo a vederle solo perchè il vento ha portato via la neve dal lato rivolto ad Ovest.
Seguiamo la larga dorsale che adduce alla cima, c'è qualche risalto più ripido, qualche macchia di ontanelli da evitare ma è senz'altro una salita più da ciaspolatori che da scialpinisti, la neve è già piuttosto rammollita, scendere non sarà molto divertente.
Arriviamo in cima, c'è già una gran folla: un corso SA1 della zona ci ha preceduto, la croce di vetta spunta solo con la sua parte terminale, Gianni mi assicura che è circondata da uno steccato per evitare che le capre lascino le loro deiezioni tutt'intorno, ma qui di recinzioni non ce n'è traccia, nemmeno di capre del resto.
Non c'è un alito di vento e mangiamo con tutta calma, aspettiamo Simona ed Eugenio che arrivano dopo quasi un'ora, poi ci apprestiamo alla discesa, come prevedibile la neve è una gran poltiglia, scendiamo facendo del nostro meglio e non possiamo che ammirare la carinissima istruttrice di scialpinismo che scende a piedi uniti quasi fosse su una pista! Che classe!
Poco al di sotto l'Alpe Campello decidiamo di non seguire il tracciato fatto in salita ma ci lasciamo tentare dai bei pendii che scendono verso l'Alpe Moglie, la parte alta è un disastro ma in basso il sole ha lavorato molto meno e riusciamo finalmente a fare qualche curva decente.
Dall'alpe seguiamo la stradina fino a Rainero, tentati da una radura che ci permette ancora tre (ma proprio tre) curve e ci ritroviamo impelagati in un sottobosco degno di una jungla salgariana, con notevoli sforzi ne usciamo passando nei pressi di pollai e stalle e, finalmente, rispuntiamo su una stradina che ci riconduce a Rossa ed alle nostre auto.
La gita si caratterizza per un panorama decisamente fantastico sul Rosa, la parte alta, con una neve migliore, potrebbe riservare anche una bella discesa ma la parte bassa è decisamente molto più adatta alle ciaspole.
Comunque è stata un'esperienza tutto sommato piacevole e divertente.
Communities: Hikr in italiano, Skitouren
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare