Monte San Bernardo (1351 m)
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Lunga camminata, parzialmente su neve, percorrendo le creste che coronano la Valle della Crotta e la Valle di Rema, due laterali della Valle di Muggio.
La pioggia della settimana scorsa ha purtroppo fatto sciogliere molta neve, impedendoci di usare le ciaspole. Le abbiamo portate comunque, quasi per scaramanzia, così come l’Arva, rimasto spento per tutto il giorno.
Inizio dell’escursione: ore 8:05
Fine dell’escursione: ore 15:40
Temperatura alla partenza: - 5°C
Temperatura al Rifugio Bugone (ore 10:20): -3°C
Temperatura al rientro: 1°C
Parto da casa alla solita ora, come quando vado a lavorare. Tra le 7:21 e le 7:22 incontro, come sempre, l’anziano passeggiatore, munito di giubbetto catarifrangente, che saluta, alzando garbatamente un braccio, tutti gli automobilisti. Un modo come un altro per comunicare e per ribadire la propria esistenza: “ci sono!”
Dopo la fermata per l’acquisto del mio pane preferito raggiungo Daniele. Entrambi siamo smaniosi di camminare o “ciaspolare”, lontani dalle tavole imbandite e dai negozi sovraffollati per i saldi del dopo Natale.
In alta montagna oggi c’è un marcato pericolo di valanghe: optiamo per un’escursione a bassa quota, con scarso innevamento.
La scelta, già decisa ieri dopo uno scambio di alcune mail, cade su una zona a cavallo del confine di stato, una zona ampia e selvaggia, con possibilità di modificare il percorso di volta in volta.
Dal centro di Bruzella, in Valle di Muggio, prendiamo la stradina asfaltata che conduce nella Valle della Crotta. Dopo circa 700 m, a quota 690 m, parcheggiamo l’auto in prossimità della deponia di scarti vegetali. Di fronte alla nostra auto è collocato uno storico spazzaneve a forma di aratro a cuneo. L’ultima volta che ne ho visto uno in azione frequentavo ancora le elementari…
Sono le ore 8:08; anche oggi non ci perdiamo lo spettacolo della levata del sole sul Monte Generoso. Per alcuni minuti la neve del Generoso si tinge di un rosa sempre più intenso, per poi ritornare in poco tempo bianca.
A quota 685 m raggiungiamo il segnavia che indica il sentiero per l’Alpe Loasa. Abbandoniamo la stradina asfaltata e lo imbocchiamo. Passiamo di fronte ad alcuni casolari, ben conservati, a monte del Prato dei Donaa. Lungo il percorso due cartelli del “Museo nel territorio” ci segnalano le zone un tempo adibite a “piazze di carbone”, ossia a carbonaie: Grafogno (860 m) e “Tagliate” (920 m).
Il paesaggio della Valle di Muggio rivela ancor oggi le tracce di un uso continuo, ma attento e parsimonioso delle risorse esistenti.
Oltre alle carbonaie sono numerose le testimonianze etnografiche ancora presenti nel territorio: nevère, roccoli, graa, bolle, fontane, cisterne, ponti, sostre, mulini.
Ci troviamo sul Sentiero Smeraldo (tappa 5, Sagno - Cabbio).
Il Progetto Smeraldo (Smaragd – Vorhaben, Processus Emeraude) è un progetto del WWF, sia a livello europeo, svizzero che ticinese, che in questa regione ha trovato una valida collaborazione con l’Ente turistico Mendrisiotto e Basso Ceresio. Lo scopo del progetto è la salvaguardia di siti di rilevante importanza per la conservazione di specie e ambienti minacciati a livello europeo. Il 22 ottobre 2008, la Confederazione ha ufficialmente candidato presso il Consiglio d'Europa 37 aree Smeraldo, di cui 8 situate in Ticino.
Alle 9:20 raggiungiamo l’Alpe Loasa (968 m), un alpeggio che funge anche da ostello, con 25 posti letto. I gestori danno la possibilità di trasportare i bagagli a cavallo fino a 120 kg, al costo di 50.- CHF.
Tra le varie infrastrutture offerte dall’alpeggio, interessante è il forno a legna esterno per cuocere pane e pizza.
Come in ogni alloggio che si rispetti, non può mancare l’Area Wellness. Gli avventori più dinamici possono ritemprarsi con una casereccia sauna finlandese: bagno in acqua gelida, come da manuale, all’esterno (Valle di Muggio Spa Award 2010).
Dopo la tappa a Loasa, riprendiamo il cammino in direzione della Colma del Bugone. A circa 300 m di distanza dall’alpeggio attraversiamo il confine di stato. Anche qui un vecchio cancello arrugginito segna l’entrata nel Belpaese. Pochi metri dopo inizia una comoda stradina che in circa 2 km ci permette di raggiungere agevolmente il Rifugio Bugone (1119 m).
Siamo i primi avventori, tant’è vero che per un po’ temiamo di dover rinunciare al caffè. Dopo qualche minuto d’attesa la padrona ci fa accomodare al calduccio e ci prepara un buon espresso.
Finora, dalla Colma del Bugone avevamo sempre continuato l’escursione lungo la sterrata. Oggi scegliamo un percorso alternativo, più faticoso, ma più interessante. Visto che la strada è ricoperta di lastre di ghiaccio decidiamo di risalire il ripido crinale in direzione del Poncione della Costa (1253 m). Montiamo i ramponcini da passeggio e ci avviamo uscendo dal cancelletto dietro il rifugio. Il percorso, decisamente più panoramico, ci permette pure di vedere un paio di edifici in posizione eccezionale. Un luogo ideale per ritemprare il fisico e per ritrovare se stessi: “an ideal place to recover yourself”.
Oltrepassata la Colma del Crinco (1167 m) e la Baita Krinken (1204 m), proseguiamo dolcemente verso il Rifugio dei Murelli (1209 m), chiuso fino ad aprile.
Da qui risaliamo il ripido versante sud occidentale del San Bernardo: i 450 m più faticosi dell’escursione. Il panorama è superlativo!
La sponda sinistra del Lario è in ombra. Sono le 12:15, ma il sole non illumina ancora il bel villaggio di Torno.
Anche sul vicino Colmegnone la neve scarseggia.
Oggi facciamo un fioretto: niente pausa pranzo all’agriturismo Roccolo San Bernardo. Ancora dieci minuti di cammino ci separano dalla cima più elevata della giornata: il Monte San Bernardo (1351 m). Malgrado congiunga semplicemente dei dossi, questa cresta è di una eccezionale bellezza. L’abbiamo percorsa l’anno scorso con neve farinosa: una ciaspolata che non dimenticheremo.
L’entusiasmo ci spinge a fantasticare. Se fossimo degli operatori turistici o i gestori dell’agriturismo, la promuoveremmo come ciaspolata notturna al chiaro di luna. Un anello che dal ristoro al roccolo sale alla chiesetta San Bernardo, prosegue fino al Monte San Bernardo, scende fino all’Alpe Carate e ritorna via Rifugio Murelli all’agriturismo. Il progetto prevede ovviamente la possibilità di noleggiare le ciaspole sul posto, di coronare la ciaspolata con una cena ed eventualmente di pernottare nel ritrovo. Per raggiungere il punto di partenza si potrebbero organizzare dei trasporti pubblici con slitte trainate da cavalli o con il gippone del buon Guido.
Dal Monte San Bernardo iniziamo la discesa verso l’Alpe di Carate (1240 m), dove ci riposiamo al tepore del sole. Una scritta sul muro di un edificio contraddice il toponimo riportato dalle cartine: “Alpe San Bernardo”.
Consultiamo la cartina e decidiamo di scendere a valle seguendo la cresta occidentale, esattamente in direzione di Crotta. Siamo consapevoli che potrebbe essere un’avventura. Sulla cartina non sono indicati sentieri e spesso i boschi abbandonati celano delle insidiose incognite. Rimaniamo favorevolmente sorpresi. Il crinale presenta un evidente percorso, una specie di corridoio privo di piante, creato probabilmente dalle guardie di confine o dai contrabbandieri decenni fa. La lieve coltre di neve che ricopre lo strame non ci pone problemi, semmai attutisce i nostri passi. Sui tronchi scorgiamo dei segnali rossi, dei quali non conosciamo il significato. Saranno semplicemente dei segnavia oppure delle indicazioni per le guardie, per i militari, per i cacciatori o per i forestali? Poco importa. Nel tratto più ripido seguiamo le evidenti tracce dei cervi. Alle 13:50 raggiungiamo il cippo di confine 47, con quello che resta della rete di confine. Scendiamo sul lato sinistro della ramina, ancora in territorio italiano. Daniele mi informa che ho perso un rampone. Questo non ci voleva! Provo, senza grande speranza di ritrovarlo, a ritornare sui miei passi. Il terreno qui è molto ripido e la fatica comincia a farsi sentire. Pian pianino risalgo il pendio, sgranando gli occhi. Mi scoccerebbe abbandonare la ricerca quando il rampone smarrito potrebbe essere pochi metri a monte. Cammino in salita per circa 100 m di dislivello, quando lo scorgo presso il cippo 47. È una piccola soddisfazione, chi la dura la vince!
A 760 m di quota arriviamo all’ex Caserma delle Guardie di Finanza, in avanzato stato di degrado.
Appena rientrati in territorio elvetico ci imbattiamo in un capanno da caccia. Ne abbiamo visti diversi oggi, ma questo ha la sciccheria di essere munito di sedia girevole d’ufficio con imbottitura rossa; una raffinatezza inusuale in questa selvaggia e remota Valle di Rema.
Raggiunto il fondovalle superiamo la Breggia sul suggestivo ponte a quota 640 m. È un angolo veramente affascinante che ci ha indotti a scattare alcune foto prima di riprendere il cammino verso Crotta (655 m) e la strada che riporta al parcheggio.
Tempo di salita: 3 h 10 min
Tempo totale: 7 h 35 min
Tempi parziali
Quota (690 m) – Deviazione per l’Alpe Loasa (685 m): 10 min
Deviazione per l’Alpe Loasa (685 m) – Alpe Loasa (968 m): 1 h 05 min
Alpe Loasa (968 m) – Rifugio Bugone (1119 m): 1 h
Rifugio Bugone (1119 m) – Poncione della Costa (1253 m): 20 min
Poncione della Costa (1253 m) – Baita Krinken (1204 m): 40 min
Baita Krinken (1204 m) – Rifugio Murelli (1209 m): 10 min
Rifugio Murelli (1209 m) – San Bernardo (1348 m): 20 min
San Bernardo (1348 m) – Monte San Bernardo (1351 m): 10 min
Monte San Bernardo (1351 m) – Alpe di Carate (1240 m): 22 min
Alpe di Carate (1240 m) – Ex Caserma Guardie di Finanza (760 m): 1 h
Ex Caserma Guardie di Finanza (760 m) – Crotta (655 m): 30 min
Crotta (655 m) – Quota 690 m): 35 min
Dislivello in salita: 988 m
Sviluppo complessivo: 16,4 km
Difficoltà: T3
SLF: 3 (marcato)
Copertura della rete cellulare: in alcune zone non c’è campo
Libro di vetta: no
Partecipanti: Daniele e siso.

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