Bocchetta degli Oréi (2446 m) - Skitour
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Per la seconda volta mi avventuro nella Val Cadlimo in inverno. L’accesso alla valle non è banale: dopo aver raggiunto l’estremità occidentale del Lago di Santa Maria si risale la Val Termine fino a circa 2175 m, quindi si piega a destra in direzione nord fino a circa 2313 m, dove finalmente si può scendere verso il fondovalle puntando, in diagonale, alla piccola diga di captazione delle acque del Reno di Medel ubicata a 2228 m.
Il toponimo Oréi è il plurale di Ör e significa ‘orli di precipizi’.
Inizio dell’escursione: ore 8:10
Fine dell’escursione: ore 15:45
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1017 hPa
Temperatura alla partenza: -3°C
Isoterma di 0°C alle 9.00: 2000 m
Temperatura al rientro: 0°C
Velocità media del vento: 10 km/h
Sorgere del sole: 7.26
Tramonto del sole: 17.51
Sveglia alle 5:10, partenza da casa alle 6:13, arrivo al Passo del Lucomagno (1917 m) alle 7:48, dopo 109 km d’auto.
Alle 8:10 mi avvio con gli sci ai piedi lungo la strada costiera, a quest’ora ancora con pochissime impronte. Al rientro sarà quasi completamente spianata.
All’imbocco della Val Termine, nel territorio comunale di Quinto, la neve è abbondante, come raramente mi era capitato di vedere.
Alla quota di 2170 m, dove inizia il pianoro del Passo dell’Uomo, svolto a destra, in direzione nord, seguendo un naturale terrazzo, che presenta una pendenza ridotta. Dopo un paio di minuti arrivo al sole: improvvisamente la temperatura diventa più gradevole.
Proseguo per un chilometro, fino alla quota di circa 2313 m, quando appare finalmente la Val Cadlimo. Memore dell’esperienza vissuta due anni fa, prima della discesa mi prendo il tempo per spellare e per stringere gli scarponi.
La discesa verso il fondovalle della Val Cadlimo senza le pelli è decisamente più sicura e meno faticosa. In sette minuti raggiungo infatti il fondovalle, ripello e cambio di nuovo l’assetto degli sci. Grazie all’abbondante innevamento posso sciare sull’alveo del Reno di Medel fino alla presa d’acqua ubicata a 2228 m di quota.
Una parte dell’acqua del Reno di Medel viene captata e tramite una condotta sotterranea viene trasportata in Val Piora, dove alimenterà il torrente Murinascia Grande e più avanti il Lago Ritóm.
Da qui via inizia il lungo tratto di 2,6 km, poco più che pianeggiante, su neve vergine, che passando da Stabbio Nuovo (2250 m) mi conduce nei pressi del Lago dell’Isra (2321 m). Alla testata della valle svettano il Pizzo Taneda (2667 m) e la Punta Negra (2714 m).
Rispettoso del programma della gita, ora svolto a sinistra, in direzione sud, su un fianco perfettamente illuminato dal sole. Mi prefiggo di raggiungere jl laghetto indicato sulla mappa e la bocchetta sovrastante che permette di ammirare la Val Piora.
La neve sembrerebbe sufficientemente assestata, per cui continuo senza timore fino alla conca del lago, ai piedi del Pizzo Corandoni (2659 m). Anche questa cima è allettante, tuttavia, valuto che i tempi per la salita e la successiva discesa sarebbero eccessivi, se aggiunti a quanto ho già sciato. Mi accontento quindi di raggiungere la panoramica Bocchetta degli Oréi (2446 m), il cui nome non è casuale. Verso sud-ovest si estende infatti un dirupo di 500 m, che strapiomba fino al Lago di Cadagno.

Laghetto e Bocchetta degli Oréi (2446 m)
Osservo due camosci in corsa e numerose impronte di lepre variabile. Scatto qualche foto panoramica e aggiorno lo stato di WhatsApp. Mi impressiona la parete rocciosa meridionale del Pizzo Taneda.
Alle 12:35 inizia il ritorno: mi aspettano ancora oltre tre ore di fatica, accompagnate comunque da una grande soddisfazione. Per la discesa sul fondovalle tengo le pelli montate fino all’estremità settentrionale del lago, privo di nome, quindi scendo senza compiere delle brusche curve, visto che la neve farinosa si alterna bruscamente a quella crostosa.
Il paesaggio è molto bello: mi sembra di essere fuori dal mondo.
In queste zone, come testimoniano i toponimi Miniera, Piatto della Miniera, Laghetti della Miniera e Bocchetta della Miniera, un tempo era attiva una miniera dalla quale si estraeva la Galena argentifera. La galena viene utilizzata principalmente per l’estrazione del piombo, per ricavarne l’argento ad essa associata e un tempo anche per costruire un diodo raddrizzatore impiegato per le vecchie radio a galena.
Nel frattempo la temperatura dell’aria si è alzata. Temo la formazione dello zoccolo. Per mia fortuna il problema rientra pochi metri dopo aver rimontato le pelli.
È una gita che richiede diversi cambiamenti d’assetto: complessivamente sei.
A partire dal Passo dell’Uomo rientro in una zona meno selvaggia: il versante settentrionale del Pizzo dell’Uomo è ricamato con numerose serpentine. Oggi è stata sicuramente la meta più gettonata del Lucomagno. Sulla strada ai bordi del Lago di Santa Maria incontro i primi sciatori. In prossimità del Passo del Lucomagno vedo persino degli appassionati di Snowkite, per intenderci sciatori e snowboarder che si fanno trainare da un aquilone.
Lunga escursione nella selvaggia Val Cadlimo, dove in inverno difficilmente si incontrano persone.
Le buone condizioni meteo e la neve trasformata, discretamente portante, mi hanno facilitato il compito che con consapevolezza mi sono assunto.
La gita è ideale per coloro che desiderano allontanarsi dagli itinerari molto frequentati nel fine settimana.
Tempo trascorso: 7 h 35 min
Tempo di salita: 4 h 05 min
Tempi parziali, compresi i tempi per il cambio d’assetto:
Passo del Lucomagno (1917 m) – Diga in Val Cadlimo (2228 m): 2 h 20 min
Diga in Val Cadlimo (2228 m) – Lago dell’Isra (2321 m): 1 h 15 min
Lago dell’Isra (2321 m) – Bocchetta degli Oréi (2446 m): 30 min
Bocchetta degli Oréi (2446 m) – Passo del Lucomagno (1917 m): 3 h 10 min
Dislivello in salita: 874 m
Quota massima: 2470 m
Sviluppo complessivo: 18,43 km
Difficoltà: PD
SLF: 2+ (moderato)
Copertura della rete cellulare: Swisscom buona
Soccorso alpino CAS: 117
Soccorso REGA: 1414
Coordinate Bocchetta degli Oréi: 698ˈ376/157ˈ112
Libro di vetta: no.
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