Fil da Salarsa
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L'escursione programmata sarebbe stata un'altra, ma la quota della neve caduta nella notte avrebbe costretto a calpestarla fin dal parcheggio, per cui: malumore, cambio di progetto improvvisato e meta secondaria un po' in divenire. Ci portiamo quindi in una zona già parzialmente conosciuta, con l'idea di percorrere almeno un itinerario nuovo, se pur il punto di arrivo è già noto: il Col d'Anzana, larga depressione sul confine I - CH raggiunta da molteplici sentieri da ambedue i versanti ed attualmente parecchio in auge come punto di passaggio sul percorso ciclistico lungo la ex-strada militare fra la Bocchetta di Meden e Lughina (mulattiera costruita parallelamente al confine per controllo di un segmento particolarmente frequentato dai contrabbandieri). La dorsale, che qui divide la Valtellina dalla Val dal Saent grigionese, cartograficamente è rappresentata con maggior precisione dalla CNS, mentre le mappe italiane sono più confuse ed incomplete: punto in comune è praticamente solo la Vetta Salarsa (che in una nostra rappresentazione non ufficiale si trova indicata con maggior adeguatezza come "Dosso Salarsa"), per il resto, dal punto di vista italiano, manca tutto.
Ulteriore stranezza, il punto culminante del "Fil da Salarsa" (chiaro toponimo per questo tratto di comoda cresta, peraltro culminante ma ignorato dall'Italia) è la Cima Buzzi, uno dei pochissimi rilievi svizzeri dedicato ad una persona.
Nota: come si potrà vedere dalla traccia GPS, non è stato percorso un tratto della cresta orientale della Cima Buzzi (nulla di particolare, solo massi accatastati) per una rinuncia: si era fatto tardi, ma, dopo la decisione di interrompere il percorso ed una disagevole discesa fino alla mulattiera ciclabile, si è intromesso un ripensamento; a quel punto è risultato più rapido portarsi al Col d'Anzana e salire il ripidissimo pendio - ma con traccia di sentiero - fino alla cima.
La difficoltà T3 indicata si riferisce praticamente al solo tratto di discesa improvvisato, che rimane disagevole, inutile e sconsigliabile. Per il resto T2.
Dal piazzale sterrato adiacente alla chiesa di Bratta, si prosegue per poche centinaia di metri sulla strada nel suo tratto a pedaggio (o si usufruisce di una inerbatissima scorciatoia) fino ai vecchi edifici della Volta, dove si trovano anche indicazioni (lungo tutto il percorso i tempi precisati sono largamente inattendibili); il sentiero inverte direzione e sale molto ripido fino alle baite di Campei, dove ritrova la carrozzabile. Da qui, anche se le mappe riportano altre scorciatoie attualmente non reperibili a causa di lavori forestali, tocca seguire l'asfalto per circa 3 chilometri, fino alla località Pozzolo: a fianco di una cascina si imbocca sulla destra una pista inerbata che si inerpica in un bel lariceto. Al termine del tratturo (di cui sfugge l'utilità) si prosegue con lunghi traversi e larghi tornanti sempre attraverso il bosco salendo a raggiungere un sistema di radure, dapprima erbose e poi invase da ginepri striscianti, che preludono ai Laghetti, due pozze di apparentemente variabile livello idrico. Ormai usciti completamente dal bosco fitto, se ne procede attraverso le ultime propaggini salendo fra i pascoli al Sentiero Italia, che qui sfrutta la vecchia (primi del '900) mulattiera della GdF proveniente dalla Caserma di Lughina; volgiamo a sinistra e, dove più agevole (a monte della mulattiera non esiste alcun sentiero), iniziamo a salire verso la dorsale di confine. Dopo un primo pendio abbastanza ripido, si raggiunge un bellissimo altopiano quasi pianeggiante (Col da Salarsa, CNS) che si estende per circa 300 metri: volgendo a destra ed evitando il più possibile una colata di massi (vi è mimetizzato un appostamento di caccia) si prosegue fino alla piatta e vasta sommità della Vetta Salarsa, dove si trova un cippo confinario in pietra locale. Come detto nell'introduzione, questa di oggi è un'escursione in divenire, per cui, visto il bellissimo ambiente, ritornando decidiamo di percorrere un tratto del Fil da Salarsa (CNS): la dorsale è comoda, con lunghi tratti fra bassissimi larici e qualche passaggio su blocchi di roccia accatastati; lungo il percorso si incontrano tre cippi confinari ed un paio di vecchi bolli giallo-rossi posti su rilevatezze della cresta. Dall'ultimo rilievo - un lastrone impennato - sembra che il percorso per la Cima Buzzi sia troppo lungo, con discesa e risalita su terreno di grossa ganda: scendiamo quindi in cerca di un passaggio verso il Sentiero Italia, circa 100 metri più in basso; il terreno è ripido ed infido a causa dei grossi massi quasi completamente ricoperti dai soliti ginepri, ma cautamente percorribile. Ritrovata l'ex-mulattiera militare, la percorriamo verso destra in piano fino ai pascoli del Col d'Anzana, raggiungibile con una deviazione di poche decine di metri: nei pressi dei ruderi di un probabile appostamento di confine, si imbocca una minima traccia di passaggio che con poche curve si porta ad aggirare un dosso roccioso - falsa vetta - che ospita una rudimentale croce di legno. La pendenza diminuisce e la dorsale, fra qualche cespuglio e parecchie roccette di un trasferimento verso est, culmina nella Cima Buzzi (CNS), caratterizzata da un picchetto ed un cippo di granito. Molto particolare il panorama sui versanti svizzeri dei monti della Val Fontana, a partire dal Pizzo Combolo e fino al Pizzo Malgina, al Pizzo Sareggio ed al Corn di Marsc.
Per il ritorno, stessa via di salita.
Ulteriore stranezza, il punto culminante del "Fil da Salarsa" (chiaro toponimo per questo tratto di comoda cresta, peraltro culminante ma ignorato dall'Italia) è la Cima Buzzi, uno dei pochissimi rilievi svizzeri dedicato ad una persona.
Nota: come si potrà vedere dalla traccia GPS, non è stato percorso un tratto della cresta orientale della Cima Buzzi (nulla di particolare, solo massi accatastati) per una rinuncia: si era fatto tardi, ma, dopo la decisione di interrompere il percorso ed una disagevole discesa fino alla mulattiera ciclabile, si è intromesso un ripensamento; a quel punto è risultato più rapido portarsi al Col d'Anzana e salire il ripidissimo pendio - ma con traccia di sentiero - fino alla cima.
La difficoltà T3 indicata si riferisce praticamente al solo tratto di discesa improvvisato, che rimane disagevole, inutile e sconsigliabile. Per il resto T2.
Dal piazzale sterrato adiacente alla chiesa di Bratta, si prosegue per poche centinaia di metri sulla strada nel suo tratto a pedaggio (o si usufruisce di una inerbatissima scorciatoia) fino ai vecchi edifici della Volta, dove si trovano anche indicazioni (lungo tutto il percorso i tempi precisati sono largamente inattendibili); il sentiero inverte direzione e sale molto ripido fino alle baite di Campei, dove ritrova la carrozzabile. Da qui, anche se le mappe riportano altre scorciatoie attualmente non reperibili a causa di lavori forestali, tocca seguire l'asfalto per circa 3 chilometri, fino alla località Pozzolo: a fianco di una cascina si imbocca sulla destra una pista inerbata che si inerpica in un bel lariceto. Al termine del tratturo (di cui sfugge l'utilità) si prosegue con lunghi traversi e larghi tornanti sempre attraverso il bosco salendo a raggiungere un sistema di radure, dapprima erbose e poi invase da ginepri striscianti, che preludono ai Laghetti, due pozze di apparentemente variabile livello idrico. Ormai usciti completamente dal bosco fitto, se ne procede attraverso le ultime propaggini salendo fra i pascoli al Sentiero Italia, che qui sfrutta la vecchia (primi del '900) mulattiera della GdF proveniente dalla Caserma di Lughina; volgiamo a sinistra e, dove più agevole (a monte della mulattiera non esiste alcun sentiero), iniziamo a salire verso la dorsale di confine. Dopo un primo pendio abbastanza ripido, si raggiunge un bellissimo altopiano quasi pianeggiante (Col da Salarsa, CNS) che si estende per circa 300 metri: volgendo a destra ed evitando il più possibile una colata di massi (vi è mimetizzato un appostamento di caccia) si prosegue fino alla piatta e vasta sommità della Vetta Salarsa, dove si trova un cippo confinario in pietra locale. Come detto nell'introduzione, questa di oggi è un'escursione in divenire, per cui, visto il bellissimo ambiente, ritornando decidiamo di percorrere un tratto del Fil da Salarsa (CNS): la dorsale è comoda, con lunghi tratti fra bassissimi larici e qualche passaggio su blocchi di roccia accatastati; lungo il percorso si incontrano tre cippi confinari ed un paio di vecchi bolli giallo-rossi posti su rilevatezze della cresta. Dall'ultimo rilievo - un lastrone impennato - sembra che il percorso per la Cima Buzzi sia troppo lungo, con discesa e risalita su terreno di grossa ganda: scendiamo quindi in cerca di un passaggio verso il Sentiero Italia, circa 100 metri più in basso; il terreno è ripido ed infido a causa dei grossi massi quasi completamente ricoperti dai soliti ginepri, ma cautamente percorribile. Ritrovata l'ex-mulattiera militare, la percorriamo verso destra in piano fino ai pascoli del Col d'Anzana, raggiungibile con una deviazione di poche decine di metri: nei pressi dei ruderi di un probabile appostamento di confine, si imbocca una minima traccia di passaggio che con poche curve si porta ad aggirare un dosso roccioso - falsa vetta - che ospita una rudimentale croce di legno. La pendenza diminuisce e la dorsale, fra qualche cespuglio e parecchie roccette di un trasferimento verso est, culmina nella Cima Buzzi (CNS), caratterizzata da un picchetto ed un cippo di granito. Molto particolare il panorama sui versanti svizzeri dei monti della Val Fontana, a partire dal Pizzo Combolo e fino al Pizzo Malgina, al Pizzo Sareggio ed al Corn di Marsc.
Per il ritorno, stessa via di salita.
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