Scopi e Pizzo del Corvo


Publiziert von davikokar , 10. Oktober 2023 um 18:00.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Bellinzonese
Tour Datum: 9 September 2023
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-GR   CH-TI   Gruppo Scopi 
Aufstieg: 1700 m
Abstieg: 1700 m
Strecke:16.5 km: Passo del Lucomagno - Scopi - Pizzo del Corvo - Val di Campo - Passo di Gana Negra - Lucomagno
Zufahrt zum Ausgangspunkt:In auto, posteggio all'ospizio del passo del Lucomagno

In breve:

In questa escursione raggiungo la cima dello Scopi partendo dal Lucomagno seguendo la via normale. Poi continuo verso sud lungo la cresta per raggiungere il pizzo del Corvo e seguo la cresta verso est, scendo nella vallata a sud (Val di Campo) e rientro al Lucomagno dal passo di Gana Negra. Note: la discesa verso la Val di Campo è impervia, poca acqua sul percorso, nella Val di Campo non c'è campo, nel senso che il cell non prende.



La prima parte

Lascio la macchina al posteggio sterrato vicino all'ospizio del Lucomagno e mi incammino lungo la strada sterrata che passa sopra la lunga semigalleria che costeggia il lato destro del lago artificiale di Santa Maria.

Nonostante siamo già a settembre la giornata è calda e in cielo non c'è nemmeno una nuvola. Si prospetta una bella sudata. Con me ho 1 litro e mezzo d'acqua e un po' di cibo zuccherino: cioccolata e ovo sport.

Il sentiero per lo Scopi inizia quasi un chilometro e mezzo dall'ospizio ed è segnalato da un piccolo ometto a lato della strada sterrata, che peraltro ho notato essere interrotta in almeno due punti da detriti dovuti alle recenti forti piogge.

Imbocco il sentiero che nella prima parte attraversa una zona erbosa e prosegue con un ampio zig zag in una zona che fortunatamente alle 10.30 è ancora a tratti in ombra. Il sentiero è relativamente ben tenuto ma sul lato a monte ci sono molti buchi di circa 15-20 centimetri di diametro. Marmotte, penso. Ogni tanto, quando il mio piede finisce particolarmente vicino a uno di questi buchi si palesa in me l'infantile paura che qualcosa esca ad azzannarmi il polpaccio. Non succede, ovviamente. Ma questi buchi non sono esenti da pericoli soprattutto perché ne conto almeno due che si trovano proprio sul sentiero e non ai margini.



Tra un pensiero e l'altro mi lascio alle spalle la zona erbosa e mi inoltro in quella sassosa. A circa metà strada dalla cima, a 2600 metri, raggiungo la cresta est dello Scopi. Qui c'è un'inconfondibile formazione rocciosa che si distingue dal paesaggio circostante: è un masso scuro che sembra sia stato arrotondato dal vento. In questo punto, qualche settimana prima, avevo rinunciato a proseguire la salita proprio a causa di un vento molto forte.

Questa volta invece c'è solo una vaga brezza e quindi proseguo dopo aver mangiato un pezzo di cioccolato. È circa mezzogiorno. La salita si snoda pacificamente lungo la cresta. Non ci sono punti particolarmente esposti. Quando sono a un centinaio di metri dalla cima incrocio una coppia di escursionisti a cui chiedo se eventualmente sulla cima c'è dell'acqua: la mia bottiglia è ancora quasi piena ma ho sudato molto e mi piacerebbe fare il pieno. Mi dicono che c'è solo un po' di neve.

Le cime

La cima dello Scopi è un piazzale di una trentina di metri di diametro che sembra un grande posteggio. Ospita varie infrastrutture di cui non conosco la natura. C'è un grosso radar rotante, simile a quelli che ho visto in alcuni aeroporti, e diversi edifici e antenne. Insomma, non sembra di stare a 3000 metri. Mi aggiro curiosando qua e là e rispettando i vari divieti, immaginandomi un militare intento ad osservarmi dalle telecamere che sono state piazzate in più punti strategici.

Faccio un paio di foto ricordo e considero di far volare il drone ma decido di no. Chissà: magari qui neanche si può. La cima dello Scopi non è particolarmente suggestiva, però è il punto più alto della gita di oggi ed è anche quello dove finisce il sentiero tracciato. Da qui in poi comincerà l'avventura.

La prima scelta che devo fare è se proseguire subito lungo la cresta sud, cioè cercando un passaggio tra le rocce (so che c'è un passaggio attrezzato con le corde). Oppure se scendere dal sentiero da cui sono arrivato e raggiungere la cresta sud tramite un traverso. Decido per l'opzione che mi sembra più prudente: il traverso. Si rivela un po' scomodo perché molto franoso, si tratta di un terreno in pendenza che non sostiene bene il mio peso. La situazione migliora notevolmente appena raggiungo la cresta. Qui si cammina bene, la cresta è larga e comoda. Con facilità raggiungo la sommità segnata sulle mappe ad altezza 3084 metri convinto di trovarmi sul Pizzo del Corvo. Solo dopo aver guardato la cartina mi rendo conto che il Pizzo del Corvo è più in basso. Mi sorprende un po' la scelta di non dare un nome a questa prominenza che mi sembra maggiore di quella del Pizzo del Corvo.

La cresta

Proseguo lungo la cresta in un paesaggio affascinante. Qui le rocce hanno un aspetto particolare: sono arrotondate e hanno un colore molto scuro, simili alla formazione rocciose incontrata a metà salita. Inoltre noto diverse cavità. Poco prima del Pizzo del Corvo avvisto due giovani esemplari di stambecco: si trovano sulla cresta a una quarantina di metri da me. Mi fermo ad osservarli mentre loro osservano me. Dopo qualche foto proseguo verso di loro. Riesco ad avvicinarmi fino a forse 20 metri prima che decidano di dileguarsi, non senza lanciarmi uno dei loro caratteristici fischi. Provo a immaginare una traduzione dallo stambecchese. Sono indeciso tra "va a cagà" o qualcosa di più amichevole.



Avanzo lungo la cresta in direzione di Punta del Corvo in un paesaggio tra i più affascinanti che si possano vedere da queste parti. La zona racchiusa tra Pizzo del Corvo, Punta del Corvo, il ghiacciaio di Casatscha e il passo di Casatcha: il suolo è fatto di pietrisco nero compatto, liscio e arrotondato. Sembra quasi di camminare su una spiaggia o su delle dune, ma senza sprofondare.



Ritornare

Proseguo godendomi il paesaggio ma tengo d'occhio la cartina perché prima o poi dovrò decidermi a voltare verso destra e scendere verso la Val di Campo per poi rientrare. Intanto ho perso molta quota e le rocce lasciano il posto all'erba. Il pendio che dà sulla Val di Campo è abbastanza ripido e articolato e non è facile scegliere dove scendere. La mia intenzione era di rientrare mantenendomi il più possibile sul pendio per evitare di perdere troppa quota. In parte riesco nell'intento, ma devo comunque scendere fino a circa 2200 metri. Dovrò quindi risalire per circa 250 metri fino al passo di Gana Negra. Nel frattempo le ore sono passate: sono quasi le 17 e ho poca acqua. Mi mancano ancora alcune ore e quindi quando incrocio un bel ruscello fresco riempio la mia bottiglia.



L'ultima volta che ho bevuto acqua direttamente da un ruscello sono stato male (febbre e crampi) e da allora porto sempre con me delle pastiglie di cloro. Dovrebbero metterci 30 minuti a sterminare eventuali patogeni, ma se la temperatura dell'acqua è sotto i 10 gradi ci vogliono due ore. Tocco l'acqua: è bella fredda, ma sarà più o meno di 10 gradi? Difficile dirlo. Due ore di attesa sono tante con la sete che ho. Comunque avere la borraccia piena mi dà sollievo. Sono le 16.45: mi segno mentalmente l'orario.

Sposto la bottiglia nella tasca esterna rivolta al sole: scaldandola un po' per accelerare i processi chimici.

Poi proseguo la mia difficoltosa discesa lungo il pendio erboso. Finalmente raggiungo il sentiero, da cui inizia la salita verso il passo di Gana Negra. Le mie gambe sono stanche: mi aiuto molto con i bastoni e la forza delle braccia. Ora il sole ce l'ho di fronte e continua a farmi sudare. A lenire un po' la fatica c'è il paesaggio: diversi giganteschi massi che sembrano piovuti lì dal cielo in tempi molto remoti. Alcuni di essi sono ormai ricoperti di erba e rendono il fondovalle un prato gibboso.

Arrivo finalmente al passo dove mi fermo per una pausa e per fare qualche foto alla pozza d'acqua. Da questo punto il cellulare prende di nuovo (era da almeno un paio d'ore che non c'era più campo). Ne approfitto per comunicare che tornerò tardi per la cena. Però mi affretto perché non voglio tornare troppo tardi. A circa 1 kilometro dall'auto tocco la bottiglia di acqua e quando sento il fresco non resisto: mi scolo un litro di acqua fresca in pochi secondi. Puzza di piscina, ma ci voleva. Il cloro ha fatto il suo dovere (sono passate 48 ore in questo momento e non ho avuto nessun sintomo). L'ultimo chilometro lo faccio quasi a corsa tranne il tratto finale in cui passo in mezzo alle mucche al pascolo. Arrivo all'auto con un lauto ritardo rispetto ai tempi pianificati, ma la gita è valsa ogni minuto.

Tourengänger: davikokar


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Kommentare (5)


Kommentar hinzufügen

Michea82 hat gesagt:
Gesendet am 12. Oktober 2023 um 12:23
A me manca tutta la tua seconda parte. Ai tempi ero passato lungo il traverso (in neve) fino al punto 3084 per poi risalire allo Scopì e scendere dalla normale.
Dunque mi sono reso conto di una cosa: a me manca la vera cima del Corvo. E dalla tua relazione così ben delineata vien voglia anche a me di tornare lassù.
A proposito di acqua: io sono stato pessimo al Tremorgio ho bevuto da un laghetto

davikokar hat gesagt: RE:
Gesendet am 12. Oktober 2023 um 13:06
E niente cagotto?

Michea82 hat gesagt: RE:
Gesendet am 12. Oktober 2023 um 14:03
Eh diciamo che ho avuto mal di stomaco ma non ho capito se per quello o per la birra e la cena tutto assieme veloce

Michea82 hat gesagt: Questione drone
Gesendet am 12. Oktober 2023 um 12:31
Se hai la mappa di swisstopo puoi sempre attivare la vista delle "zone di tranquillità". La trovi nello stesso menù delle classi di pendenza o degli avvisi di tiro. Quando è vincolante è rosa scuro. Quando è raccomandata è gialla. A me non è mai importato perché non uso droni. Se ti servono maggiori informazioni ho un paio di contatti che usano sempre il Drone e sapranno bene come funziona

davikokar hat gesagt: RE:Questione drone
Gesendet am 12. Oktober 2023 um 13:05
Sì, conosco le varie mappe. Ho fatto anche il 'patentino'.


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