MTB: Corno di Canzo Orientale -1239 mt- (da Valbrona via SEV).
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Salita di estrema fatica, ma di grande soddisfazione personale!
Muro, tornante, riposa! Muro, tornante, riposa! Muro, tornante, riposa! Un mantra nella testa per scacciare via i cattivi pensieri con il quale ho convissuto i giorni precedenti a questo banco di prova in cui ho voluto misurami. Più che altro cercavo veramente me stesso. E qualche endorfina a rilascio lento da usufruirne nei giorni successivi. Sì, perché è una vera follia! Cimentarsi in sella ad una bici muscolare (MTB alluminio) all'ombra delle faggete sotto i Corni di Canzo, significa voler capire fino a che punto si è disposti a soffrire e sfidare le leggi di gravità. Periodo che mi sento preparato e allenato per uno sforzo del genere e, soprattutto, mentalmente irremovibile! Ora o mai più!
A Valbrona parcheggio l'auto prima della Chiesetta di San Rocco. Segno della croce doveroso in segno di rispetto. Preparo la bici. Le Grigne fanno da cornice ad un contesto paesaggistico meraviglioso. Gel e barretta: classico rito scaramantico! Sei sicuro Roy? Per forza, ormai sono quà! Imbocco Via Ziniga. Il rapporto è già agile. I Jolly son finiti! La strada forestale che mi condurrà a Oneda, è dura, durissima! Le pendenze medie sono costanti al 15% con picchi al 20%. Ma si fanno! I primi 4 km sono andati! Sono alla ricerca del "mostro finale" per passare al livello successivo. Ed eccolo apparire! Manca 1,5 km al Rifugio SEV quando la strada dimezza la larghezza, ed è a questo punto che avviene qualcosa di veramente disumano: le pendenze balzano dal 20% toccando punte attorno al 30%. Sposto il baricentro in avanti, le chiappe sulla punta della sella, riesco ad arrancare fino a quando sono costretto a lasciare strada ad una Jeep di servizio diretta al Rifugio SEV. Metto giù il piede a circa 700 metri di sviluppo dal rifugio. È finita! Non riuscirò più a ripartire. Per 15 minuti circa proseguirò più che altro a spinta. Raggiungo la balconata della struttura e mi riposo qualche minuto. Decido di proseguire sul più facile dei tre Corni di Canzo, ovvero quello Orientale a quota 1232 mt che raggiungerò tramite sentiero accidentato con portage a spinta e "spallando" selvaggiamente la bici, fino alla croce di vetta. Discesa di concentrazione per evitare di perdere controllo del mezzo. Quando le pendenze mollano e Valbrona si avvicina capisco che è fatta veramente!
Il giorno dopo a questa mia "impresa" personale ho l'entusiasmo alle stelle, nella stessa maniera in cui Oronzo Canà, dopo essere stato ingaggiato come allenatore dalla Longobarda ha creduto di stravolgere il calcio con il mitico schema 5-5-5. Anche se a dirla tutta, era più illusa la moglie Mara-Canà che ha creduto di aver acquistato Junior dal Flamengo ;-) ;-) ;-)
AMA IL TUO SOGNO SEPPUR TI TORMENTA!
Muro, tornante, riposa! Muro, tornante, riposa! Muro, tornante, riposa! Un mantra nella testa per scacciare via i cattivi pensieri con il quale ho convissuto i giorni precedenti a questo banco di prova in cui ho voluto misurami. Più che altro cercavo veramente me stesso. E qualche endorfina a rilascio lento da usufruirne nei giorni successivi. Sì, perché è una vera follia! Cimentarsi in sella ad una bici muscolare (MTB alluminio) all'ombra delle faggete sotto i Corni di Canzo, significa voler capire fino a che punto si è disposti a soffrire e sfidare le leggi di gravità. Periodo che mi sento preparato e allenato per uno sforzo del genere e, soprattutto, mentalmente irremovibile! Ora o mai più!
A Valbrona parcheggio l'auto prima della Chiesetta di San Rocco. Segno della croce doveroso in segno di rispetto. Preparo la bici. Le Grigne fanno da cornice ad un contesto paesaggistico meraviglioso. Gel e barretta: classico rito scaramantico! Sei sicuro Roy? Per forza, ormai sono quà! Imbocco Via Ziniga. Il rapporto è già agile. I Jolly son finiti! La strada forestale che mi condurrà a Oneda, è dura, durissima! Le pendenze medie sono costanti al 15% con picchi al 20%. Ma si fanno! I primi 4 km sono andati! Sono alla ricerca del "mostro finale" per passare al livello successivo. Ed eccolo apparire! Manca 1,5 km al Rifugio SEV quando la strada dimezza la larghezza, ed è a questo punto che avviene qualcosa di veramente disumano: le pendenze balzano dal 20% toccando punte attorno al 30%. Sposto il baricentro in avanti, le chiappe sulla punta della sella, riesco ad arrancare fino a quando sono costretto a lasciare strada ad una Jeep di servizio diretta al Rifugio SEV. Metto giù il piede a circa 700 metri di sviluppo dal rifugio. È finita! Non riuscirò più a ripartire. Per 15 minuti circa proseguirò più che altro a spinta. Raggiungo la balconata della struttura e mi riposo qualche minuto. Decido di proseguire sul più facile dei tre Corni di Canzo, ovvero quello Orientale a quota 1232 mt che raggiungerò tramite sentiero accidentato con portage a spinta e "spallando" selvaggiamente la bici, fino alla croce di vetta. Discesa di concentrazione per evitare di perdere controllo del mezzo. Quando le pendenze mollano e Valbrona si avvicina capisco che è fatta veramente!
Il giorno dopo a questa mia "impresa" personale ho l'entusiasmo alle stelle, nella stessa maniera in cui Oronzo Canà, dopo essere stato ingaggiato come allenatore dalla Longobarda ha creduto di stravolgere il calcio con il mitico schema 5-5-5. Anche se a dirla tutta, era più illusa la moglie Mara-Canà che ha creduto di aver acquistato Junior dal Flamengo ;-) ;-) ;-)
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GAQA

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