Pizzo d’Era (2618 m) – Racchette da neve
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Dopo tre anni di assenza, torno a Pian Segno per tentare la classica salita al Pizzo d’Era. In auto ho sia gli sci che le racchette da neve; viste le condizioni d’innevamento decido di optare per le ciaspole, oltretutto, con gli sci ho già compiuto l’impresa ben cinque volte.
Inizio dell’escursione: ore 8.10
Fine dell’escursione: ore 14.20
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1021 hPa
Temperatura alla partenza: -4,5°C
Isoterma di 0°C: 2800 m
Temperatura al rientro:13°C
Velocità media del vento: 5 km/h
Sorgere del sole: 6.45
Tramonto del sole: 20.07
Sveglia alle 5:00, partenza da casa alla 6:12, arrivo al Ponte sul Ri di Lareccio (1689 m), dopo 104,1 km d’auto, alle 7:47.
Alle 8:10 valico il ponte, in fondo alla piana che ospita l’Alpe Pian Segno (1668 m), e mi incammino sulla stradina forestale, parzialmente innevata, con le racchette fissate allo zaino.
Come sempre, il paesaggio del Lucomagno è pregevole. In questa stagione il silenzio è rotto unicamente dall’incessante gorgoglio del gallo forcello (Lyrurus tetrix). Raggiunta la radura Laraset, a circa 1740 m di quota, la copertura nevosa è completa. Mi pento di non aver preso gli sci. La neve dura mi permette di continuare a piedi: per ora non si sprofonda.
Poco prima del punto chiave, in una zona ancora pianeggiante, decido di applicare i ramponi; mi daranno più sicurezza sul ripido muro, attorno ai 1780 m di quota.
Superato il ripido gradino, alto circa 100 metri, mi si presenta un fantastico paesaggio innevato, non ancora turbato dalle slavine, solitamente abbondanti in aprile in questa valle. Non si vedono tracce né di sciatori né di racchettisti. Dovrò proprio faticare.
Salita al Pizzo d'Era
Tolgo i ramponi, calzo le racchette da neve e mi avvio, testa bassa, in direzione sud, alla destra del Toroi di Sotto (2187 m).
La salita è dura, non dà tregua, toglie il respiro. In alcune zone con neve soffiata, le racchette sprofondano abbondantemente. Tuttavia non mi scoraggio; insisto, tengo duro e fatico, piegato come un chifer sotto lo zaino molto pesante. Alla testata della valle la pendenza raggiunge i 33°. Per raggiungere la Bocchetta d’Era (2539 m) devo superare ancora 200 m di dislivello. Devo zigzagare a destra e a sinistra, alla ricerca di placche di neve un po’ più dura, che mi facilitino l’avanzata. L’annata con scarse precipitazioni si manifesta con numerose rocce e sassi emergenti. Grazie alle ciaspole posso comunque aggirarli senza dover allungare eccessivamente il percorso. Raggiunta la sella, questa volta posso percorrere gli ultimi 210 m di cresta senza preoccupazioni di sorta. Non ci sono i soliti cornicioni di neve, che incombono sul versante sovrastante il Lago di Carì.
Dopo 3 h e 30 min di cammino posso affermare per la sesta volta Pizzo d’Era (2618 m) geschafft!
Ho impiegato venti minuti in più rispetto all’ultima salita con gli sci, tuttavia le condizioni sono diverse; ho pure uno zaino più pesante e ho dovuto montare e togliere ramponi e racchette.
Non fa freddo, tuttavia decido di riprendere senza soste la via del ritorno, anche perché scopro che l’applicazione per pilotare il drone è stata colpita da un bug. Accidenti, 2062 g portati inutilmente fino alla cima del pizzo!
Per la prima volta ho raggiunto il Pizzo d’Era con le ciaspole. Visto il buon innevamento, a partire già da 1800 m di quota, mi è dispiaciuto aver lasciato gli sci in auto.
Dopo un primo tratto percorso solo con gli scarponi, a 1900 m ho calzato i ramponi e a 2200 m di quota li ho sostituiti con le racchette da neve.
Piccozza portata a spasso, come pure i rampanti, dimenticati in una tasca dello zaino…
Tempo di salita: 3 h 30 min
Tempo totale: 6 h 10 min
Dislivello in salita: 932 m
Sviluppo complessivo: 8,6 km
Difficoltà: WT3
SLF: 2 (moderato)
Coordinate Pizzo d’Era: 705′390/152′865
Copertura della rete cellulare: Swisscom buona
Libro di vetta: no

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