Pointe Lechaud (3127 m)


Publiziert von Sky , 24. April 2022 um 10:02.

Region: Welt » Italien » Aostatal
Tour Datum:15 August 2021
Wandern Schwierigkeit: T4- - Alpinwandern
Hochtouren Schwierigkeit: L
Wegpunkte:
Geo-Tags: F   I 

Alla Pointe Lechaud avevo già pensato l’anno scorso, ma l’avevo scartata perché (chissà come mai) mi ero messo in mente che si dovesse fare del ghiacciaio per salirla. Peccato, perché dalla carta si direbbe in una posizione panoramicissima, ed inoltre in una zona che non conosco quasi per nulla. Poi ieri leggo un rapporto su gulliver.it in cui l’autore parla di “forse il più bel giro che abbia mai fatto”, descrivendolo in un modo che mi affascina completamente, così l’indomani eccomi in partenza per il Piccolo San Bernardo.

Parcheggio poco prima del colle che sta per albeggiare. La salita si prospetta molto lunga (alla fine si riveleranno 23 km), quindi bisogna mettersi in cammino presto e di buona lena. Si incomincia con la discesa al Lac de Verney – una cosa che non amo mai (ehm, forse sarebbe stato più intelligente lasciare la macchina più in basso) – e poi, una volta aggirato il lago, inizia la salita. Non so se è la suggestione di quel rapporto, ma effettivamente mi pare di trovarmi in un luogo incantato. E non sono le bellezze scenografiche di ghiacciai e rocce a cui sono abituato, a colpirmi: è più l’ambiente in sé, un vallone cosparso di mille laghetti. Ed io, come un bambino, mi metto a vagare tra uno e l’altro, scattando mille fotografie. Mi rendo conto che questo potrebbe compromettere il raggiungimento della mia méta, ma oggi, in qualche modo, è poco importante.

Mi riporto ora sul sentiero, su cui incontro due escursionisti, praticamente gli unici di questa giornata, per raggiungere un colletto a fianco della Punta Rousse. Una volta superatolo, si apre un nuovo scenario, una distesa pianeggiante, che in passato ospitava un ghiacciaio. Proseguo in direzione del Col de Bassa Serra, tra pascoli fioriti. Sul colle si trovano i ruderi di una costruzione piuttosto grande, priva di tetto. Un cartello indica che il sentiero che dovrò percorrere, e che si abbassa nell’alto Vallone di Chavannes, è pericoloso e da percorrere con l’equipaggiamento adatto: la cosa non mi preoccupa, e alla fine non è niente di ché, un sentiero solo un minimo esposto. Un altro nuovo scenario, il terzo, si apre ai miei occhi, fatto di detriti morenici chiazzati da fiori dai colori sgargianti, e forse è anche questo che rende questo itinerario dal fascino particolare. Il gruppo del Bianco è vicino, ma non è il protagonista principale. La mia meta è di fronte a me, non particolarmente appariscente, nonostante sia la più alta nell’arco di quasi 4 km. La parete sembra ripida, con un nevaio ed una terribile fascia rocciosa nella parte più alta, ma dalla relazione che ho letto non era segnalata alcuna difficoltà, quindi non mi preoccupo. Il nevaio, in effetti, è da affrontare con la calma, l’attenzione e la delicatezza che mi contraddistingue, ma è uno scivolone con sotto una spianata di neve, quindi, nessun pericolo! Tutto va bene, esco dal nevaio e mi porto sulle roccette, che si rivelano decisamente più facili di quello che apparivano dal basso… ancora qualche passo, la placca finale e sono in vetta! L’Aiguille des Glaciers è proprio di fronte a me ed il Bianco appena a fianco. Eppure, questa presenza “massiccia” non è per nulla ingombrante, proprio per questo essere in disparte, e al tempo stesso aperti su un panorama che spazia sulla Francia che, proprio, non conosco. Un gipeto volteggia sulla mia testa. Scatto ancora tante fotografie, mangio e poi mi rimetto in cammino.

Per la discesa decido di percorrere la cresta che va verso Sud e che mi sembra assolutamente fattibile, inoltre mi permette di esplorare ancora un’altra tessera di questo mosaico: qui l’ambiente è fatto di pietraie cosparse da laghetti nati dallo scioglimento di questo o quel nevaio. Uno in particolare colpisce la mia attenzione per il l’azzurro intenso delle sue acque, che lo fanno assomigliare ad un atollo tropicale! Un gruppo di camosci scorrazza sui nevai sopra di me. Io proseguo la mia discesa, riportandomi a poco a poco a riprendere la traccia di salita. La vallata qui è però così vasta che non esiste mai un percorso obbligato. Giunto in prossimità del primo colletto incomincio ad incontrare qualche persona: ci stiamo avvicinando alla civiltà e dopo un’intera giornata di solitudine, ci sta. Rimetto le mie scarpette che i piedi incominciano a farmi male! L’ultima risalita, che so bene dovrò ripercorrere per andare dal lago alla macchina, fa male e sembra non finire più, ma dopo quella sono alla macchina.


Tourengänger: Sky
Communities: Hikr in italiano


Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden

Galerie


In einem neuen Fenster öffnen · Im gleichen Fenster öffnen


Kommentar hinzufügen»