I monti dell'Alpe Mera
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Queste gite semiclandestine del mid week, mi è ben noto, necessitano più tempo per gli spostamenti che per l'escursione. E' stato così anche oggi: un autocarro ha rallentato la marcia da Borgosesia a Scopa, poi i venti e passa tornanti per raggiungere l'alpe Mera hanno messo a dura prova i miei nervi e i meccanismi della rochimobile. Una super efficiente macchinetta sbranasoldi al parcheggio dell'alpe non ha contribuito a migliorare le cose ma poi ho messo i piedi sui pendii e tutto è tornato ad essere gioia.
Subito dopo la sbarra che delimita l'alpe, sulla sinistra parte una sterrata ripidissima (in inverno è pista da sci) che si alza al bar Boschetto, raggiungibile in un quarto d'ora. Ancora dieci minuti di fiatone ed eccomi sulla sommità del monte Camparient, ove ho uno sguardo d'insieme del giro che ho progettato.
Procedo dunque verso nord, scendendo il fianco del monte e su cresta molto larga e piacevole risalgo quello che presumo essere il monte Bimella, anch'esso, come il Camaparient, sede di arrivo dello skilift.
Scendo questa elevazione, raggiungo la Colma dei Lavaggi e risalgo un ulteriore pendio che mi conduce ad un pannello ricevitore.
Da qui è ben visibile la cuspide sommitale della cima dell'Ometto, la massima elevazione di questa zona. Un sentiero ripido ma ben tracciato risale il fianco sud est e deposita sulla vetta dove risiede un manufatto di sassi che le dona il nome.
Da qui e più in generale da questi monti, è famosa la straordinaria vista che il Monte Rosa offre di sè. Non è stato così oggi: il re e le altre cime oltre i tremila metri si sono costantemente celate alla vista, coperte da una spessa coltre di nubi.
E' passata poco più di un'ora dalla partenza e sebbene abbia il tempo limitato, mi concedo la discesa sino al colle della Crocetta. Questo tratto, pur rimanendo a mio avviso T2, va affrontato con un minimo di attenzione causa ripidità e talvolta esposizione. Con qualche saliscendi eccomi comunque alla Crocetta. Si potrebbe rimontare un ulteriore pendio e agguantare la cimetta detta "Pallone della Crocetta". In verità, si potrebbe poi continuare a lungo su quella che sembra un crestone percorribile fino probabilmente al monte Bo di Valsesia transitando dal Testone delle Tre Alpi.
Questi "si potrebbe" sono una vera castrazione per la mia voglia di stare su questi monti ma il tempo del ritorno è fatalmente giunto, pertanto sfruttando un veloce sentiero, dal Colle mi abbasso alla ponderale, giro a destra e cammino a ritroso sino al colle del Monte Ovago che valico, per tornare a scendere, in completo relax, nel vallone dell'Alpe di Mera.
In montagna, tuttavia, mai lasciarsi andare al troppo relax. Sento scampanellio di capre e son già felice per l'imminente incontro. Superata una curva, davanti a me si palesa un grosso Maremmano, chiaramente di guardia al gregge. Sembra tranquillo ma per sicurezza mi setto sul comportamento idoneo: passo tranquillo e costante, sguardo basso, braccia ferme lunghi i fianchi. Il cane si avvicina trotterellando e quando è a un passo da me, si imbizzarisce e mi azzanna lo zaino che molla quasi subito per ringhiarmi sulle caviglie. Continuo nel mio atteggiamento e mi stupisco del sangue freddo che sto dimostrando. Dopo qualche minuto, la belva torna alle sue occupazioni di rito (prevalentemente dedicate all'igiene intima).
Esperienza di sicuro impatto emotivo che ha avuto un epilogo felice, consigliatissima agli stitici.
Trovo più avanti una fontana dove posso finalmente e definitivamente rilassarmi, perchè l'Alpe di Mera è ormai a poche centinaia di metri con l'auto che mi attende (rilassata anch'essa) da tre ore.
Dislivello considerato con i numerosi saliscendi di cresta, tempi comprensivi di un quarto d'ora di pause complessive.
Sviluppo: 8 km circa; SE: 14,5 km circa.
Subito dopo la sbarra che delimita l'alpe, sulla sinistra parte una sterrata ripidissima (in inverno è pista da sci) che si alza al bar Boschetto, raggiungibile in un quarto d'ora. Ancora dieci minuti di fiatone ed eccomi sulla sommità del monte Camparient, ove ho uno sguardo d'insieme del giro che ho progettato.
Procedo dunque verso nord, scendendo il fianco del monte e su cresta molto larga e piacevole risalgo quello che presumo essere il monte Bimella, anch'esso, come il Camaparient, sede di arrivo dello skilift.
Scendo questa elevazione, raggiungo la Colma dei Lavaggi e risalgo un ulteriore pendio che mi conduce ad un pannello ricevitore.
Da qui è ben visibile la cuspide sommitale della cima dell'Ometto, la massima elevazione di questa zona. Un sentiero ripido ma ben tracciato risale il fianco sud est e deposita sulla vetta dove risiede un manufatto di sassi che le dona il nome.
Da qui e più in generale da questi monti, è famosa la straordinaria vista che il Monte Rosa offre di sè. Non è stato così oggi: il re e le altre cime oltre i tremila metri si sono costantemente celate alla vista, coperte da una spessa coltre di nubi.
E' passata poco più di un'ora dalla partenza e sebbene abbia il tempo limitato, mi concedo la discesa sino al colle della Crocetta. Questo tratto, pur rimanendo a mio avviso T2, va affrontato con un minimo di attenzione causa ripidità e talvolta esposizione. Con qualche saliscendi eccomi comunque alla Crocetta. Si potrebbe rimontare un ulteriore pendio e agguantare la cimetta detta "Pallone della Crocetta". In verità, si potrebbe poi continuare a lungo su quella che sembra un crestone percorribile fino probabilmente al monte Bo di Valsesia transitando dal Testone delle Tre Alpi.
Questi "si potrebbe" sono una vera castrazione per la mia voglia di stare su questi monti ma il tempo del ritorno è fatalmente giunto, pertanto sfruttando un veloce sentiero, dal Colle mi abbasso alla ponderale, giro a destra e cammino a ritroso sino al colle del Monte Ovago che valico, per tornare a scendere, in completo relax, nel vallone dell'Alpe di Mera.
In montagna, tuttavia, mai lasciarsi andare al troppo relax. Sento scampanellio di capre e son già felice per l'imminente incontro. Superata una curva, davanti a me si palesa un grosso Maremmano, chiaramente di guardia al gregge. Sembra tranquillo ma per sicurezza mi setto sul comportamento idoneo: passo tranquillo e costante, sguardo basso, braccia ferme lunghi i fianchi. Il cane si avvicina trotterellando e quando è a un passo da me, si imbizzarisce e mi azzanna lo zaino che molla quasi subito per ringhiarmi sulle caviglie. Continuo nel mio atteggiamento e mi stupisco del sangue freddo che sto dimostrando. Dopo qualche minuto, la belva torna alle sue occupazioni di rito (prevalentemente dedicate all'igiene intima).
Esperienza di sicuro impatto emotivo che ha avuto un epilogo felice, consigliatissima agli stitici.
Trovo più avanti una fontana dove posso finalmente e definitivamente rilassarmi, perchè l'Alpe di Mera è ormai a poche centinaia di metri con l'auto che mi attende (rilassata anch'essa) da tre ore.
Dislivello considerato con i numerosi saliscendi di cresta, tempi comprensivi di un quarto d'ora di pause complessive.
Sviluppo: 8 km circa; SE: 14,5 km circa.
Tourengänger:
rochi

Communities: Alpinismo Cabaret!, Hikr in italiano
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Kommentare (2)