Monte Resegone
Mi capita spesso di dire che è un bel po' di tempo che non vado in un posto, che non salgo su di una montagna: questa volta si tratta del Resegone, che in realtà ho salito più spesso con gli sci che non a piedi lungo uno qualsiasi dei numerosissimi itinerari (o combinazioni di essi) disponibili. In effetti è abbastanza vicino a casa e decisamente comodo nell'approccio, ma ben poche gite si prestano ad uscite dimezza giornata; noi nel weekend siamo piacevolmente legati alla Valtellina e quindi trascuriamo colpevolmente tutte quelle montagne che vediamo alla mattina aprendo le finestre.
Escursione molto varia questa che abbiamo scelto: una ferratina, un classico sentiero fino in vetta e poi la magnifica traversata delle creste nord; guizzo finale la discesa per il Passo del Cammello. La Ferrata del Cinquantenario l'avevo già percorsa nella vecchia versione moltissimi anni fa e la pericolosità delle ghiaie cadenti intubate nel canalone basale mi aveva indotto a rimuoverne l'esistenza dalla memoria; l'attuale ridondante attrezzatura, invece, la rende un percorso facilissimo, direi quasi propedeutico.
Dal piazzale di parcheggio si entra fra i cespugli lungo un sentierino che si porta sotto la verticale della funivia: qui si imbocca un breve ma sassosissimo percorso che scende ad una strada asfaltata. La si segue verso destra finchè termina contro il cancello di un agriturismo. Si prosegue a sinistra lungo una bellissima mulattiera selciata che sale nel bosco - a sinistra la deviazione per la ferrata Gamma 1 al Pizzo d'Erna (attualmente chiusa) e a destra il bivio per Campo de Boi - fino a trovare sulla sinistra la salita diretta per il Rifugio Stoppani. Dal rifugio si continua sulla mulattiera alternando salite a falso piani e oltrepassando la Fonte del Cop e la Baita del Palazzetto; poco oltre il facile guado del torrente Bione, al bivio non segnalato, si procede a sinistra con qualche roccetta fino allo "svincolo" del Piano del Fieno, importante snodo di sentieri. Si imbocca il sentiero che traversa a saliscendi le pendici del Resegone: attraversati alcuni valloni secondari e quello - più marcato - della Val Còmera, si raggiunge l'ultima salita nel bosco che si conclude al Passo del Fòo, alla cui destra sorge il Rifugio Ghislandi. Si sale il dosso erboso a sinistra trovando un'alternativa di prosecuzione: a destra il sentiero attrezzato del Buco della Carlotta ed a sinistra la nuova versione della Ferrata del Cinquantenario. Ambedue permettono di risalire con minore o maggiore impegno la bastionata rocciosa che sostiene il Pian Serrada. Proseguendo quindi verso la ferrata, in breve si raggiunge lo sbocco dell'infido Canalone CAI: una volta - e si nota ancora qualche residuo degli infissi - se ne risaliva fin dall'inizio il fondo sperando nella clemenza della sorte e nella delicatezza di movimenti di chi stava sopra; adesso si va a rimontare il margine sinistro lungo rocce più salde tramite una infinita teoria di staffe metalliche che rendono il tutto quanto di più simile ad una scala a pioli. Al diminuire della verticalità, il percorso si trasforma per lungo tratto in sentiero attrezzato, per poi tornare ad affrontare le ultime rocce con una nuova serie di staffe. Usciti finalmente sui prati del Pian Serrada, con breve salita diretta, si raggiunge la larghissima traccia del sentiero n°1 proveniente da Lecco. Si prosegue lungo l'inconfondibile sentiero incontrando anche qualche gradino roccioso, fino a svoltare una costa tramite il Passo della Sibretta (breve catena corrimano), da cui si entra nell'ampio solco del Canalone di Val Negra: in cima è già visibile il Rifugio Azzoni, che in breve si raggiunge. Ancora qualche scalino e si sale alla croce della Punta Cermenati, vertice del Resegone. La discesa diretta lungo una traccia di ghiaie in direzione di Morterone permette di raggiungere il sentiero delle creste nord: si tratta di un meraviglioso percorso che affianca o raggiunge (bollatura bianco/rossa sentiero veloce, bollatura gialla alternative più rocciose) tutta l'infilata di cime che compongono il Resegone: Punta Stoppani, Punta Manzoni, Dente e, dopo l'uscita del Canalone Bobbio, con qualche maggiore attenzione, Cima Pozzi, Pan di Zucchero, Pizzo dei Galli e Pizzo di Morterone. Gradualmente il terreno roccioso ed esposto viene sostituito dalla foresta di faggi che copre tutta la bassa quota di questo versante. Dal Passo del Giuff, importante incrocio di sentieri, si scende a sinistra in direzione dei Piani d'Erna: il sentiero risulta molto comodo e veloce grazie anche al recente adattamento al passaggio di un itinerario per mountain-bikes. Oltrepassati i resti di una seggiovia (quando ai Piani d'Erna si sciava...), su sbuca sugli ampi prati (ex-piste) che scendono alla Bocca d'Erna, da cui, affiancando un "parco avventura", si raggiunge il Rifugio Marchett. Qui si trovano le indicazioni per seguire il sentiero dei Carbonai (o del Passo del Cammello) in direzione di Versasio. Il sentiero, che dapprima scende in una valletta umida e buia tra faggi schiantati dalle bufere di due anni fa, poi - l'indistinguibile Passo del Cammello? - svolta nei soleggiati e scoscesi boschi che affiancano la parete verticale della Pala del Cammello: la traccia è realmente scomoda, fra sassi smossi e gradinate rocciose, ma molto veloce e redditizia nella discesa a Versasio. Senza raggiungere le abitazioni, seguendo tratti di piste forestali, si arriva ad una strada asfaltata da seguire in salita a sinistra fino a raggiungere il sentiero che risale al parcheggio sotto la linea della funivia.
Escursione molto varia questa che abbiamo scelto: una ferratina, un classico sentiero fino in vetta e poi la magnifica traversata delle creste nord; guizzo finale la discesa per il Passo del Cammello. La Ferrata del Cinquantenario l'avevo già percorsa nella vecchia versione moltissimi anni fa e la pericolosità delle ghiaie cadenti intubate nel canalone basale mi aveva indotto a rimuoverne l'esistenza dalla memoria; l'attuale ridondante attrezzatura, invece, la rende un percorso facilissimo, direi quasi propedeutico.
Dal piazzale di parcheggio si entra fra i cespugli lungo un sentierino che si porta sotto la verticale della funivia: qui si imbocca un breve ma sassosissimo percorso che scende ad una strada asfaltata. La si segue verso destra finchè termina contro il cancello di un agriturismo. Si prosegue a sinistra lungo una bellissima mulattiera selciata che sale nel bosco - a sinistra la deviazione per la ferrata Gamma 1 al Pizzo d'Erna (attualmente chiusa) e a destra il bivio per Campo de Boi - fino a trovare sulla sinistra la salita diretta per il Rifugio Stoppani. Dal rifugio si continua sulla mulattiera alternando salite a falso piani e oltrepassando la Fonte del Cop e la Baita del Palazzetto; poco oltre il facile guado del torrente Bione, al bivio non segnalato, si procede a sinistra con qualche roccetta fino allo "svincolo" del Piano del Fieno, importante snodo di sentieri. Si imbocca il sentiero che traversa a saliscendi le pendici del Resegone: attraversati alcuni valloni secondari e quello - più marcato - della Val Còmera, si raggiunge l'ultima salita nel bosco che si conclude al Passo del Fòo, alla cui destra sorge il Rifugio Ghislandi. Si sale il dosso erboso a sinistra trovando un'alternativa di prosecuzione: a destra il sentiero attrezzato del Buco della Carlotta ed a sinistra la nuova versione della Ferrata del Cinquantenario. Ambedue permettono di risalire con minore o maggiore impegno la bastionata rocciosa che sostiene il Pian Serrada. Proseguendo quindi verso la ferrata, in breve si raggiunge lo sbocco dell'infido Canalone CAI: una volta - e si nota ancora qualche residuo degli infissi - se ne risaliva fin dall'inizio il fondo sperando nella clemenza della sorte e nella delicatezza di movimenti di chi stava sopra; adesso si va a rimontare il margine sinistro lungo rocce più salde tramite una infinita teoria di staffe metalliche che rendono il tutto quanto di più simile ad una scala a pioli. Al diminuire della verticalità, il percorso si trasforma per lungo tratto in sentiero attrezzato, per poi tornare ad affrontare le ultime rocce con una nuova serie di staffe. Usciti finalmente sui prati del Pian Serrada, con breve salita diretta, si raggiunge la larghissima traccia del sentiero n°1 proveniente da Lecco. Si prosegue lungo l'inconfondibile sentiero incontrando anche qualche gradino roccioso, fino a svoltare una costa tramite il Passo della Sibretta (breve catena corrimano), da cui si entra nell'ampio solco del Canalone di Val Negra: in cima è già visibile il Rifugio Azzoni, che in breve si raggiunge. Ancora qualche scalino e si sale alla croce della Punta Cermenati, vertice del Resegone. La discesa diretta lungo una traccia di ghiaie in direzione di Morterone permette di raggiungere il sentiero delle creste nord: si tratta di un meraviglioso percorso che affianca o raggiunge (bollatura bianco/rossa sentiero veloce, bollatura gialla alternative più rocciose) tutta l'infilata di cime che compongono il Resegone: Punta Stoppani, Punta Manzoni, Dente e, dopo l'uscita del Canalone Bobbio, con qualche maggiore attenzione, Cima Pozzi, Pan di Zucchero, Pizzo dei Galli e Pizzo di Morterone. Gradualmente il terreno roccioso ed esposto viene sostituito dalla foresta di faggi che copre tutta la bassa quota di questo versante. Dal Passo del Giuff, importante incrocio di sentieri, si scende a sinistra in direzione dei Piani d'Erna: il sentiero risulta molto comodo e veloce grazie anche al recente adattamento al passaggio di un itinerario per mountain-bikes. Oltrepassati i resti di una seggiovia (quando ai Piani d'Erna si sciava...), su sbuca sugli ampi prati (ex-piste) che scendono alla Bocca d'Erna, da cui, affiancando un "parco avventura", si raggiunge il Rifugio Marchett. Qui si trovano le indicazioni per seguire il sentiero dei Carbonai (o del Passo del Cammello) in direzione di Versasio. Il sentiero, che dapprima scende in una valletta umida e buia tra faggi schiantati dalle bufere di due anni fa, poi - l'indistinguibile Passo del Cammello? - svolta nei soleggiati e scoscesi boschi che affiancano la parete verticale della Pala del Cammello: la traccia è realmente scomoda, fra sassi smossi e gradinate rocciose, ma molto veloce e redditizia nella discesa a Versasio. Senza raggiungere le abitazioni, seguendo tratti di piste forestali, si arriva ad una strada asfaltata da seguire in salita a sinistra fino a raggiungere il sentiero che risale al parcheggio sotto la linea della funivia.
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