Becco della Finestra - Valle del Gavala
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Da Isola di Vocca il Becco della Finestra si presenta come una montagna triangolare perfettamente delineata, al centro della scena, tra il solco principale della Gavala, sulla sinistra, e quello della Boera sulla destra.
Eppure per la cartografia il Becco della Finestra non esiste: nessuna mappa lo nomina, la Carta Tecnica Regionale e la recente Geo4Map riportano solo la quota di 1583 m, mentre sulla Carta Svizzera non ci sono segni che lascino presagire un corpo separato a Nord della Punta di Sella Boera.
Il Ravelli nella sua storica guida così lo descrive:
Vetta slanciata che s'innalza a mezza valle di fronte alla Punta di Sella Boera. Poco sotto la vetta si allunga un terrazzo erboso quotato m. 1552: è la Cima Piovalacci.
La cima Piovalacci in realtà è una piatta crestina rocciosa da cui spunta qualche arbusto. Tra i locali qualcuno la conosce con il nome dialettale di Ciarun.
Verso Sud un netto intaglio separa il Becco della Finestra dalla Punta di Sella Boera mentre verso Nord Est si allunga una costa che ospita le rovine di diversi alpeggi, testimoni muti delle fatiche di un tempo: La Piana, Finestra, L'Pas d'Tugnet (IGM La Sella, toponimo sconosciuto a Isola) e La Rool (IGM Pastognetto, una versione italianizzata di L'Pas d'Tugnet).
Sono luoghi sui quali aleggia ancora un velo di mistero, il contesto perfetto dove finalmente esercitare la ritrovata libertà di movimento.
Ed ecco che l'idea di un percorso ad anello prende forma: quella di salire dal versante della Finestra (NE), in modo da visitare tutti gli alpetti citati, e scendere sul versante Ovest, nel vallone del Croso della Boera.
Ne uscirà una rigenerante immersione nel selvatico...
Annotazioni
Sentiero (non ufficiale) fino alla Finestra, con tanto di vernice arancione. Sopra Pastognetto ci si innalza faticosamente su terreno molto ripido, su tracce discontinue, talvolta aggrappati alle piante.
La scomoda discesa fino al Croso della Boera si può definire disastrosa...
Il tratto successivo, nel canale della Boera, è leggermente meglio ma le valanghe e i dilavamenti hanno cancellato ogni traccia del vecchio sentiero per la Sella Boera, che si lascia raggiungere molto più facilmente dal versante di Valmala. Per trovare qualcosa di più comodo bisogna arrivare alle rovine di Torsello, dove ha inizio una traccia segnalata da tagli ma che richiede comunque attenzione.
Andata
Parto con Ferruccio da Isola di Vocca e prendo il comodo sentiero 219. Giunti a Stalmezzo (circa 40 minuti), scendiamo sotto la baita principale e prendiamo un sentiero che scende a SE al guado del Croso della Gavala (circa 715 m), da attraversare senza scarpe o con stivali da pescatore.
Sulla sponda sinistra un sentiero sale a SE alle rovine azzerate di Piana Selletto e guadagna il dosso soprastante, che ospita i resti dell'Alpe La Piana (m 790). Il falsopiano, ricoperto da una bella faggeta che ha sostituito il pascolo di un tempo, è molto esteso e giustifica ampiamente il toponimo. La presenza di una grande stalla è il segno inequivocabile che qui venivano portate anche le mucche. Si notano un baitino ancora in stato discreto e, a monte, una costruzione più grande che mostra i segni di un utilizzo relativamente recente.
Da La Piana il sentiero risale l'ampia dorsale e quindi prosegue poggiando a destra (N), prima di un traverso che conduce ai ruderi posti sotto l'ampia insellatura della Finestra.
Il risalto della dorsale immediatamente a Est delle baite (IGM 1162 m) si lascia raggiungere senza difficoltà e costituisce un'ottimo punto panoramico verso l'interno della Gavala.
Proseguendo in salita sul fianco rivolto a Sud si giunge in breve ai miseri resti del Pas d'Tugnet e, superato un canale secondario che si getta nel Croso delle Gule, a La Rool c(irca 1300 m), che consta da ben 4 piccoli ruderi senza tetto, presenza sorprendente in un luogo che oggi appare così scomodo.
Dalla vicina quota IGM 1304 m si possono ammirare le selvagge pareti che precipitano nel vallone del Croso delle Gule.
Oltre l'alpe, risaliamo la ripida dorsale poggiando sul fianco rivolto a Nord, trovando ad un certo punto anche un vecchio taglio. Non si può però parlare di un vero sentiero. Questa parte del percorso è molto ripida e, a tratti, intricata. Al termine della salita giungiamo così sulla sommità del Becco della Finestra, da cui si apre una vista grandiosa sul dirupato versante Est della Punta di Sella Boera e su tutta la Gavala.
Fin qui poco meno di 4 ore totali, tutto compreso.
Poco più in basso, verso Nord, si nota una crestina con qualcosa che da lontano può sembrare una croce: è il Ciarun o Cima Piovalacci. Scendiamo verso il colletto tra le due cime e, con un passaggio esposto sul filo roccioso della cresta, raggiungiamo il manufatto: una targa metallica e una cassetta delle lettere contenente un quaderno, a ricordo di Enea, appassionato conoscitore di queste montagne, che qui aveva accompagnato figli e amici. Stando al quaderno, l'ultima visita al Ciarun risale al 2018.
Ritorno
Dal colletto tra il Becco della Finestra e il Ciarun, scendiamo a Ovest seguendo tracce discontinue di animali. Presto troviamo un tronco con delle scritte ormai illeggibili e, poco più in basso, un ometto. Inizialmente si perde quota su terreno erboso con qualche pianta, ripido ma facile. In basso il versante si stringe tra due canalini e diviene più insidioso, con tratti rocciosi e terreno instabile. Con qualche manovra scomoda, riusciamo a calarci nel canale di sinistra fino a dove questo si immette nel solco principale che scende da Sella Boera, il cui fondo è occupato da una slavina. Al termine del tratto innevato scendiamo prima sul greto, sconvolto dalle valanghe, poi nell'intrico della vegetazione sulla destra idrografica fino a circa 1050 m, quindi attraversiamo il Croso della Boera e, con un traverso su tracce discontinue, raggiungiamo i ruderi imboscati dell'Alpe Torsello (1001 m). Appena sotto le baite un sentierino inizia la lunga traversata del versante. E' importante non perdere la traccia per superare i diversi canali laterali che si incontrano. Fortunatamente ci sono dei provvidenziali tagli, altrimenti potrebbe essere difficile uscirne.
Si arriva così all'Alpe Oro (789 m), dove un ottimo sentiero riporta rapidamente e senza più alcuna difficoltà a Isola.
Per la discesa circa 3 ore e mezza.
Eppure per la cartografia il Becco della Finestra non esiste: nessuna mappa lo nomina, la Carta Tecnica Regionale e la recente Geo4Map riportano solo la quota di 1583 m, mentre sulla Carta Svizzera non ci sono segni che lascino presagire un corpo separato a Nord della Punta di Sella Boera.
Il Ravelli nella sua storica guida così lo descrive:
Vetta slanciata che s'innalza a mezza valle di fronte alla Punta di Sella Boera. Poco sotto la vetta si allunga un terrazzo erboso quotato m. 1552: è la Cima Piovalacci.
La cima Piovalacci in realtà è una piatta crestina rocciosa da cui spunta qualche arbusto. Tra i locali qualcuno la conosce con il nome dialettale di Ciarun.
Verso Sud un netto intaglio separa il Becco della Finestra dalla Punta di Sella Boera mentre verso Nord Est si allunga una costa che ospita le rovine di diversi alpeggi, testimoni muti delle fatiche di un tempo: La Piana, Finestra, L'Pas d'Tugnet (IGM La Sella, toponimo sconosciuto a Isola) e La Rool (IGM Pastognetto, una versione italianizzata di L'Pas d'Tugnet).
Sono luoghi sui quali aleggia ancora un velo di mistero, il contesto perfetto dove finalmente esercitare la ritrovata libertà di movimento.
Ed ecco che l'idea di un percorso ad anello prende forma: quella di salire dal versante della Finestra (NE), in modo da visitare tutti gli alpetti citati, e scendere sul versante Ovest, nel vallone del Croso della Boera.
Ne uscirà una rigenerante immersione nel selvatico...
Annotazioni
Sentiero (non ufficiale) fino alla Finestra, con tanto di vernice arancione. Sopra Pastognetto ci si innalza faticosamente su terreno molto ripido, su tracce discontinue, talvolta aggrappati alle piante.
La scomoda discesa fino al Croso della Boera si può definire disastrosa...
Il tratto successivo, nel canale della Boera, è leggermente meglio ma le valanghe e i dilavamenti hanno cancellato ogni traccia del vecchio sentiero per la Sella Boera, che si lascia raggiungere molto più facilmente dal versante di Valmala. Per trovare qualcosa di più comodo bisogna arrivare alle rovine di Torsello, dove ha inizio una traccia segnalata da tagli ma che richiede comunque attenzione.
Andata
Parto con Ferruccio da Isola di Vocca e prendo il comodo sentiero 219. Giunti a Stalmezzo (circa 40 minuti), scendiamo sotto la baita principale e prendiamo un sentiero che scende a SE al guado del Croso della Gavala (circa 715 m), da attraversare senza scarpe o con stivali da pescatore.
Sulla sponda sinistra un sentiero sale a SE alle rovine azzerate di Piana Selletto e guadagna il dosso soprastante, che ospita i resti dell'Alpe La Piana (m 790). Il falsopiano, ricoperto da una bella faggeta che ha sostituito il pascolo di un tempo, è molto esteso e giustifica ampiamente il toponimo. La presenza di una grande stalla è il segno inequivocabile che qui venivano portate anche le mucche. Si notano un baitino ancora in stato discreto e, a monte, una costruzione più grande che mostra i segni di un utilizzo relativamente recente.
Da La Piana il sentiero risale l'ampia dorsale e quindi prosegue poggiando a destra (N), prima di un traverso che conduce ai ruderi posti sotto l'ampia insellatura della Finestra.
Il risalto della dorsale immediatamente a Est delle baite (IGM 1162 m) si lascia raggiungere senza difficoltà e costituisce un'ottimo punto panoramico verso l'interno della Gavala.
Proseguendo in salita sul fianco rivolto a Sud si giunge in breve ai miseri resti del Pas d'Tugnet e, superato un canale secondario che si getta nel Croso delle Gule, a La Rool c(irca 1300 m), che consta da ben 4 piccoli ruderi senza tetto, presenza sorprendente in un luogo che oggi appare così scomodo.
Dalla vicina quota IGM 1304 m si possono ammirare le selvagge pareti che precipitano nel vallone del Croso delle Gule.
Oltre l'alpe, risaliamo la ripida dorsale poggiando sul fianco rivolto a Nord, trovando ad un certo punto anche un vecchio taglio. Non si può però parlare di un vero sentiero. Questa parte del percorso è molto ripida e, a tratti, intricata. Al termine della salita giungiamo così sulla sommità del Becco della Finestra, da cui si apre una vista grandiosa sul dirupato versante Est della Punta di Sella Boera e su tutta la Gavala.
Fin qui poco meno di 4 ore totali, tutto compreso.
Poco più in basso, verso Nord, si nota una crestina con qualcosa che da lontano può sembrare una croce: è il Ciarun o Cima Piovalacci. Scendiamo verso il colletto tra le due cime e, con un passaggio esposto sul filo roccioso della cresta, raggiungiamo il manufatto: una targa metallica e una cassetta delle lettere contenente un quaderno, a ricordo di Enea, appassionato conoscitore di queste montagne, che qui aveva accompagnato figli e amici. Stando al quaderno, l'ultima visita al Ciarun risale al 2018.
Ritorno
Dal colletto tra il Becco della Finestra e il Ciarun, scendiamo a Ovest seguendo tracce discontinue di animali. Presto troviamo un tronco con delle scritte ormai illeggibili e, poco più in basso, un ometto. Inizialmente si perde quota su terreno erboso con qualche pianta, ripido ma facile. In basso il versante si stringe tra due canalini e diviene più insidioso, con tratti rocciosi e terreno instabile. Con qualche manovra scomoda, riusciamo a calarci nel canale di sinistra fino a dove questo si immette nel solco principale che scende da Sella Boera, il cui fondo è occupato da una slavina. Al termine del tratto innevato scendiamo prima sul greto, sconvolto dalle valanghe, poi nell'intrico della vegetazione sulla destra idrografica fino a circa 1050 m, quindi attraversiamo il Croso della Boera e, con un traverso su tracce discontinue, raggiungiamo i ruderi imboscati dell'Alpe Torsello (1001 m). Appena sotto le baite un sentierino inizia la lunga traversata del versante. E' importante non perdere la traccia per superare i diversi canali laterali che si incontrano. Fortunatamente ci sono dei provvidenziali tagli, altrimenti potrebbe essere difficile uscirne.
Si arriva così all'Alpe Oro (789 m), dove un ottimo sentiero riporta rapidamente e senza più alcuna difficoltà a Isola.
Per la discesa circa 3 ore e mezza.
Tourengänger:
atal

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