Bocc du Genuès - Ossola
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A volte basta un nome per accendere la fantasia e la voglia di andare a vedere di persona.
Ritorniamo così dopo una settimana nel vallone del Rio Robano sulla scia di una notizia avuta da Gianpiero al termine del giro precedente: un vecchio percorso di cacciatori risale il versante Nord della prima sommità della Costa dei Pianezzoli (CNS 1164), passando da una sorta di "crepaccio" chiamato Bocc di Genuès, ovvero Buco del Genovese. La salita prosegue su una ripida costa, in parte rocciosa, che Gianpiero ci ha indicato da Pra La Varda. Di più non ci è stato detto (e del resto noi non abbiamo fatto altre domande)...
Annotazioni
Giro relativamente breve ma impegnativo e più interessante del previsto, in ambiente molto selvatico. La salita si svolge su tracce di animali discontinue, ripide e talvolta esposte, senza segnaletica di alcun tipo (non ci sono tagli).
Da evitare con terreno gelato o bagnato.
La quota modesta e l'impegno richiesto mi hanno ricordato la salita di qualche anno fa alla Piana del Turi, nella zona dei Corni di Nibbio.
Andata
Con Ferruccio parto dal parcheggio davanti alla moderna chiesa di Cosa. Imbocchiamo la stradina tra il monte e il piano in direzione Sud fino ad una cappella, dove inizia la mulattiera per San Lorenzo (indicazioni), la vecchia Strada Comunale della Chiesa, che sale a tornanti intersecando una strada asfaltata.
In alternativa si può arrivare a S.Lorenzo anche da un altro sentiero segnalato, un tempo Strada Comunale della Scarpia, e che percorreremo al ritorno. Per imboccare questo altro sentiero si può aggirare in senso antiorario il parco giochi parrocchiale a destra della chiesa di Cosa, proseguire verso Nord superando il Rio Robano al cospetto di una bella cascata e quindi iniziare la risalita del versante.
Dalla chiesa di S.Lorenzo si prosegue verso SE sulla mulattiera per Caciollo fino a quando sulla sinistra appare la Cappella della Salè, così chiamata in ricordo della benafattrice che la fece restaurare nel 1922.
Dalla cappella un sentiero traversa in piano a NE, supera il Rio dei Fontanini tra piante cadute e raggiunge il nucleo di baite in rovina di Moiachino, notevole per la presenza di una casa a tre piani.
Salendo la costa soprastante tra resti di terrazzamenti (tracce) si arriva Ai Ruscà (CNS 607 m), dove sembra che arrivi anche un sentiero da Caciollo...
Traversando verso NE si individua una traccia, dapprima poco definita, che supera il Rio Belma (il nome è presente, come quello degli altri ruscelli del reticolo minore, solo sulla Mappa Rabbini) alla base di un salto, con un tratto costruito che in parte è franato. In breve si arriva a Ca' Baulusch (circa 620 m): una piccola baita ancora in condizioni relativamente buone affiancata da un grande stallone.
Senza sentiero saliamo la costa soprastante arrivando a Corte dei Tigli (circa 710 m), un alpetto modesto che non sembra giustificare l'appellativo di Corte...
Ci spostiamo verso Sud su tracce di sentiero fino a ritrovare il canale del Rio Belma in prossimità di un muretto (forse una carbonera o un basamento di teleferica...) sulla sinistra idrografica, allo sbocco di un tratto incassato.
Una traccia risale la ripida costa a Ovest del canale aggirando sulla destra delle pareti, per poi rientrare nel canale principale con un passaggio obbligato su una roccia con una voragine a fianco. Dopo averlo superato, se si guarda all'indietro si capisce di essere transitati su una sorta di arco naturale e che l'apertura sotto il passaggio è con ogni probabilità il Bocc du Genuès..
Si risale un canalino roccioso (che in realtà si può aggirare passando più in basso sulla sinistra, ma lo abbiamo scoperto in seguito...) e si prosegue su terreno ripido ma più facile principale prima di uscire su un poggio panoramico sulla destra, a circa 810 m.
La ripida dorsale viene risalita aggirando dei tratti rocciosi prima a sinistra e, da ultimo, a destra, fino a guadagnare la cresta boscosa sommitale intorno ai 1000 m di quota, a Est del punto più alto (la quota 1164), che si raggiunge senza difficoltà su tracce di sentiero.
Si tratta sicuramente di un luogo raramente visitato. Basta pensare che nemmeno il percorso dei Pianezzoli tocca questo primo, per i più insignificante, risalto della dorsale...
Tempi: circa 4 ore
Ritorno
Percorriamo la dorsale verso OSO calandoci direttamente sulle baite superiori di Pra di Sopra, un interessante alpeggio (o meglio, maggengo, vista la quota modesta), diviso in due nuclei, uno superiore - sulla dorsale - e uno inferiore - sul fianco rivolto verso la Valle di Menta. Raggiunta la mulattiera a valle di Mura (che in questa occasione non abbiamo toccato), scendiamo a Caciollo, gruppo di baite ancora in parte utilizzato, dove notiamo due costruzioni con date risalenti al XVII secolo.
Ritornati lungo la mulattiera a S.Lorenzo, per scendere a Cosa imbocchiamo il sentiero che inizia alle spalle della cappella affrescata situata di fronte all'ingresso della chiesa. Il percorso attraversa il piccolo Rio di S.Antonio e quindi, su un ponte di ferro, le turbolente acque del Rio Robano, prima di iniziare una ripida discesa gradinata verso la piana ossolana che termina dove anche il Rio Robano conclude la sua discesa con una bella cascata.
Ritorniamo così dopo una settimana nel vallone del Rio Robano sulla scia di una notizia avuta da Gianpiero al termine del giro precedente: un vecchio percorso di cacciatori risale il versante Nord della prima sommità della Costa dei Pianezzoli (CNS 1164), passando da una sorta di "crepaccio" chiamato Bocc di Genuès, ovvero Buco del Genovese. La salita prosegue su una ripida costa, in parte rocciosa, che Gianpiero ci ha indicato da Pra La Varda. Di più non ci è stato detto (e del resto noi non abbiamo fatto altre domande)...
Annotazioni
Giro relativamente breve ma impegnativo e più interessante del previsto, in ambiente molto selvatico. La salita si svolge su tracce di animali discontinue, ripide e talvolta esposte, senza segnaletica di alcun tipo (non ci sono tagli).
Da evitare con terreno gelato o bagnato.
La quota modesta e l'impegno richiesto mi hanno ricordato la salita di qualche anno fa alla Piana del Turi, nella zona dei Corni di Nibbio.
Andata
Con Ferruccio parto dal parcheggio davanti alla moderna chiesa di Cosa. Imbocchiamo la stradina tra il monte e il piano in direzione Sud fino ad una cappella, dove inizia la mulattiera per San Lorenzo (indicazioni), la vecchia Strada Comunale della Chiesa, che sale a tornanti intersecando una strada asfaltata.
In alternativa si può arrivare a S.Lorenzo anche da un altro sentiero segnalato, un tempo Strada Comunale della Scarpia, e che percorreremo al ritorno. Per imboccare questo altro sentiero si può aggirare in senso antiorario il parco giochi parrocchiale a destra della chiesa di Cosa, proseguire verso Nord superando il Rio Robano al cospetto di una bella cascata e quindi iniziare la risalita del versante.
Dalla chiesa di S.Lorenzo si prosegue verso SE sulla mulattiera per Caciollo fino a quando sulla sinistra appare la Cappella della Salè, così chiamata in ricordo della benafattrice che la fece restaurare nel 1922.
Dalla cappella un sentiero traversa in piano a NE, supera il Rio dei Fontanini tra piante cadute e raggiunge il nucleo di baite in rovina di Moiachino, notevole per la presenza di una casa a tre piani.
Salendo la costa soprastante tra resti di terrazzamenti (tracce) si arriva Ai Ruscà (CNS 607 m), dove sembra che arrivi anche un sentiero da Caciollo...
Traversando verso NE si individua una traccia, dapprima poco definita, che supera il Rio Belma (il nome è presente, come quello degli altri ruscelli del reticolo minore, solo sulla Mappa Rabbini) alla base di un salto, con un tratto costruito che in parte è franato. In breve si arriva a Ca' Baulusch (circa 620 m): una piccola baita ancora in condizioni relativamente buone affiancata da un grande stallone.
Senza sentiero saliamo la costa soprastante arrivando a Corte dei Tigli (circa 710 m), un alpetto modesto che non sembra giustificare l'appellativo di Corte...
Ci spostiamo verso Sud su tracce di sentiero fino a ritrovare il canale del Rio Belma in prossimità di un muretto (forse una carbonera o un basamento di teleferica...) sulla sinistra idrografica, allo sbocco di un tratto incassato.
Una traccia risale la ripida costa a Ovest del canale aggirando sulla destra delle pareti, per poi rientrare nel canale principale con un passaggio obbligato su una roccia con una voragine a fianco. Dopo averlo superato, se si guarda all'indietro si capisce di essere transitati su una sorta di arco naturale e che l'apertura sotto il passaggio è con ogni probabilità il Bocc du Genuès..
Si risale un canalino roccioso (che in realtà si può aggirare passando più in basso sulla sinistra, ma lo abbiamo scoperto in seguito...) e si prosegue su terreno ripido ma più facile principale prima di uscire su un poggio panoramico sulla destra, a circa 810 m.
La ripida dorsale viene risalita aggirando dei tratti rocciosi prima a sinistra e, da ultimo, a destra, fino a guadagnare la cresta boscosa sommitale intorno ai 1000 m di quota, a Est del punto più alto (la quota 1164), che si raggiunge senza difficoltà su tracce di sentiero.
Si tratta sicuramente di un luogo raramente visitato. Basta pensare che nemmeno il percorso dei Pianezzoli tocca questo primo, per i più insignificante, risalto della dorsale...
Tempi: circa 4 ore
Ritorno
Percorriamo la dorsale verso OSO calandoci direttamente sulle baite superiori di Pra di Sopra, un interessante alpeggio (o meglio, maggengo, vista la quota modesta), diviso in due nuclei, uno superiore - sulla dorsale - e uno inferiore - sul fianco rivolto verso la Valle di Menta. Raggiunta la mulattiera a valle di Mura (che in questa occasione non abbiamo toccato), scendiamo a Caciollo, gruppo di baite ancora in parte utilizzato, dove notiamo due costruzioni con date risalenti al XVII secolo.
Ritornati lungo la mulattiera a S.Lorenzo, per scendere a Cosa imbocchiamo il sentiero che inizia alle spalle della cappella affrescata situata di fronte all'ingresso della chiesa. Il percorso attraversa il piccolo Rio di S.Antonio e quindi, su un ponte di ferro, le turbolente acque del Rio Robano, prima di iniziare una ripida discesa gradinata verso la piana ossolana che termina dove anche il Rio Robano conclude la sua discesa con una bella cascata.
Tourengänger:
atal

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