Santaròn, Forca di Casseo e altre divagazioni in val di Soi
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Con un po' di immaginazione, gli alpigiani della Val di Blenio chiamarono Santaròn (Sentierone) il ripido passaggio che permetteva di superare l'impressionante parete nerastra della Forca di Casseo e passare in Val Malvaglia. Posto mitico di cui si trova solo una breve relazione sulla guida delle alpi ticinesi e nessuna descrizione su Internet. E in effetti scrutando da Soi la parte alta della valle che si incunea fra alte pareti dominate da cime misteriose come l'Uomo di Sasso e la Forca di Casseo non si può che restare intimoriti.
La nostra gita inizia poco sopra Dangio dove termina l'asfalto; l'inizio è un tranquillo riscaldamento sulla stradina che conduce a Soi. Raggiunto questo bell'alpeggio e lasciato a sinistra il sentiero per la Capanna Adula le cose cambiano. Scendiamo rapidamente sul letto del torrente, dove la quantità di pietre lascia solo intuire la foza della natura, le alluvioni e le valanghe che lo devastano nei mesi invernali.
Il primo tratto è un bel gioco di equilibrismo sui sassi, poi salendo le cose si fanno più complesse perché ci sono alcune strettoie e cascatelle. Verso quota 1500 saliamo sul fianco sinistro dove passava il vecchio sentiero ormai scomparso; bisogna salire fino al limite delle pietraie per poi traversare in orizzontale verso il torrente, che si raggiunge a quota 1800 circa appena sotto un caratteristico dorso erboso che divide in due la valle. Tutto questo tratto è delicato e richiede un'attenta scelta del percorso.
Prendiamo appena a destra del dosso erboso nel canale che si fa' ripido e franoso; sopra di noi la parete della Forca di Casseo e si comincia a intuire il Santaròn che traversa la parete da sinistra a destra. Si lascia il canale principale (che prosegue fino alla sella fra Uomo di Sasso e Pizzo del Laghetto) circa a quota 2000 metri in corrispondenza di una straordinaria vena di marmo rosa prendendo a destra una ripida rampa di detriti che fiancheggia la parete (è più semplice salire al bordo della parete). Dopo un centinaio di metri la rampa si restringe e si arriva al bordo di un canale dove si trova un esposto sentierino che permette di continuare.
Superato il malpasso si tratta solo di risalire i pendii detritici che portano alla sella 2432 sotto la Forca di Casseo. L'ambiente è grandioso, si vede bene la profonda faglia della Val di Soi e di fronte a noi il bordo netto con cui la Val Carassino precipita nella forra.
In breve siamo alla sella. Il tempo non è più così bello, le cime della val malvaglia sono già avvolte nelle nubi e fra un paio d'ore dovrebbe piovere. Abbandoniamo così il progetto di scavalcare la Gana Bianca e saliamo in breve per sentierini delle pecore in vetta alla Forca di Casseo, cima pochissimo visitata ma estremamente panoramica, letteralmente a picco sulla Val di Soi.
La continuazione non è semplicissima. Scendiamo in breve alla sella 2544, ma poi dobbiamo trovare il modo di aggirare l'Uomo di Sasso (che da questo versante presenta una vertiginosa torre sommitale). Scartiamo il delicato aggiramento sul versante di Val di Soi proposto da Brenna e seguiamo un sentierino di camosci che sale alla sella appena sotto l'edificio sommitale per poi traversare sul versante di Val Malvaglia. Raggiugiamo una sella da dove la continuazione è poco evidente. La traccia scende in obliquo su cenge esposte per una cinquantina di metri per poi passare sotto un caratteristico tetto dove bisogna strisciare (i camosci non hanno questo problema!). La traccia continua dopo il passaggio, scende ad attraversare un canale e risale un dosso erboso oltre il quale si è sulle pietraie dove passa il sentiero marcato del passo del Laghetto. Difficoltà attorno al T5, assolutamente non lasciare la traccia perché il terreno è scosceso.
Gettiamo le ultime energie nello strappo che porta al passo e, finalmente su di un buon sentiero, traversiamo l'alta Val di Soi verso le due capanne Adula. Una pioggerellina ci accompagna nella ripida discesa verso Soi e fino all'au
Itinerario di grande suggestione che porta a conoscere uno dei posti più appartati delle alpi ticinesi e permette di visitare le vertiginose pareti che precipitano in Val di Soi. L'orientamento non è troppo problematico, ma ci si muove a lungo su terreno friabile ed esposto.
Zaza:
Wer die erste Ausgabe der LK 1:50000 aus den 1940er Jahren, Blatt Leventina, genau anschaut, findet einen erstaunlichen Weg, der in Soi vom Adula-Hüttenweg abzweigt, das steile Val Soi ersteigt, um dann auf etwa 2000 m abzubiegen und den Sattel zwischen Forca di Casseo und Pizzo Forca zu erreichen. Dank Giuseppe Brenna wissen wir, dass dieser Weg einst "Santaron" (eine Variante von Sentiero) genannt wurde. Wir begehen diese interessante Route heute und sie stellt sich als relativ einfach heraus:
Von Soi/Grumaroi führt ein Weglein ins Bachbett, das man bis etwa 1500 m ersteigt, teilweise mit leichter Blockkraxelei. Dann auf die orografisch rechte Seite und dort über Gras und Gebüsch aufsteigen. Auf etwa 1850 m wieder ins Tal hinein und bis auf etwa 2000 m weiter. Bei einer weissen Marmorvene fängt der Santaron an. Es handelt sich um eine grasige und teilweise exponierte Rampe, die oben in einen Schutthang mündet, der zu P. 2432 führt.
Von hier dem Ziegenweglein folgend auf die Forca di Casseo. Wieder runter zum Sattel P. 2544. Aufwärts bis unter den Gipfelkopf des Uomo di Sasso, dann rechts auf einem Gemswechsel absteigend (exponierte Stellen), bis unter P. 2583 und in Kürze auf den Weg des Passo del Laghetto. Dann über die beiden Adulahütten zurück ins Val Soi.
La nostra gita inizia poco sopra Dangio dove termina l'asfalto; l'inizio è un tranquillo riscaldamento sulla stradina che conduce a Soi. Raggiunto questo bell'alpeggio e lasciato a sinistra il sentiero per la Capanna Adula le cose cambiano. Scendiamo rapidamente sul letto del torrente, dove la quantità di pietre lascia solo intuire la foza della natura, le alluvioni e le valanghe che lo devastano nei mesi invernali.
Il primo tratto è un bel gioco di equilibrismo sui sassi, poi salendo le cose si fanno più complesse perché ci sono alcune strettoie e cascatelle. Verso quota 1500 saliamo sul fianco sinistro dove passava il vecchio sentiero ormai scomparso; bisogna salire fino al limite delle pietraie per poi traversare in orizzontale verso il torrente, che si raggiunge a quota 1800 circa appena sotto un caratteristico dorso erboso che divide in due la valle. Tutto questo tratto è delicato e richiede un'attenta scelta del percorso.
Prendiamo appena a destra del dosso erboso nel canale che si fa' ripido e franoso; sopra di noi la parete della Forca di Casseo e si comincia a intuire il Santaròn che traversa la parete da sinistra a destra. Si lascia il canale principale (che prosegue fino alla sella fra Uomo di Sasso e Pizzo del Laghetto) circa a quota 2000 metri in corrispondenza di una straordinaria vena di marmo rosa prendendo a destra una ripida rampa di detriti che fiancheggia la parete (è più semplice salire al bordo della parete). Dopo un centinaio di metri la rampa si restringe e si arriva al bordo di un canale dove si trova un esposto sentierino che permette di continuare.
Superato il malpasso si tratta solo di risalire i pendii detritici che portano alla sella 2432 sotto la Forca di Casseo. L'ambiente è grandioso, si vede bene la profonda faglia della Val di Soi e di fronte a noi il bordo netto con cui la Val Carassino precipita nella forra.
In breve siamo alla sella. Il tempo non è più così bello, le cime della val malvaglia sono già avvolte nelle nubi e fra un paio d'ore dovrebbe piovere. Abbandoniamo così il progetto di scavalcare la Gana Bianca e saliamo in breve per sentierini delle pecore in vetta alla Forca di Casseo, cima pochissimo visitata ma estremamente panoramica, letteralmente a picco sulla Val di Soi.
La continuazione non è semplicissima. Scendiamo in breve alla sella 2544, ma poi dobbiamo trovare il modo di aggirare l'Uomo di Sasso (che da questo versante presenta una vertiginosa torre sommitale). Scartiamo il delicato aggiramento sul versante di Val di Soi proposto da Brenna e seguiamo un sentierino di camosci che sale alla sella appena sotto l'edificio sommitale per poi traversare sul versante di Val Malvaglia. Raggiugiamo una sella da dove la continuazione è poco evidente. La traccia scende in obliquo su cenge esposte per una cinquantina di metri per poi passare sotto un caratteristico tetto dove bisogna strisciare (i camosci non hanno questo problema!). La traccia continua dopo il passaggio, scende ad attraversare un canale e risale un dosso erboso oltre il quale si è sulle pietraie dove passa il sentiero marcato del passo del Laghetto. Difficoltà attorno al T5, assolutamente non lasciare la traccia perché il terreno è scosceso.
Gettiamo le ultime energie nello strappo che porta al passo e, finalmente su di un buon sentiero, traversiamo l'alta Val di Soi verso le due capanne Adula. Una pioggerellina ci accompagna nella ripida discesa verso Soi e fino all'au
Itinerario di grande suggestione che porta a conoscere uno dei posti più appartati delle alpi ticinesi e permette di visitare le vertiginose pareti che precipitano in Val di Soi. L'orientamento non è troppo problematico, ma ci si muove a lungo su terreno friabile ed esposto.
Zaza:
Wer die erste Ausgabe der LK 1:50000 aus den 1940er Jahren, Blatt Leventina, genau anschaut, findet einen erstaunlichen Weg, der in Soi vom Adula-Hüttenweg abzweigt, das steile Val Soi ersteigt, um dann auf etwa 2000 m abzubiegen und den Sattel zwischen Forca di Casseo und Pizzo Forca zu erreichen. Dank Giuseppe Brenna wissen wir, dass dieser Weg einst "Santaron" (eine Variante von Sentiero) genannt wurde. Wir begehen diese interessante Route heute und sie stellt sich als relativ einfach heraus:
Von Soi/Grumaroi führt ein Weglein ins Bachbett, das man bis etwa 1500 m ersteigt, teilweise mit leichter Blockkraxelei. Dann auf die orografisch rechte Seite und dort über Gras und Gebüsch aufsteigen. Auf etwa 1850 m wieder ins Tal hinein und bis auf etwa 2000 m weiter. Bei einer weissen Marmorvene fängt der Santaron an. Es handelt sich um eine grasige und teilweise exponierte Rampe, die oben in einen Schutthang mündet, der zu P. 2432 führt.
Von hier dem Ziegenweglein folgend auf die Forca di Casseo. Wieder runter zum Sattel P. 2544. Aufwärts bis unter den Gipfelkopf des Uomo di Sasso, dann rechts auf einem Gemswechsel absteigend (exponierte Stellen), bis unter P. 2583 und in Kürze auf den Weg des Passo del Laghetto. Dann über die beiden Adulahütten zurück ins Val Soi.
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