La montagna al contrario. Gran Canyon
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Il Gran Canyon del fiume Colorado è una delle manifestazioni geoogiche più straordinarie dell'intero pianeta; l'innalzamento dell'Altopiano del Colorado ben oltre i 2000 metri ha costretto il fiume a scavarsi il proprio letto sempre più in profondità, creando un canyon di quasi 500 chilometri di lunghezza e profondo fino a 1500 metri. Le bianche scogliere alla sommittà hanno circa 200 milioni di anni, ma a forza di scavare il fiume ha messo in evidenza nella parte più profonda della gole delle rocce antiche di miliardi di anni, un vero libro multicolore della storia della terra.
Per l'escursionista il Gran Canyon è anche una singolare 'montagna rovesciata'. In auto o in bus si sale alla sommità di un grande altpiano fra i boschi di conifere e, d'improvviso, si apre una voragine gigantesca con pareti che precipitano a picco. Si parte dalla cima e si scende man mano verso il fiume per poi dover risalire, un'esperienza particolare ma che può anche provocare parecchi problemi, soprattutto per le temperature molto elevate (a phantom ranch, dove si campeggia sul fume, d'estate si superano i 40 gradi).
Noi scegliamo l'accesso più popolare al Canyon, cioé l'Angel Trail che scende dal versante meridionale ed è il sentiero meglio tenuto (quasi una mulattiera) e che, soprattutto, offre un po' d'ombra fino a inizio pomeriggio. Il nostro accompagnatore ci conduce all'inizio del sentiero poco prima delle sei: il primo tratto è spettacolare, una mulattiera intagliata della rocca che scende la ripida parete sul bordo. Dietro le rupi appare un sole rosso rubino, mentre il Canyon man mano si illunmina e si riempie di colori.
Dopo poco si apre la visione inquietante dell'intera discesa, le spire del sentiero che si avvolgono fra le ripide pareti, più giù la valle del torrente Angel si distende dolcemente; oltre la macchia verde di Indian Garden il pianoro di Tonto con il sentiero che conduce alla nosra prima meta, Plateau Point. Fa' ancora abbastanza fresco, la discesa è agevole e panoramica, superiamo i due punti di sosta (con toilette e acqua corrente) e alla fine dell'erta raggiungiamo Indian Garden, un vero paradiso di verde in corrispondenza della sorgente del fiume. Qui c'è acqua, posto per campeggiare, panchine, toilette, tutto organizzato perfettamente.
Al bivio per il Plateau Point un termometro e un cartello avvisano dei pericoli del calore, ogni anno sono parecchi gli incidenti. In effetti, anche se sono passate da poco le sette, sul sentiero che attraversa l'altopiano fa' già un bel caldo, presto ci troviamo in una vegetazione desertica di erbe spinose e cactus. Il percorso è pianeggiante e veloce e porta ad un punto di vista sorprendente, un roccione che sporge a picco sulla gola interna del Colorado, che scorre 400 metri più sotto. Panorama grandioso sulla gola e sul versante nord del canyon, questo posto vale davvero la visita.
Torniamo in breve a Indian Garden dove Kathia si merita una meritata pausa. Io invece imbocco il sentiero per Phantom Ranch che scende al fiume. Le dimensioni del posto sono tali che mancano ancora 400 metri di dislivello e quasi 5 km di distanza. Il sentiero segue dapprima il torrente, poi scende a risvolti un ripido pendio ficcandosi infine in una tortuosa gola di rocce rosso-brune fra alte pareti di roccia. Questi sono i famosi scisti di Vishnu che sembra abbiano 2 miliardi di anni riportati alla luce dallo scavare dal fume. Alla fine eccolo il responsabile di tutto questa meraviglia, il Colorado che serpeggia al fondo della gola in un ambiente selvaggio.
Qualche foto ed è ora di cominciare la salita alla cima...sono passate le nove e qui sotto fanno già 35 gradi. A destra il sentiero continua costeggiando il fiume per un paio di chilometri fino al ponte che conduce a Phantom Ranch dove è possibile accamparsi (con il permesso ovviamente). Il trail di due giorni scendendo dal South Kaibab trail e tornando dal Bright Angel è in effetti uno dei percorsi più interessanti del parco, pure di avere il tempo. Io invece risalirò dalla via di discesa.
Attacco a buon ritmo la salita, ma il caldo si fa' sentire nonostante ci sia ancora un po' d'ombra. C'è parecchia gente che sale e, incredibilmente, anche gente che scende ancora a quest'ora. Superata la parte più ripida il sentiero si allunga dolcemente verso Indian Garden, che mi accoglie con la sua ombra rinfrescante (anche se anche qui si superano i 30 gradi). Pausa, ricupero zaino e ripartiamo verso la cima...
Fa' un caldo soffocante, tutta la prima parte della salita è sotto un sole cocente. Cerchiamo di salire regolari, continuiamo a superare escursionisti che al primo accenno di ombra si fermano per prendere respiro. Poi iniziano le spire che risalgono la parete, il primo punto di sosta dove prendiamo di nuovo acqua, poi il secondo, su su verso il bordo del canyon che sembra non arrivare mai. In due ore e mezza di salita beviamo quasi quattro litri d'acqua! Finalmente un po' di ombra nella parte finale, le due gallerie scavate nella roccia e il bordo del baratro, dovo la civiltà di nuovo ci accoglie.
Nota tecnica. E' un percorso in sé non difficile se non fosse per il fatto che prima si scende e poi si sale e per il caldo che nei mesi estivi può essere veramente eccessivo; potendo scegliere settembre e ottobre sono certamente mesi migliori anche perché c'è meno gente. In piena estate il parco sconsiglia di scendere fino al fiume, limitandosi a plateau point ma sembra che lo fanno in tanti...In ogni caso partire prestissimo (si può scendere tranquillamente con la frontale) e bere molta acqua; c'è acqua nei due punti d'appoggi intermedi, a Indian Gaden e a Plateau Point.
Dal bordo a Indian Garden sono 7.5 km con 950 metri di dislivello, a Plateau Point altri 2,5 km praticamente piani. Per la discesa al fiume bisonga aggiungere 5 km e 400 metri di dislivello. Tutti da raddoppiare per l'A/R.
Ambiente grandioso, di una vastità sconosciuta nelle nostre montagne.
Nota organizzativa. Dall'Europa il Gran Canyon si raggiunge normalmente volando su Las Vegas o Phoenix, da entrambi sono circa 4-5 ore di macchina su buone strade. Ci si può oganizzare individualmente o utilizzare un tour operator come abbiamo fatto noi, anché perché la regione offre tutta una serie di grandi parchi nazionali (Monument Valley, Bryce, Zion, Yosemite) e quindi c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Per l'escursionista il Gran Canyon è anche una singolare 'montagna rovesciata'. In auto o in bus si sale alla sommità di un grande altpiano fra i boschi di conifere e, d'improvviso, si apre una voragine gigantesca con pareti che precipitano a picco. Si parte dalla cima e si scende man mano verso il fiume per poi dover risalire, un'esperienza particolare ma che può anche provocare parecchi problemi, soprattutto per le temperature molto elevate (a phantom ranch, dove si campeggia sul fume, d'estate si superano i 40 gradi).
Noi scegliamo l'accesso più popolare al Canyon, cioé l'Angel Trail che scende dal versante meridionale ed è il sentiero meglio tenuto (quasi una mulattiera) e che, soprattutto, offre un po' d'ombra fino a inizio pomeriggio. Il nostro accompagnatore ci conduce all'inizio del sentiero poco prima delle sei: il primo tratto è spettacolare, una mulattiera intagliata della rocca che scende la ripida parete sul bordo. Dietro le rupi appare un sole rosso rubino, mentre il Canyon man mano si illunmina e si riempie di colori.
Dopo poco si apre la visione inquietante dell'intera discesa, le spire del sentiero che si avvolgono fra le ripide pareti, più giù la valle del torrente Angel si distende dolcemente; oltre la macchia verde di Indian Garden il pianoro di Tonto con il sentiero che conduce alla nosra prima meta, Plateau Point. Fa' ancora abbastanza fresco, la discesa è agevole e panoramica, superiamo i due punti di sosta (con toilette e acqua corrente) e alla fine dell'erta raggiungiamo Indian Garden, un vero paradiso di verde in corrispondenza della sorgente del fiume. Qui c'è acqua, posto per campeggiare, panchine, toilette, tutto organizzato perfettamente.
Al bivio per il Plateau Point un termometro e un cartello avvisano dei pericoli del calore, ogni anno sono parecchi gli incidenti. In effetti, anche se sono passate da poco le sette, sul sentiero che attraversa l'altopiano fa' già un bel caldo, presto ci troviamo in una vegetazione desertica di erbe spinose e cactus. Il percorso è pianeggiante e veloce e porta ad un punto di vista sorprendente, un roccione che sporge a picco sulla gola interna del Colorado, che scorre 400 metri più sotto. Panorama grandioso sulla gola e sul versante nord del canyon, questo posto vale davvero la visita.
Torniamo in breve a Indian Garden dove Kathia si merita una meritata pausa. Io invece imbocco il sentiero per Phantom Ranch che scende al fiume. Le dimensioni del posto sono tali che mancano ancora 400 metri di dislivello e quasi 5 km di distanza. Il sentiero segue dapprima il torrente, poi scende a risvolti un ripido pendio ficcandosi infine in una tortuosa gola di rocce rosso-brune fra alte pareti di roccia. Questi sono i famosi scisti di Vishnu che sembra abbiano 2 miliardi di anni riportati alla luce dallo scavare dal fume. Alla fine eccolo il responsabile di tutto questa meraviglia, il Colorado che serpeggia al fondo della gola in un ambiente selvaggio.
Qualche foto ed è ora di cominciare la salita alla cima...sono passate le nove e qui sotto fanno già 35 gradi. A destra il sentiero continua costeggiando il fiume per un paio di chilometri fino al ponte che conduce a Phantom Ranch dove è possibile accamparsi (con il permesso ovviamente). Il trail di due giorni scendendo dal South Kaibab trail e tornando dal Bright Angel è in effetti uno dei percorsi più interessanti del parco, pure di avere il tempo. Io invece risalirò dalla via di discesa.
Attacco a buon ritmo la salita, ma il caldo si fa' sentire nonostante ci sia ancora un po' d'ombra. C'è parecchia gente che sale e, incredibilmente, anche gente che scende ancora a quest'ora. Superata la parte più ripida il sentiero si allunga dolcemente verso Indian Garden, che mi accoglie con la sua ombra rinfrescante (anche se anche qui si superano i 30 gradi). Pausa, ricupero zaino e ripartiamo verso la cima...
Fa' un caldo soffocante, tutta la prima parte della salita è sotto un sole cocente. Cerchiamo di salire regolari, continuiamo a superare escursionisti che al primo accenno di ombra si fermano per prendere respiro. Poi iniziano le spire che risalgono la parete, il primo punto di sosta dove prendiamo di nuovo acqua, poi il secondo, su su verso il bordo del canyon che sembra non arrivare mai. In due ore e mezza di salita beviamo quasi quattro litri d'acqua! Finalmente un po' di ombra nella parte finale, le due gallerie scavate nella roccia e il bordo del baratro, dovo la civiltà di nuovo ci accoglie.
Nota tecnica. E' un percorso in sé non difficile se non fosse per il fatto che prima si scende e poi si sale e per il caldo che nei mesi estivi può essere veramente eccessivo; potendo scegliere settembre e ottobre sono certamente mesi migliori anche perché c'è meno gente. In piena estate il parco sconsiglia di scendere fino al fiume, limitandosi a plateau point ma sembra che lo fanno in tanti...In ogni caso partire prestissimo (si può scendere tranquillamente con la frontale) e bere molta acqua; c'è acqua nei due punti d'appoggi intermedi, a Indian Gaden e a Plateau Point.
Dal bordo a Indian Garden sono 7.5 km con 950 metri di dislivello, a Plateau Point altri 2,5 km praticamente piani. Per la discesa al fiume bisonga aggiungere 5 km e 400 metri di dislivello. Tutti da raddoppiare per l'A/R.
Ambiente grandioso, di una vastità sconosciuta nelle nostre montagne.
Nota organizzativa. Dall'Europa il Gran Canyon si raggiunge normalmente volando su Las Vegas o Phoenix, da entrambi sono circa 4-5 ore di macchina su buone strade. Ci si può oganizzare individualmente o utilizzare un tour operator come abbiamo fatto noi, anché perché la regione offre tutta una serie di grandi parchi nazionali (Monument Valley, Bryce, Zion, Yosemite) e quindi c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Tourengänger:
blepori

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