Monte Forno o Gorio (2593 m)
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Il raggiungimento del Monte Gorio è il doveroso coronamento della salita ad uno degli alpeggi alti di Premia, l’Alpe Spotigene; oltretutto si tratta indubbiamente di una cima tra le più panoramiche dell’Ossola, il cui percorso si svolge in un luogo severo ed essenziale, privo di sentiero e segnaletica per buona parte dell’itinerario. Dopo una lunga e ripida salita tra le bastionate rocciose che precipitano su Premia, ci si trova infatti in un ambiente così aperto che dal basso non lo si immaginerebbe mai, sopra boschi di abeti e larici che in questa stagione hanno colori spettacolari.
Appena dopo la partenza da Altoggio, il sentiero al buio risulta di difficile individuazione, almeno fino all’incrocio con quello proveniente da Albogno; la bella mulattiera panoramica sale a tornanti per superare una scarpata rocciosa sino ad arrivare al pianoro dove è posto l'Oratorio della Madonna dell'Oro. Salgo sulla mulattiera lastricata ancora in ottime condizioni e poi supero un canale, passo di fianco ad una cappella posta su una cengia a picco sulla valle e, entrato nel bosco, trovo un bivio (a destra il cartello indica la via per Almaio) dove piego a sinistra (indicazioni su un masso per l'Alpe Praà). Proseguo su terreno ripido nella pecceta rimanendo sempre sulla dorsale, si incontrano dei ruderi e poi, a 1513 m (sulla sinistra), alcune baite; continuo la salita poggiando verso destra, raggiungendo una stalla posta poco sotto il prato di Spotigine e, dopo una ripida rampa, arrivo infine ai prati e alle baite dell’Alpe Spotigine.
Qui termina il sentiero segnalato (che continua in discesa verso Praà) e, per raggiungere il baitino posto appena fuori dal bosco, mi tocca superare un lariceto ed una malagevole pietraia per circa 300 m di dislivello. Dovrebbe esistere, da quanto ho poi appreso, un passaggio conosciuto dai locals che permette di superare questo tratto ma, non conoscendolo, mi sono dovuto arrangiare alla ricerca dei passaggi più agevoli, che in realtà molto agevoli non sono comunque, tribolando non poco fino al tappeto di rododendri che identifica l’ultima parte di uscita dal bosco. Arrivato al baitino, finalmente all’aperto, il percorso diventa evidente e, in diagonale verso sinistra ed in ultimo verso destra lungo un canalino erboso, prendo quota ripidamente sino all’uscita in cresta al Colle del Robbi. La vista di apre ora sul versante opposto del Lago di Agaro, dove sale la via normale. Qui, data l’esposizione ad ovest, la presenza di neve e ghiaccio mi consiglia prudenza: decido di legare Zeus al guinzaglio e calzare i ramponi per percorrere il traverso in ombra lungo il quale, nelle condizioni odierne, scorrono innumerevoli rivoli d’acqua di scioglimento. Lentamente guadagno quota e ritorno al sole, finché la neve sparisce e con un ultimo strappo raggiungo la cima.
La giornata è tersa e la vista sensazionale, il che mi permette di concedermi una lunga e rilassante pausa. Nel frattempo studio una possibile via per il ritorno: non essendo molto intenzionato a ripercorrere il traverso fatto in salita, opto per una discesa “in linea retta” per l’apparentemente facile pendio sotto la cima, erboso, soleggiato e soprattutto senza neve. In effetti non riscontro particolari problemi, se non un paio di saltini comunque facili che mi permettono di raggiungere il baitino prima di rituffarmi nel girone dantesco per tornare a Spotigine. Arrivato all’alpeggio, non senza le dovute imprecazioni, imbocco il già citato sentiero segnalato che scende verso Praà ed in seguito a La Scala, alpeggio posto in posizione estremamente panoramica. Tra strapiombanti pareti, con percorso spettacolare, raggiungo Pianez e poi Albogno, prima di ritornare ad Altoggio lungo il sentiero dell’andata.
In compagnia di Zeus, nessun altro in giro, giornata top!

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