Traversata Antigorio - Agàro per la Bocchetta dei Cavalli
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La Bocchetta dei Cavalli (da non confondersi con il quasi omonimo Passo dei Cavalli, situato vicino al Passo del Muretto), è un profondo intaglio della cresta a Nord della cima del monte Forno o Gorio. Si tratta di un valico secondario, non segnato sulle carte e noto solo a qualche locale, che mette in comunicazione il versante di Premia con quello di Agàro.
Era da tempo che volevo provare ad attraversare la cresta in quel punto, che attrae lo sguardo per la sua evidenza morfologica.
Di intagli così netti da queste parti ce ne sono pochi: impossibile pensare che, se è percorribile, non ci sia una storia, seppure minima. La storia a volte, quale che sia, si manifesta nell'esistenza di un nome.
Durante il giro precedente, all'Alpe di Vova abbiamo conosciuto il sig. Giuliano, dal quale abbiamo saputo il nome del passaggio. Ci ha anche detto che, sul lato di Agàro, c'è un "saltino" da superare...
Avvertenze
Percorso in parte senza sentiero. Occorre individuare a vista la posizione del valico, quotato (senza nome) 2304 m su IGM, sulla cresta tra l'anticima N del Monte Gorio, quota 2493 CNS, e la quota 2381 m.
Utile la corda.
Andata
Con Ferruccio parto dal parcheggio del municipio di Premia. Ci incamminiamo su strada asfaltata verso la bella frazione di Altoggio, dove inizia il sentiero segnalato per Almaiò, una splendida mulattiera in sasso che permette di superare un versante caratterizzato da ripide balze.
Ad Almaiò, posto su un ampio terrazzo panoramico, proseguiamo lungo il sentiero per Termine (La Balma sulle mappe).
Giunti a Termine proseguiamo verso NW in leggera discesa, seguendo le indicazioni per il Passo del Muretto. Poco dopo avere superato il ramo di destra del Rio di Fiume, si presenta un bivio. Noi saliamo a sinistra (NW; proseguendo dritti si arriva a Il Groppo) seguendo le indicazioni per Garnosa, fino ad uno spiazzo a circa 1850 m.
Qui abbandoniamo il sentiero e saliamo sulla massima pendenza il pendio erboso alla nostra sinistra (NW), da ultimo ripido, fino a giungere sul pianoro di Locciabona (senza nome ma quotata 1987 m sulla carta svizzera). La baita, utilizzata da cacciatori locali, è in buone condizioni ma è chiusa con lucchetto
Risaliamo liberamente il pendio di rododendri alle spalle dell'alpe fino a portarci alla base della parete della quota 2381 m. Con un traverso a sinistra (SW) su terreno erboso raggiungiamo il marcato intaglio della Bocchetta dei Cavalli, dove si apre all'improvviso un panorama mozzafiato sul versante di Agàro e le montagne del Devero.
Tempo: 4 ore
Ritorno
Un salto di circa 1,5 m, con pochi appigli, si presenta in quest'occasione bagnato. Passiamo quindi la corda in doppia dietro un masso incastrato e, utilizzandola per l'equilibrio, ci portiamo sul fondo del breve canalino erboso che scende dal passo in direzione NW. Arriviamo sul bordo di una vasta pietraia, che attraversiamo. Scendiamo quindi un pendio di rododendri fino al dosso di quota 2027 m. Ci caliamo sul ripido e imboscato fianco Ovest del dosso, dove, nell'intrico della vegetazione, si individua a tratti una traccia evanescente che aiuta a superare dei salti difficilmente intuibili. La traccia traversa quindi a destra (N) e si immette sul sentiero segnalato che collega il Lago di Agàro con il Passo di Topèra.
Scendiamo su sentiero a sinistra (W) e in breve siamo all'Alpe Topèra (1777 m). Siamo nelle terre dei Walser di Agàro e il cartello "bilingue", alla maniera di quelli di Salecchio, indica in Tupper l'altro nome del luogo, di cui Topèra (che la gente del posto pronuncia con l'accento sulla e - a dispetto di quanto riportato in cartografia) è probabilmente un'italianizzazione.
Fino qui circa 1:30 dalla Bocchetta dei Cavalli.
Dopo una breve pausa, scendiamo al Lago di Agàro su un comodo sentiero segnalato. L'ambiente è suggestivo per le cascate che scendono dai ripidi versanti e per le grandi pareti panciute di roccia scura, che portano alla mente immagini viste su cataloghi di destinazioni esotiche.
Impossibile non chiedersi come si presentasse allo sguardo dei visitatori la piccola comunità, le cui abitazioni ora giacciono sul fondo del lago e che era l'insediamento stabile più alto dell'Ossola, sacrificato in nome del "bene superiore della Nazione", ovvero la fame crescente di energia elettrica.
Il sentiero passa nei pressi del gruppo di baite all'estremità settentrionale del lago (località Spygher, 1601 m) e prosegue costeggiando la sponda destra fino alla diga.
Prendiamo quindi il sentiero per Croveo, che inizialmente scende sulla destra idrografica. Sul percorso si incontrano due vecchie cappelle con decorazioni molto semplici (e perciò più interessanti e più preziose di altre realizzazioni più "ricche" e rimaneggiate in tempi più recenti), in corso di ristrutturazione. Purtroppo parte degli affreschi originari è stata danneggiata...
Giunti ad un bivio, proseguiamo a sinistra (E) e guadiamo l'impetuoso emissario del lago di Agàro.
Una bella mulattiera, un tempo principale collegamento tra la comunità Walser di Agaro e il resto del mondo, porta in breve a Pioda Calva, alpeggio che pare del tutto abbandonato, con l'eccezione di una baita in fase di ricostruzione. Il terreno acquitrinoso e morbido davanti alle baite non deve trarre in inganno: l'alpe è costruito sul ciglio di una liscia parete, pericolosa per uomini e animali, che giustifica ampiamente il toponimo.
Proseguiamo fino ad un bivio, non segnato sulle mappe, dove noi seguiamo le indicazioni per Mollio e Suzzo, tralasciando per ragioni logistiche il percorso che scende a Croveo. Il sentiero è poco evidente perché la segnaletica scarseggia e la traccia si confonde con altre in una zona di terrazzamenti. Proseguendo in piano tra piante cadute verso SE, arriviamo comunque in breve ai ruderi imboscati di Saa da Mo'i, uno dei nuclei di quello che la mappa indica genericamente come Mollio Basso (si veda a questo proposito l'interessante relazione di adrimiglio sugli alpeggi di Croveo: link)
Davanti alle baite abbandonate ritroviamo il sentiero che traversa verso sinistra (E). Finita la zona dei castagni, la traccia, completamente soffocata dalla vegetazione, porta in breve su un torrente, dove si immette sul sentiero principale che porta da Croveo a Suzzo. I felceti bagnati però non sono finiti...
Giunti alle baite rimodernate di Cima Chioso, lasciamo il percorso segnalato che scende a Bevola, e proseguiamo a sinistra su una bella mulattiera, non segnalata, che sale sulla sinistra per poi traversare verso SE nel bosco.
Giunti alle baite di Beulino, su sentiero segnalato (una vecchia conoscenza: è quello della Pizzetta...) caliamo velocemente sulla frazione di Cresta.
Da Cresta, passando per Pioda, Rozzaro e Piazza, ritorniamo a Premia, punto di partenza di questo bel giro.
Tempi: 3:20 dall'Alpe Topera, poco più di 5 ore dalla Bocchetta dei Cavalli a Premia, soste comprese.
Link alla relazione di Ferruccio:
Era da tempo che volevo provare ad attraversare la cresta in quel punto, che attrae lo sguardo per la sua evidenza morfologica.
Di intagli così netti da queste parti ce ne sono pochi: impossibile pensare che, se è percorribile, non ci sia una storia, seppure minima. La storia a volte, quale che sia, si manifesta nell'esistenza di un nome.
Durante il giro precedente, all'Alpe di Vova abbiamo conosciuto il sig. Giuliano, dal quale abbiamo saputo il nome del passaggio. Ci ha anche detto che, sul lato di Agàro, c'è un "saltino" da superare...
Avvertenze
Percorso in parte senza sentiero. Occorre individuare a vista la posizione del valico, quotato (senza nome) 2304 m su IGM, sulla cresta tra l'anticima N del Monte Gorio, quota 2493 CNS, e la quota 2381 m.
Utile la corda.
Andata
Con Ferruccio parto dal parcheggio del municipio di Premia. Ci incamminiamo su strada asfaltata verso la bella frazione di Altoggio, dove inizia il sentiero segnalato per Almaiò, una splendida mulattiera in sasso che permette di superare un versante caratterizzato da ripide balze.
Ad Almaiò, posto su un ampio terrazzo panoramico, proseguiamo lungo il sentiero per Termine (La Balma sulle mappe).
Giunti a Termine proseguiamo verso NW in leggera discesa, seguendo le indicazioni per il Passo del Muretto. Poco dopo avere superato il ramo di destra del Rio di Fiume, si presenta un bivio. Noi saliamo a sinistra (NW; proseguendo dritti si arriva a Il Groppo) seguendo le indicazioni per Garnosa, fino ad uno spiazzo a circa 1850 m.
Qui abbandoniamo il sentiero e saliamo sulla massima pendenza il pendio erboso alla nostra sinistra (NW), da ultimo ripido, fino a giungere sul pianoro di Locciabona (senza nome ma quotata 1987 m sulla carta svizzera). La baita, utilizzata da cacciatori locali, è in buone condizioni ma è chiusa con lucchetto
Risaliamo liberamente il pendio di rododendri alle spalle dell'alpe fino a portarci alla base della parete della quota 2381 m. Con un traverso a sinistra (SW) su terreno erboso raggiungiamo il marcato intaglio della Bocchetta dei Cavalli, dove si apre all'improvviso un panorama mozzafiato sul versante di Agàro e le montagne del Devero.
Tempo: 4 ore
Ritorno
Un salto di circa 1,5 m, con pochi appigli, si presenta in quest'occasione bagnato. Passiamo quindi la corda in doppia dietro un masso incastrato e, utilizzandola per l'equilibrio, ci portiamo sul fondo del breve canalino erboso che scende dal passo in direzione NW. Arriviamo sul bordo di una vasta pietraia, che attraversiamo. Scendiamo quindi un pendio di rododendri fino al dosso di quota 2027 m. Ci caliamo sul ripido e imboscato fianco Ovest del dosso, dove, nell'intrico della vegetazione, si individua a tratti una traccia evanescente che aiuta a superare dei salti difficilmente intuibili. La traccia traversa quindi a destra (N) e si immette sul sentiero segnalato che collega il Lago di Agàro con il Passo di Topèra.
Scendiamo su sentiero a sinistra (W) e in breve siamo all'Alpe Topèra (1777 m). Siamo nelle terre dei Walser di Agàro e il cartello "bilingue", alla maniera di quelli di Salecchio, indica in Tupper l'altro nome del luogo, di cui Topèra (che la gente del posto pronuncia con l'accento sulla e - a dispetto di quanto riportato in cartografia) è probabilmente un'italianizzazione.
Fino qui circa 1:30 dalla Bocchetta dei Cavalli.
Dopo una breve pausa, scendiamo al Lago di Agàro su un comodo sentiero segnalato. L'ambiente è suggestivo per le cascate che scendono dai ripidi versanti e per le grandi pareti panciute di roccia scura, che portano alla mente immagini viste su cataloghi di destinazioni esotiche.
Impossibile non chiedersi come si presentasse allo sguardo dei visitatori la piccola comunità, le cui abitazioni ora giacciono sul fondo del lago e che era l'insediamento stabile più alto dell'Ossola, sacrificato in nome del "bene superiore della Nazione", ovvero la fame crescente di energia elettrica.
Il sentiero passa nei pressi del gruppo di baite all'estremità settentrionale del lago (località Spygher, 1601 m) e prosegue costeggiando la sponda destra fino alla diga.
Prendiamo quindi il sentiero per Croveo, che inizialmente scende sulla destra idrografica. Sul percorso si incontrano due vecchie cappelle con decorazioni molto semplici (e perciò più interessanti e più preziose di altre realizzazioni più "ricche" e rimaneggiate in tempi più recenti), in corso di ristrutturazione. Purtroppo parte degli affreschi originari è stata danneggiata...
Giunti ad un bivio, proseguiamo a sinistra (E) e guadiamo l'impetuoso emissario del lago di Agàro.
Una bella mulattiera, un tempo principale collegamento tra la comunità Walser di Agaro e il resto del mondo, porta in breve a Pioda Calva, alpeggio che pare del tutto abbandonato, con l'eccezione di una baita in fase di ricostruzione. Il terreno acquitrinoso e morbido davanti alle baite non deve trarre in inganno: l'alpe è costruito sul ciglio di una liscia parete, pericolosa per uomini e animali, che giustifica ampiamente il toponimo.
Proseguiamo fino ad un bivio, non segnato sulle mappe, dove noi seguiamo le indicazioni per Mollio e Suzzo, tralasciando per ragioni logistiche il percorso che scende a Croveo. Il sentiero è poco evidente perché la segnaletica scarseggia e la traccia si confonde con altre in una zona di terrazzamenti. Proseguendo in piano tra piante cadute verso SE, arriviamo comunque in breve ai ruderi imboscati di Saa da Mo'i, uno dei nuclei di quello che la mappa indica genericamente come Mollio Basso (si veda a questo proposito l'interessante relazione di adrimiglio sugli alpeggi di Croveo: link)
Davanti alle baite abbandonate ritroviamo il sentiero che traversa verso sinistra (E). Finita la zona dei castagni, la traccia, completamente soffocata dalla vegetazione, porta in breve su un torrente, dove si immette sul sentiero principale che porta da Croveo a Suzzo. I felceti bagnati però non sono finiti...
Giunti alle baite rimodernate di Cima Chioso, lasciamo il percorso segnalato che scende a Bevola, e proseguiamo a sinistra su una bella mulattiera, non segnalata, che sale sulla sinistra per poi traversare verso SE nel bosco.
Giunti alle baite di Beulino, su sentiero segnalato (una vecchia conoscenza: è quello della Pizzetta...) caliamo velocemente sulla frazione di Cresta.
Da Cresta, passando per Pioda, Rozzaro e Piazza, ritorniamo a Premia, punto di partenza di questo bel giro.
Tempi: 3:20 dall'Alpe Topera, poco più di 5 ore dalla Bocchetta dei Cavalli a Premia, soste comprese.
Link alla relazione di Ferruccio:
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