Ascensione...a piedi. Wilderness alla Cima di Pinadee
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Giorno dell'Ascensione, nostro Signore è salito in cielo volando (beato lui...), noi scarpinando. E perché non ci sia dubbio sull'ascensione scegliamo un percorso direttissimo che si avvicini alla salita verticale in cielo.
La scelta del due Luzzi + Lepori cade sulla cima di Pinadee: facilmente accessibile dalla Val Carassino, attraversata dal bel sentiero attrezzato che fa tutta la catena della cima di Bresciana, la cima di Pinadee ha uno scosceso versante che cade verticalmente (appunto...) sul terrazzo di Pradoir. L'inimitabile Giuseppe Brenna descrive un itinerario selvaggio che segue il grande canalone centrale, ma una vecchia carta mostra l'antico sentiero che risale il costone fino a quota 2057, dove su di un vertiginoso terrazzo si trova un bitino dei cacciatori (qui è passato ovviamente Zaza).
Ci avviamo nel fresco del mattino da Dangio lungo il bel sentiero marcato che conduce al terrazzo di Pradoir, cioé prato d'oro. Da subito i panorami sono splendidi, verso la Gana Bianca, il Pizzo Molare e, poco prima di Pradoir, sul Sosto, la montagna simbolo della Val di Blenio. Pradoir è un terrazzo splendido sospeso sulla val di Blenio, che fà da contraltare a quello ancora più bello di Pian Premestì, sul fianco Nord della Gana Bianca.
Qui finisce il bel sentiero e comincia l'avventura. Dalle ultime cascine seguiamo a destra il ben visibile sentiero che porta nel grande canalone che scende dalla cima; è sorprendetemente ben conservato, pur finendo di fatto nel nulla...Poco prima del canale deviamo a sinistra sul costone ripidssimo che fiancheggia il grande canale. Ci sono ancora i resti dell'antico sentiero, ma poco visibili e in parti coperti da rami. Questo tratto è veramente ripidissimo e richiede grande attenzione, si sale fra prati, bosco rado e salti di roccia che il sentiero evita in modo astuto (difficoltà T5). Le viste a picco sulla val di Blenio sono fantastiche.
Verso quota 1800 il costone si addolcisce leggermente e permette un'ascesa più agevole, in un magnifico panorama alpestre di prati e boschi di abete; si aggirano diversi passaggi rocciosi per uscire sulla costa in corrispondenza dell bidone dell'acqua del baitino, che si trova a sinistra una decina di metri più in basso. La baita è letteralmente sospesa sulla val di blenio, data la difficoltà del percorso di accesso ci si chiede chi salga ancora quassù a cacciare. Panorama fantastico anche sulla grande parete che separa Olivone dalla val Carassino.
Qui comincia la parte più complessa e impressionante del percorso. Si segue la cresta fino al momento in cui si impenna, poi si prende la traccia in leggera discesa che costeggia la parete che difende la parte sommitale. Lo si segue per un po', quando la traversata si fa' meno evidente si riprende a salire cercando il passaggio migliore per forzare la parete - noi ci siamo spostati un po' verso sinistra. Serve molto intuito e grande sicurezza, ci sono passaggi attrorno al II misti di roccia e erba, estremamente esposti. Non si raggiunge la cresta (che qui è impercorribile), ma appena possibile si torna verso destra salendo ripidamente fra prati e saltini di roccia fino a quando si riesce a entrare in un canale erborso che porta sulla cresta a monte del tratto roccioso.
Il panorama in questo punto è semplicemente fantastico, si è sospesi sulla valle di Blenio, in un ambiente di prati d'oro e grandi pareti di roccia che si perdono nel cielo. La parte finale è un po' meno impegnativa: si segue il costone erboso dove c'è una traccia di bestie raggiungendo una sella (qui abbiamo trovato un po' di neve). Di qui parte uno straordinario ed esposto sentierino che traversa ripidi prati e salti di roccia ed esce sulla cresta sommitale fra la Cima di Pinadee e la Bresciana. Ad una sella compare la visione straordinaria dell'Adula ancora ben innevata.
Poco prima dell'uscita prendiamo un ripido canale a sinistra che ci porta poco sotto la vetta. L'arrivo in cima è fantastico, tutto intorno le cime rilucono della neve primaverile, sotto di noi l'abisso da cui siamo ascesi. E' una grande felicità raggiungere questa cima per una via così ardua.
Dalla cima ci abbassiamo sul sentiero bianco e blu, poi traversiamo in quota in Val Carassino (ometti, non abbassarsi troppo) per raggiungere la Capanna Adula CAS, ancora immersa nel riposo invernale. Una rapida corsa giù per la val di Soi e siamo a Dangio, dove ci attende una meritata birra.
Commenti conclusivi. Giro di classe fra i più belli delle alpi ticinesi per il tipo di percorso e l'ambiente attraversato. Il persorso complessivo è logico, ma serve molto intuito per scovare i singoli passaggi, se si esce dal percorso il terreno è veramente impervio. Ci sono tantissimi passaggi di arrampicata sull'erba, spesso molto esposti, il terreno ripidissimo richiede estrema attenzione perché una scivolata sarebbe molto pericolosa. Una volta superati i primi salti una ritirata sarebbe estremamente difficile; percorso assolutamente da evitare con terreno umido.
La scelta del due Luzzi + Lepori cade sulla cima di Pinadee: facilmente accessibile dalla Val Carassino, attraversata dal bel sentiero attrezzato che fa tutta la catena della cima di Bresciana, la cima di Pinadee ha uno scosceso versante che cade verticalmente (appunto...) sul terrazzo di Pradoir. L'inimitabile Giuseppe Brenna descrive un itinerario selvaggio che segue il grande canalone centrale, ma una vecchia carta mostra l'antico sentiero che risale il costone fino a quota 2057, dove su di un vertiginoso terrazzo si trova un bitino dei cacciatori (qui è passato ovviamente Zaza).
Ci avviamo nel fresco del mattino da Dangio lungo il bel sentiero marcato che conduce al terrazzo di Pradoir, cioé prato d'oro. Da subito i panorami sono splendidi, verso la Gana Bianca, il Pizzo Molare e, poco prima di Pradoir, sul Sosto, la montagna simbolo della Val di Blenio. Pradoir è un terrazzo splendido sospeso sulla val di Blenio, che fà da contraltare a quello ancora più bello di Pian Premestì, sul fianco Nord della Gana Bianca.
Qui finisce il bel sentiero e comincia l'avventura. Dalle ultime cascine seguiamo a destra il ben visibile sentiero che porta nel grande canalone che scende dalla cima; è sorprendetemente ben conservato, pur finendo di fatto nel nulla...Poco prima del canale deviamo a sinistra sul costone ripidssimo che fiancheggia il grande canale. Ci sono ancora i resti dell'antico sentiero, ma poco visibili e in parti coperti da rami. Questo tratto è veramente ripidissimo e richiede grande attenzione, si sale fra prati, bosco rado e salti di roccia che il sentiero evita in modo astuto (difficoltà T5). Le viste a picco sulla val di Blenio sono fantastiche.
Verso quota 1800 il costone si addolcisce leggermente e permette un'ascesa più agevole, in un magnifico panorama alpestre di prati e boschi di abete; si aggirano diversi passaggi rocciosi per uscire sulla costa in corrispondenza dell bidone dell'acqua del baitino, che si trova a sinistra una decina di metri più in basso. La baita è letteralmente sospesa sulla val di blenio, data la difficoltà del percorso di accesso ci si chiede chi salga ancora quassù a cacciare. Panorama fantastico anche sulla grande parete che separa Olivone dalla val Carassino.
Qui comincia la parte più complessa e impressionante del percorso. Si segue la cresta fino al momento in cui si impenna, poi si prende la traccia in leggera discesa che costeggia la parete che difende la parte sommitale. Lo si segue per un po', quando la traversata si fa' meno evidente si riprende a salire cercando il passaggio migliore per forzare la parete - noi ci siamo spostati un po' verso sinistra. Serve molto intuito e grande sicurezza, ci sono passaggi attrorno al II misti di roccia e erba, estremamente esposti. Non si raggiunge la cresta (che qui è impercorribile), ma appena possibile si torna verso destra salendo ripidamente fra prati e saltini di roccia fino a quando si riesce a entrare in un canale erborso che porta sulla cresta a monte del tratto roccioso.
Il panorama in questo punto è semplicemente fantastico, si è sospesi sulla valle di Blenio, in un ambiente di prati d'oro e grandi pareti di roccia che si perdono nel cielo. La parte finale è un po' meno impegnativa: si segue il costone erboso dove c'è una traccia di bestie raggiungendo una sella (qui abbiamo trovato un po' di neve). Di qui parte uno straordinario ed esposto sentierino che traversa ripidi prati e salti di roccia ed esce sulla cresta sommitale fra la Cima di Pinadee e la Bresciana. Ad una sella compare la visione straordinaria dell'Adula ancora ben innevata.
Poco prima dell'uscita prendiamo un ripido canale a sinistra che ci porta poco sotto la vetta. L'arrivo in cima è fantastico, tutto intorno le cime rilucono della neve primaverile, sotto di noi l'abisso da cui siamo ascesi. E' una grande felicità raggiungere questa cima per una via così ardua.
Dalla cima ci abbassiamo sul sentiero bianco e blu, poi traversiamo in quota in Val Carassino (ometti, non abbassarsi troppo) per raggiungere la Capanna Adula CAS, ancora immersa nel riposo invernale. Una rapida corsa giù per la val di Soi e siamo a Dangio, dove ci attende una meritata birra.
Commenti conclusivi. Giro di classe fra i più belli delle alpi ticinesi per il tipo di percorso e l'ambiente attraversato. Il persorso complessivo è logico, ma serve molto intuito per scovare i singoli passaggi, se si esce dal percorso il terreno è veramente impervio. Ci sono tantissimi passaggi di arrampicata sull'erba, spesso molto esposti, il terreno ripidissimo richiede estrema attenzione perché una scivolata sarebbe molto pericolosa. Una volta superati i primi salti una ritirata sarebbe estremamente difficile; percorso assolutamente da evitare con terreno umido.
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