Anello in Valsolda.
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Viste le gelide temperature di questi giorni, decidiamo per una gita in Valsolda: esposta a Sud, riparata dal vento, sopra il lago ed a bassa quota. Dovremmo trovare un bel calduccio. Mai premesse furono tanto disattese. Arriviamo a Dasio ed appena scesi dall'auto ci rendiamo conto che anche qui fa un gran freddo. D'accordo siamo ancora in ombra ma...ci aspettavamo un po' più di tepore.
Saliamo per le vie del paese in direzione Nord puntando allo scenografico Sass di Mont, Monica si è infilata guanti e sottoguanti ma, cio nonostante, sembra molto sofferente.
Finalmente arriviamo al sole e la musica cambia, beviamo un po' di the, mangiamo qualcosa, togliamo uno strato di indumenti e ripartiamo molto più rilassati. Contorniamo il Sass di Mont in direzione delle Cime di Noga. Quella che non ci aspettavamo trovare è la neve, ce n'è un buon cinque centimetri che ricoprono tutto, evidentemente il vento molto forte da Nord degli scorsi giorni ne ha portata in abbondanza.
L'effetto è molto piacevole se non fosse che la neve ricopre il già alto strato di foglie di faggio onnipresenti rendendo ancora più complicato il procedere.
Usciti dal bosco, con i suoi segnavia sui tronchi, perdiamo ben presto il sentiero, la neve ha evidentemente ricoperto i segnavia a terra, comunque non è un gran problema: la pendenza non è eccessiva e facendo uno slalom fra roccette e vallette ci troviamo presto sulle Cime di Noga.
Da qui il panorama è veramente bello, il Sass di Mont che spiccava imponente sopra di noi alla partenza, ora si trova ai nostri piedi e dietro a lui spiccano i momti che fanno da corona alla Valle di Intelvi.
Proseguiamo salendo al vicino Monte Pradè poi ne discendiamo addentrandoci in una valletta che si rivela essere un'autentica ghiacciaia. Raggiungiamo l'Alpe Noresso e finalmente risaliamo rispuntando al sole.
C'è un intrico di sentieri, ad ogni bivio il criterio di scelta è: "stiamo al sole" e così dopo essere saliti per un pezzo ci rendiamo conto di essere un po' troppo a sinistra per raggiungere la bocchetta ad Ovest della Cima di Foiorina. Raggiungiamo un costone e da lì individuiamo bene il Torrione, sappiamo che il sentiero passa al di sotto, ci abbassiamo fra la neve che qui è abbondante e tanti alberi abbattuti. Finalmente ecco la traccia con i suoi segnavia che sale in mezzo ai pini mughi ricoperti dalla neve.
Arriviamo alla bocchetta e siamo accolti da un gelido vento proveniente da Nord. Un paio di foto e decidiamo di cercarci un angolo riparato dove fare la sosta pranzo. Oggi come genere di conforto, visto che è l'Epifania, abbiamo due ottimi cammellini di pasta sfoglia!
Ci fermiamo per quasi un'ora poi ripartiamo, scegliamo il sentiero sul versante meridionale evidentemente, facciamo il primo ed unico incontro della giornata: un escursionista con il suo cane.
Il panorama è di una bellezza incredibile, è una bella fortuna essere nati e vivere in questi luoghi: vi saranno montagne più scenografiche delle nostre ma panorami così eccezionali e da gustarsi salendo su quelli che in fondo sono monti di altezza modesta, non ve ne sono molti nel mondo.
Saliamo la Cima Mosè e la Cima dell'Oress, due semplici elevazioni della cresta e poi ci abbassiamo seguendo il sentiero in direzione della capanna Pairolo: dall'alto sembrerebbe aperta e un bel caffè creme ce lo meritiamo. Arriviamo alla capanna e dobbiamo constatare che, nonostante le finestre aperte, il rifugio è chiuso.Vabbè saliamo al Passo Pairolo, diamo un ultimo sguardo alle cime ad Ovest e ci abbassiamo in direzione dell'Alpe Puria di sopra che quasi si nasconde nel pendio disseminato di rocce. Da qui il sentiero fa un traverso in saliscendi verso occidente per poi abbassarsi ripido nella faggeta e raggiungere l'Alpe Puria inferiore.
Anche qui c'è un bel ghiaccio dappertutto, seguiamo le indicazioni per San Rocco e percorriamo il bel sentiero in saliscendi che corre a fianco del torrente, finalmente lo attraversiamo, risaliamo ad una stretta fra le rocce e ci abbassiamo sul versante meridionale, qui si passa fra placche e roccette a volte un po' esposte ma non difficili.
Finalmente siamo sulla strada sterrata che porta al Ponte di Bizzo, ora non ci resta che seguirla, passiamo sotto l'oratorio di San Rocco, di fianco al campeggio ed infine raggiungiamo Dàsio e la nostra auto, è quasi buio e sentiamo un paio di donnette commentare "Ma saranno mica tornati adesso dalla montagna".
Sempre bella la Valsolda, per quanto spesso ci si vada si trova sempre qualcosa di nuovo da vedere e da apprezzare.
Difficoltà: i sentieri nel bosco non presentano problemi visto che i segnavia sono abbondanti e si trovano sui tronchi. Fuori dal bosco e in presenza di neve ci può essere qualche difficoltà in più a reperire i segnali.
Il T3+ deriva più che altro dalla presenza di ghiaccio in questa stagione che richiede di procedere con una certa cautela, visto che spesso lo strato scivoloso è nascosto sotto le foglie di faggio più che abbondanti. Come sempre una piccozza e dei buoni scarponi non sono mai superflui.
Saliamo per le vie del paese in direzione Nord puntando allo scenografico Sass di Mont, Monica si è infilata guanti e sottoguanti ma, cio nonostante, sembra molto sofferente.
Finalmente arriviamo al sole e la musica cambia, beviamo un po' di the, mangiamo qualcosa, togliamo uno strato di indumenti e ripartiamo molto più rilassati. Contorniamo il Sass di Mont in direzione delle Cime di Noga. Quella che non ci aspettavamo trovare è la neve, ce n'è un buon cinque centimetri che ricoprono tutto, evidentemente il vento molto forte da Nord degli scorsi giorni ne ha portata in abbondanza.
L'effetto è molto piacevole se non fosse che la neve ricopre il già alto strato di foglie di faggio onnipresenti rendendo ancora più complicato il procedere.
Usciti dal bosco, con i suoi segnavia sui tronchi, perdiamo ben presto il sentiero, la neve ha evidentemente ricoperto i segnavia a terra, comunque non è un gran problema: la pendenza non è eccessiva e facendo uno slalom fra roccette e vallette ci troviamo presto sulle Cime di Noga.
Da qui il panorama è veramente bello, il Sass di Mont che spiccava imponente sopra di noi alla partenza, ora si trova ai nostri piedi e dietro a lui spiccano i momti che fanno da corona alla Valle di Intelvi.
Proseguiamo salendo al vicino Monte Pradè poi ne discendiamo addentrandoci in una valletta che si rivela essere un'autentica ghiacciaia. Raggiungiamo l'Alpe Noresso e finalmente risaliamo rispuntando al sole.
C'è un intrico di sentieri, ad ogni bivio il criterio di scelta è: "stiamo al sole" e così dopo essere saliti per un pezzo ci rendiamo conto di essere un po' troppo a sinistra per raggiungere la bocchetta ad Ovest della Cima di Foiorina. Raggiungiamo un costone e da lì individuiamo bene il Torrione, sappiamo che il sentiero passa al di sotto, ci abbassiamo fra la neve che qui è abbondante e tanti alberi abbattuti. Finalmente ecco la traccia con i suoi segnavia che sale in mezzo ai pini mughi ricoperti dalla neve.
Arriviamo alla bocchetta e siamo accolti da un gelido vento proveniente da Nord. Un paio di foto e decidiamo di cercarci un angolo riparato dove fare la sosta pranzo. Oggi come genere di conforto, visto che è l'Epifania, abbiamo due ottimi cammellini di pasta sfoglia!
Ci fermiamo per quasi un'ora poi ripartiamo, scegliamo il sentiero sul versante meridionale evidentemente, facciamo il primo ed unico incontro della giornata: un escursionista con il suo cane.
Il panorama è di una bellezza incredibile, è una bella fortuna essere nati e vivere in questi luoghi: vi saranno montagne più scenografiche delle nostre ma panorami così eccezionali e da gustarsi salendo su quelli che in fondo sono monti di altezza modesta, non ve ne sono molti nel mondo.
Saliamo la Cima Mosè e la Cima dell'Oress, due semplici elevazioni della cresta e poi ci abbassiamo seguendo il sentiero in direzione della capanna Pairolo: dall'alto sembrerebbe aperta e un bel caffè creme ce lo meritiamo. Arriviamo alla capanna e dobbiamo constatare che, nonostante le finestre aperte, il rifugio è chiuso.Vabbè saliamo al Passo Pairolo, diamo un ultimo sguardo alle cime ad Ovest e ci abbassiamo in direzione dell'Alpe Puria di sopra che quasi si nasconde nel pendio disseminato di rocce. Da qui il sentiero fa un traverso in saliscendi verso occidente per poi abbassarsi ripido nella faggeta e raggiungere l'Alpe Puria inferiore.
Anche qui c'è un bel ghiaccio dappertutto, seguiamo le indicazioni per San Rocco e percorriamo il bel sentiero in saliscendi che corre a fianco del torrente, finalmente lo attraversiamo, risaliamo ad una stretta fra le rocce e ci abbassiamo sul versante meridionale, qui si passa fra placche e roccette a volte un po' esposte ma non difficili.
Finalmente siamo sulla strada sterrata che porta al Ponte di Bizzo, ora non ci resta che seguirla, passiamo sotto l'oratorio di San Rocco, di fianco al campeggio ed infine raggiungiamo Dàsio e la nostra auto, è quasi buio e sentiamo un paio di donnette commentare "Ma saranno mica tornati adesso dalla montagna".
Sempre bella la Valsolda, per quanto spesso ci si vada si trova sempre qualcosa di nuovo da vedere e da apprezzare.
Difficoltà: i sentieri nel bosco non presentano problemi visto che i segnavia sono abbondanti e si trovano sui tronchi. Fuori dal bosco e in presenza di neve ci può essere qualche difficoltà in più a reperire i segnali.
Il T3+ deriva più che altro dalla presenza di ghiaccio in questa stagione che richiede di procedere con una certa cautela, visto che spesso lo strato scivoloso è nascosto sotto le foglie di faggio più che abbondanti. Come sempre una piccozza e dei buoni scarponi non sono mai superflui.
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