Un giretto in bellavista e altre ricognizioni
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Sono partito con due zaini e due obiettivi. Il primo l’ho raggiunto con grande mia soddisfazione mentre il secondo è stata solo una ricognizione che però ha portato qualche risultato in prospettiva.
La scorsa settimana….
Il primo obiettivo, adocchiato da tempo, era quello di fare un anello in MTB da Salorino a Bellavista e, dopo aver visto il poco che abbiamo su Hikr in materia ho pensato di fare una passeggiata (a piedi) per verificare la fattibilità della salita per la Via Corta e la discesa per la Valle dell’Alpe (Ciapei, Mattarello, Occiò). Ho parcheggiato a San Zenone, parrocchia di Salorino dove inizia la Via Corta; in antitesi con la Via Lunga che è quella asfaltata che raggiunge Bellavista, è appunto più corta ma poco dopo Somazzo la si abbandona per un sentiero sulla sx che costeggiando prevalentemente la ferrovia consente di visitare la Torretta, l’Eremo di San Nicolao e di affacciarsi lungo il cammino su Mendrisio, Riva San Vitale, il Ceresio, il San Salvatore e via dicendo. Mi sono reso conto subito che era impensabile salire di lì in MTB, almeno per me, non tanto per la pendenza che è comunque più alta della Via Lunga ma per il fondo che pur regalando tratti belli e percorribili per lo più è accidentato e durissimo. Girando sul Web non ho finora trovato relazioni di gente che l’abbia salita. Mi sono goduto la passeggiata e poi dopo Bellavista ho iniziato la discesa come ho detto prima visto che andava valutata anche quella. Sono rimasto un po’ perplesso perché dopo la Peonia il fondo si fa sassoso, acciottolato e sconnesso oltre a regalare 14 tornanti prima di giungere all’Alpe di Salorino. Camminavo provando ad immaginarmi in sella e scegliendo il percorso migliore, proprio come fossi in bici. Tra Mattarello e Occiò ho visto un’alternativa a dx che riportava a San Nicolao e ho scelto quella ma mi sono subito ricreduto perché il sentiero torna a salire duramente per aggirare una proprietà privata per cui l’ho escluso dai miei programmi MTB. Dopo San Nicolao ho fatto al contrario il percorso dell’andata e giunto a Somazzo ho individuato un ottimo parcheggio gratuito dove fare base per il giro MTB ma nel tornare a Salorino mi sono messo a cercare il fantomatico accesso al sentiero per raggiungere la Casa dei Pagani senza successo. Alberto Sordi direbbe: “…ma che te frega de la Casa dei Pagani…” né più né meno come disse “…ma che te frega de la povera signora…” nel film Il Vedovo ma a me “me frega”. Dopo aver letto le relazioni di mong e
danicomo che l’hanno raggiunta da Mendrisio Cantine vorrei provare la via descritta da Angelo Valsecchi in “Monte Generoso” pag.126 perché pur più difficile e rischiosa è molto più breve e oppone un dislivello minore ai 220 m con pendenza del 90% affrontata dai summenzionati. Così….
Oggi….
Dopo aver studiato e ristudiato il materiale di cui disponevo mi convinco di aggiungere un secondo obiettivo: la ricerca e possibilmente il percorrere il fantomatico sentiero per la Casa dei Pagani da Somazzo. Carico in auto la MTB con relativo zainetto leggero, uno zaino da montagna con due mezze corde da 25 m, cordini, imbrago, moschettoni e qualche rinvio nonché i ramponcini 4 punte (manco per fare l’Eiger!) e mi porto al più comodo parcheggio di Somazzo. Inizio la mia pedalata per la Via Lunga, su asfalto, con pendenza costante tra l’8,5 e il 9%, che in 8,2 km mi porta (veramente mi porto io!) alla stazioncina di Bellavista. Non vedo molto del percorso di settimana scorsa che concede molto di più a chi sale ma l’asfalto permette anche ad un ciclista della domenica come me di salire lassù. Non proseguo in alto per via del secondo obiettivo; comunque chi raggiunge la vetta del Generoso in bici da Bellavista in su dovrà mettere in conto un bel portage per via della mulattiera spesso infiorata da radici, sassi e saltini che solo i migliori pedalano. Dopo una piccola sosta inizio la discesa (12-13%) ritornando alla fine della Via Lunga (Hotel Peonia) e da lì comincio il mio downhill (parola grossa ma fa scena). Come ho già detto ci sono 14 tornanti di strada accidentata e sassosa ma dopo qualche tentennamento prendo confidenza col percorso e la perplessità si muta in divertimento. Certamente in alcuni punti è d’obbligo mettere giù entrambi i piedi come se avessi una antica draisina anziché una moderna MTB ma sono contento di me. Dopo Occiò il terreno migliora sempre più e anche il divertimento mollando i freni e azzardando qualche saltino. Arrivo a Somazzo confluendo con la Via Lunga dell’andata; vado al parcheggio. Cambio d’abito e di zaino, ripongo la bici e mi avvio verso gli accessi che, dopo studio, mi sembravano probabili che sono la Via Selvetta e la Via San Giuseppe. Inizio dalla prima il cui nome mi sembrava appropriato ma dopo qualche centinaio di metri mi arresto di fronte ad una vigna (come Valsecchi indica) ma recintata e senza varchi. Allora imbocco la Via San Giuseppe e mi imbatto in due gentili signore che si fanno in quattro per consigliarmi una via anche se sulle prime credono che io voglia trovare la casa della famiglia Pagani. Spiego loro qualcosa di Pagani, di Saraceni, di briganti ma non vedo accendersi alcuna lampadina. Ringrazio e mi avvio finché vedo una interpoderale con cartello Proprietà privata (altra indicazione di Valsecchi). Proseguo convinto di essere sulla via giusta ma entra in un boschetto; la salita si fa ripida tra alberi e rovi che oppongono una barriera quasi impenetrabile. Ma ecco, piego a sx e vedo un ciglio, un baratro si apre…ci siamo mi dico. Ci siamo sì ma il sentiero precipita nel precipizio; c’è un salto di 5 o 6 metri fattibile e a fronte la parete verticale su cui sta scritto in rosso 02. Vicino un cordino metallico che prosegue orizzontale lungo la parete senza apparenti appoggi mentre una freccia rossa indica di scendere uno scivolo terroso (senza cordino). Che fare? Della corda menzionata dal Valsecchi per una discesa verticale nessuna traccia (accidenti, il libro è del 1990...); potrei scendere con una delle mie corde ma dopo il salto c’è un tappeto di foglie inclinato pericolosamente verso lo scivolo prima di raggiungere lo strano cordino. Suona il mezzogiorno e la freschezza del mattino ormai è un lontano ricordo. Decido di rimandare…chissà, magari tornerò solo per questo presto al mattino, forse con un compagno…boh, vedrò. Torno con qualche difficoltà all’auto cercando di entusiasmarmi per il primo obiettivo raggiunto ma si sa…l’amaro resta. Pazienza, basta per oggi.
Nota: Alcune delle foto sono state scattate la scorsa settimana.
La difficoltà AD è solo per la discesa
Pillole….della giornata:
Scorsa settimana a piedi:
Dislivello 785m
Lunghezza totale 14,4 km
Tempo lordo 5h10’ (soste comprese)
Oggi MTB:
Dislivello 660m
Lunghezza totale 14,5 km
Tempo lordo 2h55’ (soste comprese) (Salita 1h40' Discesa 1h15')
Oggi HIKE:
Dislivello 65m
Lunghezza totale 1,5 km
Tempo lordo 45’ (soste comprese)

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