Monte Confinale - 3370 m
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Tempo fa, percorrendo il sentiero che dal Branca porta al Pizzini, il maltempo ci sorprese. Nuvole scure e minacciose ci spaventarono e ci fecero fare una gran corsa al riparo.
La sera stessa, in albergo, raccontando dell'accaduto alla nonna della famiglia che aveva in gestione la struttura, ci disse sorridendo: "potevate camminare tranquilli, quando le nuvole arrivano dal Confinale non scoppia mai il temporale!"
Quel giorno presi interesse su questa montagna che, talmente a ridosso del paese, nemmeno si vede da Santa Caterina. Come un'enorme colonna, assieme al Tresero, fa da porta di ingresso alla valle dei Forni e regala una vista completa a 360 gradi su tutte le cime più importanti della Valfurva e non solo.
Oggi posteggiamo l'auto al rifugio dei Forni (biglietto 3 euro per 24h) e seguiamo l'indicazione per il lago della Manzina. Percorriamo un lungo traverso tra radi pini cembri, poi una bella salita "ammortizzata" da estetici tornanti che, in breve, portano al lago. Alle spalle abbiamo il Tresero che resta in silenzio.
Qui incontriamo un signore che alloggia al nostro albergo. Indossa pantaloni di jeans, uno zaino minuto e cammina con passo costante appoggiandosi a due lunghi e massicci bastoni di legno. E' salito da S.Caterina e dice che tante volte ha tentato la salita al Confinale ma senza riuscirvi. Camminando solo, non si è mai fidato a proseguire oltre il lago, inoltre, considerata la sua età, teme possa essere il suo ultimo tentativo. Gli chiedo se vuole unirsi a noi. Da qui lo avremo come ottimo e disinvolto compagno di escursione fino al rientro.
Tutto è ben segnalato bianco e rosso ma, superato di poco il lago, i bolli si interrompono bruscamente. L'intenzione forse è quella di far confluire nel vallone giusto, poi saranno gli ometti a dire la loro. Da qui al bivacco, quindi alla vetta, il sentiero è un po' da intuire, ma comunque la direzione ormai evidente avendo a vista il nostro obiettivo. Si cammina su sfasciumi e sassi instabili. A circa cento metri dalla cima si devono usare le mani, evitare i sassi che non reggono e, a volte, chinare la testa per qualche passaggio obbligato. Poi, in ultimo, una lingua di neve sulla cresta somminatale aiuta la salita che si fa ora meno ripida.
La vista spazia dal Cristallo al Gran Zebrù, dal Cevedale al Tresero, Subretta, Bormio e... tanto altro.
Rientro per la via di salita.
Scendendo dal lago si ha la preziosa e costante compagnia del Tresero che, illuminato dal sole della sera, con il suo ghiacciaio pensile, i lunghi corsi d'acqua e canaloni, ora parla con noi.
Tourengänger:
paolo aaeabe

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