(Amedeo Dordi) Siamo di nuovo di fronte a momenti drammatici legati alle peculiarità geologiche e di organizzazione del nostro paese. Come tutti spero che dall’Hotel Rigopiano vengano estratte vive le persone sommerse dalla valanga ma, col rispetto che voglio ribadire per i morti e per i dispersi, ritengo sia indispensabile una riflessione da parte di chi si occupa, come me, di queste cose. Tanto tra dieci giorni tutto verrà dimenticato a accuratamente occultato dalle informazioni sui media.
Terremoto, valanghe, emergenza, protezione civile… e geologia, sì, geologia. Innanzitutto la pochezza e ignoranza della maggior parte della nostra classe politica, maggioranza ed opposizione. Assistiamo a cose vergognose, l’opposizione che cavalca la tigre in modo becero come ha fatto ad esempio (non solo) il leader della Lega Matteo Salvini, la maggioranza che si prodiga in “stiamo facendo, faremo, stiamo uniti…”, ma poi “passata la festa gabbato lo santo”. Vi posso dire ad esempio che il ministro Alfano (come Ministro degli Interni) ha ricevuto il precedente Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi ed anche l’attuale, manifestando grande interesse e disponibilità per la geologia, il dissesto idrogeologico, i terremoti, ecc… dicendo che si sarebbe prodigato. Risultato? Poco più di nulla! Mina direbbe “Parole, parole, parole, parole…”.
Sta per essere approvata una nuova legge sulle Norme Tecniche sulle Costruzioni (che riguarda la costruzione degli edifici, con particolare attenzione sulla sismicità) e la Commissione del Consiglio Superiore dei LLPP ha quasi bellamente escluso la parte geologica, un po’ anche per colpa del nostro rappresentante (unico tra molti ingegneri), Vittorio D’Oriano, che ai primi duri contrasti ha deciso di non partecipare più alle riunioni. Non voglio rendervi edotti dei problemi della politica geologica, in un paese che ha tutte le problematiche geologiche possibili, ma di un atteggiamento che riguarda tutti, dal Presidente del Consiglio al più umile dei lavoratori, al disoccupato. In Italia si fa sempre un gran parlare, senza cognizioni di causa, senza informazioni corrette (a volte pilotate politicamente), senza mai partecipare o fare qualcosa di concreto; è giusto aiutare chi è in difficoltà dopo un evento estremo ma non basta, un Paese Civile e sviluppato deve fare altro, prevenire, programmare!
Ad esempio in Regione Lombardia ci sono tutti gli strumenti per la prevenzione che vanno dalla “Componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio” ai “Piani di Emergenza Comunale”. Bene, ambedue sono non di rado dimenticati dalle amministrazioni comunali o meglio, valgono solo per gli interventi dei privati cittadini ma spesso non per le Amministrazioni, perché? Perché i Piani di Emergenza Comunali non vengono presentati alla popolazione, come d’obbligo dovrebbe essere fatto? Ho assistito alla presentazione del Piano di Emergenza Comunale di un comune della zona, vorrei capire perché c’erano solo dieci persone, delle quali due tecnici che presentavano il piano e un altro ero io, presente come osservatore; sbagliata informazione? Menefreghismo? Presentazioni programmata in un periodo errato? Un po’ di tutto questo.
Non entro nel merito di quello che è successo all’Hotel Rigopiano perché pur essendo un tecnico del settore non ho sufficienti informazioni voglio solo far capire che non è concepibile in un paese sentire dire “Non era mai successo”. Certi eventi hanno un tempo di ritorno (il tempo di ritorno è il tempo medio intercorrente tra il verificarsi di due eventi successivi di entità uguale o superiore ad un valore di assegnata intensità o, analogamente, è il tempo medio in cui un valore di intensità assegnata viene uguagliato o superato almeno una volta) di 200 o 500 anni; è naturale che nessuno abbia memoria, ma ci sono spesso dei documenti che testimoniano l’evento in passato. Insomma una corretta informazione da parte dei media e dei politici è fondamentale, così come fondamentale è la partecipazione dei cittadini al processo democratico, che vuol dire informarsi e portare informazioni, altrimenti si resta dei sudditi piagnucolosi e non si riesce ad evitare o a convivere con i rischi. Un altro tasto dolente è rappresentato dalla magistratura.
A tal proposito riporto quanto scrisse Amedeo Balbi scienziato, sulla prima sentenza dell’Aquila (http://www.ilpost.it/amedeobalbi/2012/10/23/dopo-la-sentenza-dellaquila/) “…in cui la classe politica ha rinunciato al compito di indicare strade serie e di lungo termine per la soluzione dei problemi, in cui le decisioni vengono prese sull’onda delle emergenze, nulla è pianificato, e i rischi vengono sottovalutati o ignorati fino a quando non è troppo tardi. Infine, un paese in cui, una volta che la situazione sia ormai ampiamente compromessa e ingovernabile, si ricorre alla magistratura per assegnare colpe e responsabilità, non solo sul piano giudiziario, come sarebbe normale, ma anche sul piano politico e morale. Insomma, da qualunque angolo lo si guardi, il quadro di un paese spacciato…”.
Penso anch’io che l’Italia sia un paese quasi spacciato perché una nazione che non investe nella scuola (la buona scuola è una farsa…chiedete a studenti e insegnanti), nella ricerca (siamo tra gli ultimi in Europa), nelle generazioni giovani (Poletti docet, le sue scuse? tardive), in cultura (di cultura si può anche vivere, con buona pace di Tremonti), è un paese spacciato.
Come si può invertire la rotta? In modo semplice, facendo bene il proprio lavoro, partecipando al processo democratico, limitando a due i mandati parlamentari e non saltando sul carro dei vincitori ad ogni elezione. Forse chiedo troppo, ma concordo sul detto “Il sonno della ragione genera mostri”.
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