Oggi, stando alla larga dalle zone a rischio pioggia, optiamo per un'esplorazione in Valle Antrona (mai vista). Si aggiungono Federico e Bruno. Bruno conosce ovviamente bene la valle e anche il Pizzo San Martino, avendolo salito in passato sia dal Campliccioli che da Vanzone. Per me e Fede un mondo nuovo, per Bruno una "nuova" sfida per rialzare l'asticella del dislivello vicino ai 1500m.
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Lasciata la macchina nei pressi della Diga di Campliccioli, q1360, si segue per l’Alpe Larciero. Risaliamo la strada (dal lato opposto al lago) di un centinaio di metri. Pieghiamo subito a W di nuovo verso il lago lungo un bel sentiero che cavalca dei vecchi binari di probabili carrelli da miniera. Attraverso gallerie e antri scavati nella roccia. Percorso tutto il bordo del lago (nei pressi del ponticello per superarne l’immissario) si punta a sinistra seguendo gli evidenti cartelli segnaletici sempre per l’Alpe Larciero, fino al bivio che indica San Martino/Alpe Valaverta (sentiero C21).
La traccia sale ripida in un bellissimo bosco di conifere e mirtilli, temperatura perfetta e nessun incontro umano da qui in poi. Sempre per ripidi tracciati, in ambiente selvaggio, raggiungiamo prima l’Alpe Valaverta Inferiore (q1797) e poi Superiore (q1974), entrambi in triste stato di abbandono. Ora il percorso si fa più rado ma sempre ben evidente anche grazie ai numerosi ometti. Si esegue un lungo traverso con leggera pendenza al cospetto della bastionata NW del Pizzo di Ton, portandosi infine alla base del canalone d’accesso al Passo di Valaverta. La traccia è intuibile (seppur moltiplicata in tante traccette non ufficiali) e sale sempre più ripida verso il piccolo valico. Nessuna difficoltà particolare, qualche piccolo saltino di roccia e tanta attenzione ai sassi.
Raggiunto il Passo di Valaverta q2558 è in arrivo la nebbia. Questo può essere un bene, da un lato, per non vedere il mostruoso precipizio presente sul lato sud (una laterale della valle Anzasca). Ora, il San Martino può essere salito per impavidi alpinisti sull’attrente cresta ENE (così a spanne un PD+ e III). Per noialtri si sceglie invece di aggirare la base della cima sul suo lato SE, fino alla Bocchetta (senza nome) della cresta SSE del San Martino (come ben spiega la foto di Tignoelino). Percorriamo in saliscendi una esile cengia, perdendo circa 50m di dislivello complessivamente. La suddetta cengia è prevalentemente facile e discretamente larga, in diversi punti però si assottiglia e presenta un’esposizione assai marcata, soprattutto negli ultimi 10m prima della Bocchetta q2560 (unico punto che valuterei T4).
Palina segnaletica e numerosi bolli bianco rossi mostrano la via finale per la cima, senza difficoltà, se non il superamento di qualche alto gradino roccioso (assisitito da corde fisse). Dopo 4h40’ pause incluse la grossa croce di vetta è raggiunta! Pizzo San Martino q2733. Bruno è contento per l’impresa di oggi e noi per lui.
Lunga pausa e ritorno per la stessa via, con molta attenzione alla cengia esposta.
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