Garzirola/Gazzirola - escursione ad anello da Bogno a Colla
|
||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Questa zona delle prealpi lariane è un po' fuori mano per un milanese come me, ma non mi è del tutto sconosciuta dato che qualche anno fa, quando non lavoravo ancora in questa gabbia di matti dove lavoro ora e riuscivo ad allenarmi con più costanza, salì fino al passo San Lucio in Mountain Bike, però dal versante italiano. Era da tempo che volevo tornare su queste montagne, stavolta per proseguire su quella lunga dorsale erbosa, che anni fa avevo solo ammirato e che ora volevo seguire fino a raggiungere la vetta del monte Garzirola.
Hikr è davvero una miniera di informazioni e quindi, per progettare questa mia uscita, mi sono basato su vari rapporti, tra cui quelli di , di e di
froloccone, e dopo aver preso un treno e due bus, arrivo in quel di Bogno, pronto ad iniziare il mio percorso: Garzirola (o Gazzirola visto che parto dal Ticino) à nous deux!
Dalla fermata dell'autopostale, in centro a Bogno, seguo le indicazioni ed attraverso il paesino su delle belle scalinate tra le case. Terminate le scale si prosegue sul sentiero, seguendo le indicazione per l'Alpe Cottino ed il Passo San Lucio. Il sentiero, come al solito nel sottoceneri, è ben battuto e piuttosto chiaro da seguire. A poco meno di metà strada tra Bogno e l'Alpe Cottino, si incontra quella che sembra una frana piuttosto estesa, ma il sentiero è stato ben ripristinato e non ci sono problemi di sorta per il passaggio. Proseguendo in questo bell'ambiente prealpino, si arriva piuttosto agevolmente fino all'Alpe Cottino, dove ho il mio primo incontro ravvicinato con le mucche di razza highlander e, successivamente, al Passo San Lucio, che si trova pochi minuti di cammino più in alto.
Come già notato anche da , lui tra l'altro è capitato durante la festa del San Lucio, questa sella è molto frequentata anche da escursionisti motorizzati, che salgono principalmente utilizzando la carrozzabile dal versante italiano. In effetti non è un bello spettacolo, ma anche questi escursionisti a più elevato impatto ambientale fanno "economia", e permettono al questo rifugio sulle alpi lariane di rimanere aperto.
Il tratto tra il San Lucio e la Croce, mi ricorda un po' la salita al Palanzone dalla bocchetta di Palanzo, qui le pendenze sono inferiori, ma il dislivello è costante fino alla croce e mette un po' alla prova il mio allenamento, che da quando son tornato dalle vacanze estive lascia un po' a desiderare. Salendo a pendenza quasi costante si supera il rifugio Garzirola, che da lontano sembra chiuso, e si arriva alla grande croce alla fine della salita. Arrivato alla croce trovo delle persone intente a rilassarsi ed a rifocillarsi, ed anche la coppia che mi seguiva a distanza qui si ferma e tira fuori le provviste dallo zaino. Per un attimo mi lascio ingannare: mi sembra di essere arrivato in cima; solitamente le croci vengono poste sulla sommita della montagna, ma non sul Garzirola. La cartografia non mente: nella posizione dove mi trovo non c'è la vetta, ma mi trovo sulla quota marcata 2075.1 m. Ed allora gambe in spalla e ci si dirige verso la "vera" sommita del Garzirola.
Lo scollinamento è piuttosto tranquillo ed anche divertente: dopo l'avventura delle Rochers de Naye provo un singolare piacere a marciare in mezzo alle nubi, ed anche oggi la mia meta è immersa tra le nuvole. In poco tempo raggiungo la cima di questa montagna piuttosto "agnostica": niente croce, solo un palo con attaccati numerosi segnavia. In cima sono solo, tiro fuori dallo zainetto i miei biscotti, l'acqua e mi godo... l'umidità che avvolge la sommità: unica compagnia un ometto di pietre al quale aggiungo anche il mio modestissimo contributo.
Riprendo il cammino dall'altro versante della vetta, seguo una traccia che si stacca in direzione ovest e che avanzando diventa sempre più ben definita e ben marcata, in direzione verso Pozzaiolo e il Passo di Pozzaiolo. Finalmente scendo sotto le nuvole e mi godo il panorama della val di Serdena e getto un occhio anche al Camoghè, che si trova proprio di fronte a me, ma che come il Garzirola è coperto dalla sua nuvoletta privata. Mi dico che su quet'altra montagna devo proprio salire, sempre che riesca a trovare il tempo.
Al Pozzaiolo incrocio due escursionisti di Chiasso che, dopo essere saliti sul Monte Bar, stanno ora salendo sul Garzirola, facciamo una brevissima sosta tanto per scambiarci impressioni sul percorso e poi proseguo verso il passo poche centinaia di metri più in basso. Dal passo in breve raggiungo l'alpe Pietrarossa e da lì scendo con la stretta sterrata "gippabile" fino alla località di Barchi di Colla. Ormai il giro è praticamente finito, la strada diventa decisamente carrozzabile e scendo a passo spedito verso l'abitato di Colla, decisamente in anticipo per prendere la corsa dell'autopostale. E quando incrocio una simpatica signora ticinese, in vena di scambiare qualche parola con l'escursionista solitario che scrive queste righe, non manca il tempo di fare tranquillamente quattro chiacchiere insieme, così come poi a Colla ci sarà il tempo per una meritata birretta.
Hikr è davvero una miniera di informazioni e quindi, per progettare questa mia uscita, mi sono basato su vari rapporti, tra cui quelli di , di e di

Dalla fermata dell'autopostale, in centro a Bogno, seguo le indicazioni ed attraverso il paesino su delle belle scalinate tra le case. Terminate le scale si prosegue sul sentiero, seguendo le indicazione per l'Alpe Cottino ed il Passo San Lucio. Il sentiero, come al solito nel sottoceneri, è ben battuto e piuttosto chiaro da seguire. A poco meno di metà strada tra Bogno e l'Alpe Cottino, si incontra quella che sembra una frana piuttosto estesa, ma il sentiero è stato ben ripristinato e non ci sono problemi di sorta per il passaggio. Proseguendo in questo bell'ambiente prealpino, si arriva piuttosto agevolmente fino all'Alpe Cottino, dove ho il mio primo incontro ravvicinato con le mucche di razza highlander e, successivamente, al Passo San Lucio, che si trova pochi minuti di cammino più in alto.
Come già notato anche da , lui tra l'altro è capitato durante la festa del San Lucio, questa sella è molto frequentata anche da escursionisti motorizzati, che salgono principalmente utilizzando la carrozzabile dal versante italiano. In effetti non è un bello spettacolo, ma anche questi escursionisti a più elevato impatto ambientale fanno "economia", e permettono al questo rifugio sulle alpi lariane di rimanere aperto.
Il tratto tra il San Lucio e la Croce, mi ricorda un po' la salita al Palanzone dalla bocchetta di Palanzo, qui le pendenze sono inferiori, ma il dislivello è costante fino alla croce e mette un po' alla prova il mio allenamento, che da quando son tornato dalle vacanze estive lascia un po' a desiderare. Salendo a pendenza quasi costante si supera il rifugio Garzirola, che da lontano sembra chiuso, e si arriva alla grande croce alla fine della salita. Arrivato alla croce trovo delle persone intente a rilassarsi ed a rifocillarsi, ed anche la coppia che mi seguiva a distanza qui si ferma e tira fuori le provviste dallo zaino. Per un attimo mi lascio ingannare: mi sembra di essere arrivato in cima; solitamente le croci vengono poste sulla sommita della montagna, ma non sul Garzirola. La cartografia non mente: nella posizione dove mi trovo non c'è la vetta, ma mi trovo sulla quota marcata 2075.1 m. Ed allora gambe in spalla e ci si dirige verso la "vera" sommita del Garzirola.
Lo scollinamento è piuttosto tranquillo ed anche divertente: dopo l'avventura delle Rochers de Naye provo un singolare piacere a marciare in mezzo alle nubi, ed anche oggi la mia meta è immersa tra le nuvole. In poco tempo raggiungo la cima di questa montagna piuttosto "agnostica": niente croce, solo un palo con attaccati numerosi segnavia. In cima sono solo, tiro fuori dallo zainetto i miei biscotti, l'acqua e mi godo... l'umidità che avvolge la sommità: unica compagnia un ometto di pietre al quale aggiungo anche il mio modestissimo contributo.
Riprendo il cammino dall'altro versante della vetta, seguo una traccia che si stacca in direzione ovest e che avanzando diventa sempre più ben definita e ben marcata, in direzione verso Pozzaiolo e il Passo di Pozzaiolo. Finalmente scendo sotto le nuvole e mi godo il panorama della val di Serdena e getto un occhio anche al Camoghè, che si trova proprio di fronte a me, ma che come il Garzirola è coperto dalla sua nuvoletta privata. Mi dico che su quet'altra montagna devo proprio salire, sempre che riesca a trovare il tempo.
Al Pozzaiolo incrocio due escursionisti di Chiasso che, dopo essere saliti sul Monte Bar, stanno ora salendo sul Garzirola, facciamo una brevissima sosta tanto per scambiarci impressioni sul percorso e poi proseguo verso il passo poche centinaia di metri più in basso. Dal passo in breve raggiungo l'alpe Pietrarossa e da lì scendo con la stretta sterrata "gippabile" fino alla località di Barchi di Colla. Ormai il giro è praticamente finito, la strada diventa decisamente carrozzabile e scendo a passo spedito verso l'abitato di Colla, decisamente in anticipo per prendere la corsa dell'autopostale. E quando incrocio una simpatica signora ticinese, in vena di scambiare qualche parola con l'escursionista solitario che scrive queste righe, non manca il tempo di fare tranquillamente quattro chiacchiere insieme, così come poi a Colla ci sarà il tempo per una meritata birretta.
Tourengänger:
Mapuche

Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (3)