Il ciliegio e l'Alpe Devero
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Quando eravamo bambini, una delle nostre bravate preferite era quella di andare a rubare le ciliegie.
Previo sopralluogo diurno, al calare delle tenebre entravamo in azione, scavalcando i muri di cinta delle ville salivamo come gatti sugli alberi, poi, appollaiati come merli piluccavamo i preziosi frutti fino alla nausea, dando credito al detto che “una ciliegia tira l'altra”.
Ieri mentre percorrevo il meraviglioso altopiano del Sangiatto immerso nei miei pensieri ho trovato un'assonanza marcata con quella situazione vissuta in giovinezza e ho pensato che l'Alpe Devero è paragonabile ad un ciliegio, quando inizi a fare escursionismo in questa zona, non smetteresti più proprio come accadeva con le ciliegie...
Sabato sera squilla il telefono, il Boss chiama e mi propone un itinerario di mio grande interesse che a malincuore mi tocca declinare a causa di una ricaduta fisica.
Sono consapevole che in queste condizioni ho solo una possibilità riguardante un'escursione con dislivello contenuto, su buoni sentieri con possibilità di ripiego in caso dell'aggravarsi della situazione, il “Grande est” del Devero fa il caso mio.
Alle 7:30 sono a Cologno, nemmeno un anima, parcheggio nel mio posto preferito, la curva prima del posteggio a pagamento... con una temperatura di 12° inizio la salita su buona traccia che entra nella valletta in direzione dell'Alpe Fontane, raggiunta l'alpe capisco di aver fatto bene a non essere andato con Roby, il ginocchio inizia già a lamentarsi...ma ormai pochi metri mi separano dalle praterie del Sangiatto.
Scollino a quota 2040 m. in uno scenario da cartolina, all'orizzone in direzione nord il massiccio dell'Arbola che funge da mia stella polare, dietro di me l'imponente gruppo Cistella-Diei che mi offre protezione, sul lato sinistro la lunga e affascinante catena che si estende dalla Val Deserta alla Val Buscagna teatro di ascensioni impegnative effettuate in passato, mentre sul lato destro mi fanno da quinta il Sangiatto e il Corbernas.
I primi raggi di sole fanno capolino tra le fronde dei larici e i copiosi marmottini ancora indisturbati ne approfittano per girovagare liberamente, mentre io colgo l'occasione per immortalare le cime che si specchiano nel lago sup. del Sangiatto.
Proseguo indisturbato fino alla Corte Corbernas animata da una bella mandria di giovenche, da quanto tempo non solco questo sito di unica bellezza, mi viene addirittura il dubbio di esserci stato solo con le racchette in inverno.
Mantenendo sempre la direzione nord arrivo al ponticello dell'Alpe della Valle, qua le condizioni meteo peggiorano improvvisamente, inizia a gocciolare; dopo un approfondito esame della situazione meteo-fisica decido di abortire la gita scendendo al Lago di Devero, ma dopo avere percorso circa 300 metri vengo colpito da un raggio di sole, lo interpreto come un segno propiziatorio, quindi torno sui miei passi e proseguo la risalita all'Alpe della Satta, punto più elevato dell'escursione 2230 m.
La decisione di continuare si rivela azzeccata ora splende un caldo sole, dal Lago del Forno si alzano in volo quattro anitre selvatiche, mai viste a queste quote, probabilmente anche loro avevano voglia di fresco. Dopo diverse ore di cammino scorgo delle presenze umane, si tratta di un gruppetto di bikers che percorrono in senso inverso la mia escursione e con stupore noto quante chiazze di neve sono ancora presenti malgrado la quota modesta.
All'Alpe Forno inf. inverto il senso di marcia scendendo a Canaleccio, dove decido per una meritata sosta. Riparto alla volta di Crampiolo presa letteralmente d'assalto dai turisti, come un cervo disturbato m'infilo lestamente nel lariceto in direzione Corte d'Ardui.
Giunto a Devero mi gioco il secondo asso anti-turisti, prima di guadare il ponticello in legno, svolto a sinistra e scendo sull'eccellente sentiero semi sconosciuto, ripristinato inizialmente l'anno scorso e terminato quest'anno che offre la possibilità di scendere a Cologno senza transitare sulla strada asfaltata, ma rimanendo sul lato orografico sinistro del torrente.

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