Passo del San Gottardo (2091 m) e Cima 2109 - Skitour
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Oscilliamo perennemente tra la glorificazione di un qualche simbolo e l’iconoclastia, come magneti attirati ora da un polo ora dall’altro, a seconda del momento, dello stato d’animo o delle influenze che riceviamo. A volte si tratta di simboli innocui, altre volte di qualcosa che può far male, se non a noi stessi, ad altre persone. Lo stesso vale anche nel caso opposto, nella cancellazione dei simboli, propri o altrui.
Quello odierno - dipende sempre da che angolazione lo si guarda - almeno per me è un simbolo di unione, tra il mondo latino e quello germanico. Un luogo frequentatissimo d’estate (e non solo dagli amanti della montagna!), che in questa stagione assume le forme di un vero e proprio deserto bianco, quasi una tundra d’alta quota.
Ci avevo provato l’anno scorso, ma per via della farraginosità dell’attrezzatura che utilizzavo all’epoca, avevo dovuto interrompere. Oggi ci riprovo, anche se a me non importa alcunché di quelle supposte rivincite contro se stessi o contro una montagna: sappiamo già dentro di noi quale sia la nostra via, indipendentemente da ogni rivincita, e le montagne hanno ben altro da fare che badare alle nostre piccolezze.
In ogni caso, parto dalla zona caserme situata sopra Airolo (Fondo del Bosco, 1295 m) e dopo aver percorso un tratto di strada con gli sci in spalla per mancanza di neve, al terzo tornante abbandono la strada e comincio la salita sulla neve. Al Motto Bartola mi ritrovo in cima alla collina, più in alto delle infrastrutture militari che aggiro scendendo a sinistra, sperando di non ricevere qualche tiro d’artiglieria o una qualche fucilata (noto poi con piacere che i militari sono tutti nelle caserme più in basso, qui tira aria di smobilitazione, momentaneamente). In molti punti, ove possibile, taglio i tornanti della strada della Tremola: questo mi porta ad affrontare delle ripide salite, con l’alzatacco posizionato nell’ultima posizione, quella più performante in questi casi. Queste salite giustificano a mio giudizio il PD, che sarebbe invece esagerato seguendo pedissequamente la strada. Alla quota 1938 salgo quasi diretto sul costone che sovrasta un bel canalino: nella parte terminale devo togliere gli sci, legarli allo zaino e salire sulle rocce affioranti con l’aiuto delle mani (I). Superato questo passaggio mi ritrovo sull’elevazione quotata 2109 (ma non nominata sulla CNS), proprio di fronte al Passo del San Gottardo, meta odierna. Negli ultimi tempi ho appreso - da scialpinisti ben più esperti di me - che non è un disonore togliere gli sci, quando serve: infatti per scendere da questo colle bisogna superare ancora una piccola fascia di roccette affioranti, senza sci. Poi una breve discesa pellata, un passaggio su di un ponte, una breve risalita sul tratto terminale della strada della Tremola ed eccomi finalmente al luogo-simbolo della Via delle Genti: il Passo del San Gottardo (2091 m). Pace, tranquillità e caldi raggi di sole! Birretta obbligatoria e qualche snack, relax, preparazione degli sci e poi discesa su neve inizialmente passabile, tagliando quasi tutti i tornanti fino all’uscita dalla gola della Val Tremola (Ponte di Mezzo), successivamente su neve estremamente trasformata, a tratti ghiacciata, a tratti cemento. In ogni caso, il Passo del San Gottardo volevo raggiungere, ed il Passo ho raggiunto, con gran soddisfazione!

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