Lago Ritóm (1850 m) e Pian di Lecc (q.1990 m): addio alla polvere tra valanghe e zoccoli ineludibili
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Questa escursione normalmente non l’avrei pubblicata perché a livello di relazione pura non aggiunge niente a quanto già si sa della regione di Piora. Se lo faccio è solo per due motivi: per le foto, che mi sembrano gradevoli e, soprattutto, per evidenziare che con grado 3 di pericolo di valanghe (marcato) non è il caso di esporsi.
L’obiettivo di giornata era raggiungere il Lago Ritóm e poi sul posto valutare se fosse il caso di passare sotto il Camoghè per eventualmente poi salire verso il Lago Tom.
Già alla partenza da Altanca mi accorgo che le condizioni della neve non sono quelle tipiche del 23 dicembre: semmai del 23 marzo! Neve bagnata già di suo (il giorno precedente in loco ha piovuto fino a oltre 1800 metri), che subisce poi l’attacco dei raggi di un sole quasi primaverile (previsti 5 gradi a 2000 metri, con una risalita termica di 12-13 gradi rispetto ai giorni precedenti). Salendo dal sentiero estivo in direzione di Valle l’inversione termica si fa più possente, arrivato al Ritóm sono in un bagno di sudore. Fortunatamente da Valle in su vengo superato da una coppia di giovani urani che batte la traccia anche per me. Alla diga del Ritóm, però, le strade si dividono. Loro, prudenzialmente, attraversano la diga, ed io, invece, decido, vista la situazione - sono già cadute molte valanghe sulla strada che affianca il lago sotto il Camoghè, quindi i pendii sovrastanti dovrebbero essere abbastanza scarichi - di passare sotto le forche caudine. Qualche piccola valanga si stacca tuttora, ma non raggiunge la strada sulla quale passerò io. Qui però cominciano i primi problemi di zoccolo: sotto le pelli si attacca un possente strato di neve, alto una ventina di cm e non se ne va in alcun modo. La salita verso il Lago Tom è penosa, il peso che alzo ad ogni passo è sempre più ingente, in queste condizioni la salita non è godibile (e sospetto che anche la discesa sarà altrettanto…). Decido quindi a Pian di Lecc di tornare sui miei passi: mi creo un angolino di neve battuta, spello e inizio la breve discesa che mi porterà sulle rive del Ritóm. Qui, sempre attento a quello che potrebbe scendere dai pendii del Camoghè, mi dirigo verso la diga e da lì decido di scendere dalla strada anziché dal sentiero del mattino. Passata la seconda galleria (senza sci) sento un fragore sordo. A 100 metri da me, una valanga di grosse dimensioni seppellisce la strada sulla quale dovrei passare io ed arriva, più in basso, a coprire anche la traccia del mattino (sic!). Mi do da fare per valicare altre piccole valanghe che invadono la strada prima di questa, ma senza pelli è un’impresa ardua. Comunque passo la zona pericolosa indenne e da qui comincio a spingere su di una neve che non fa scivolare, anzi ti attacca al suolo. Appena dopo la stazione di monte della funivia del Ritóm, miracolosamente vengo, per la seconda volta in giornata, ri-superato dai due giovani urani, che battono per me anche la traccia di discesa. Nei loro binari si fa lo stesso fatica, ma lo scorrimento è leggermente maggiore. Arrivo all’auto con due blocchi di cemento al posto dei muscoli delle cosce. Mi consolo effettuando le operazioni di pulizia sci, pulizia scarponi, e anche un frugale pasto, a torso nudo, visto che l’intensità dei raggi solari è pari a quella dell’estate californiana. Una giornata atipica che però ha elargito anch’essa il suo insegnamento.
E dopo la lezione della montagna, un augurio a tutti gli amici di Hikr per un felice Natale ed un 2012 pieno di fantastiche cime e ricco di rilassanti gite!

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