Levanna Orientale 3555 m
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Le Levanne: montagne simboliche per la Valle dell'Orco, ma la via più semplice, almeno per l'Orientale parte dalla Valgrande di Lanzo Torinese.
Dopo aver raggiunto il Rifugio Daviso 2280 m il giorno prima, si parte all'alba, unici oggi a salire, e solo i secondi questa stagione.
Si capisce che ormai sono montagne da escursionismo/alpinismo di ricerca o avventura, frequentate in altre epoche, ma cadute completamente nell'oblio nel frattempo.
Rapidi ( si fà per dire ) si risale l'erboso sentiero che conduce al Colle della Fea 2608 m, a sinistra parte il segnavia per il Colle della Piccola, che prontamente si abbandona quando esso punta a destra in traverso. Noi proseguiamo sulla ripida morena, sui 2700 di quota ritrovo il mio ometto ad arco, fatto il giorno prima.
Arrivati oltre i 2800 m di quota siamo sull'orlo del nevaio ( o ghiacciaio già ).
Calzati i ramponi saliamo abbastanza spediti fino alla conca glaciale superiore.
Qui occhio di falco Sam individua tra le rocce un bel quadrato rosso. Ma come scopriremo poi, non c'entra un bel niente con la via, ma sono vecchie misurazione di glaciologi, già viste altrove.
Seguitiamo comunque ignari questa via, confortati quà e là da alcuni ometti. Peccato che sia molto laboriosa, infatti è tutto un togli e mettere ramponi per via dell'alternarsi di neve e roccia.
Arrivati a 3150 m circa, finalmente si può fare con i ramponi un lungo tratto ascendente da Sud-Ovest a Nord-Est, passando da un isolotto detritico dove è presente un paletto di legno ( primo palo 3250 m ), quindi si arriva alla base del crestone sud, dove a 3290 m è posta la targa del Santo-Alpinista Leonardo Murialdo.
Qui sulla destra, nel versante est, parte l'esposta cengia ascendente che è il passaggio chiave.
Risaliti sul costone superiore, si vede la situazione più chiaramente. C'è uno spesso nevaio che lascia libero giusto un paio di metri in media, sull'orlo del burrone che è a destra. Ed è proprio questo orlo che bisogna percorrere, dapprima verso nord, poi verso Nord-Est, finchè arriviamo al secondo palo in legno a quota 3400 m. Dal palo si cambia direzione e si risale a sinistra tra rocce sfasciate, puntando a un intaglio sulla cresta, arrivati qui, si risale verso destra ( nel versante sud ), fino a risalire sui costoni sommitali. Qui abbiamo verso destra l'irrangiungibile ( per noi ) cima principale e a sinistra la cima storica di soli 5 metri più bassa, con croce e targa. Può bastare per oggi.
La discesa avverrà per stessa via fino alla Targa Murialdo e al paletto inferiore.
Da qui, vista dall'alto una possibilità di fare un largo giro sul ghiacciaio senza mai togliere i ramponi, ne approfittiamo, utilizzando solo per il primo ripido traverso la becca della piccozza. La via passa sotto il Pas de l'Arc e poi lambisce il tratto con ghiaccio vivo già fuori, per poi ricongiungersi alla via dell'andata e discendere anche l'ultimo nevaio inferiore fino a 2800 m circa. Con questa soluzione abbiamo risparmiato un ora almeno.
Quindi giù al rifugio Daviso a bere qualcosa e a mostrare le foto dell'impresa.
La discesa verso il fondovalle sarà allettata dal languorino per la pizza e la fresca birra che ci aspetta in una pizzeria del fondovalle. Ma proprio quando i succhi gastrici si preparavano psicologicamente ad accogliere la saporita pietanza, avviene l'irreparabile: abbiamo dimenticato il telefono sul tavolo del rifugio. Dramma !!
Risalire di 500 m+ con lo zaino pesante , giammai.
Lascio scendere Sam verso l'auto e io da solo e senza pesi faccio la risalita in stile skyrunner scoppiato. E' inutile dire che a missione compiuta sono arrivato in paese poco prima della mezzanotte. La pizza può attendere :-))
Tempi e dislivelli sono comprensivi della risalita di 500 metri per il ricupero del cellulare.
Dopo aver raggiunto il Rifugio Daviso 2280 m il giorno prima, si parte all'alba, unici oggi a salire, e solo i secondi questa stagione.
Si capisce che ormai sono montagne da escursionismo/alpinismo di ricerca o avventura, frequentate in altre epoche, ma cadute completamente nell'oblio nel frattempo.
Rapidi ( si fà per dire ) si risale l'erboso sentiero che conduce al Colle della Fea 2608 m, a sinistra parte il segnavia per il Colle della Piccola, che prontamente si abbandona quando esso punta a destra in traverso. Noi proseguiamo sulla ripida morena, sui 2700 di quota ritrovo il mio ometto ad arco, fatto il giorno prima.
Arrivati oltre i 2800 m di quota siamo sull'orlo del nevaio ( o ghiacciaio già ).
Calzati i ramponi saliamo abbastanza spediti fino alla conca glaciale superiore.
Qui occhio di falco Sam individua tra le rocce un bel quadrato rosso. Ma come scopriremo poi, non c'entra un bel niente con la via, ma sono vecchie misurazione di glaciologi, già viste altrove.
Seguitiamo comunque ignari questa via, confortati quà e là da alcuni ometti. Peccato che sia molto laboriosa, infatti è tutto un togli e mettere ramponi per via dell'alternarsi di neve e roccia.
Arrivati a 3150 m circa, finalmente si può fare con i ramponi un lungo tratto ascendente da Sud-Ovest a Nord-Est, passando da un isolotto detritico dove è presente un paletto di legno ( primo palo 3250 m ), quindi si arriva alla base del crestone sud, dove a 3290 m è posta la targa del Santo-Alpinista Leonardo Murialdo.
Qui sulla destra, nel versante est, parte l'esposta cengia ascendente che è il passaggio chiave.
Risaliti sul costone superiore, si vede la situazione più chiaramente. C'è uno spesso nevaio che lascia libero giusto un paio di metri in media, sull'orlo del burrone che è a destra. Ed è proprio questo orlo che bisogna percorrere, dapprima verso nord, poi verso Nord-Est, finchè arriviamo al secondo palo in legno a quota 3400 m. Dal palo si cambia direzione e si risale a sinistra tra rocce sfasciate, puntando a un intaglio sulla cresta, arrivati qui, si risale verso destra ( nel versante sud ), fino a risalire sui costoni sommitali. Qui abbiamo verso destra l'irrangiungibile ( per noi ) cima principale e a sinistra la cima storica di soli 5 metri più bassa, con croce e targa. Può bastare per oggi.
La discesa avverrà per stessa via fino alla Targa Murialdo e al paletto inferiore.
Da qui, vista dall'alto una possibilità di fare un largo giro sul ghiacciaio senza mai togliere i ramponi, ne approfittiamo, utilizzando solo per il primo ripido traverso la becca della piccozza. La via passa sotto il Pas de l'Arc e poi lambisce il tratto con ghiaccio vivo già fuori, per poi ricongiungersi alla via dell'andata e discendere anche l'ultimo nevaio inferiore fino a 2800 m circa. Con questa soluzione abbiamo risparmiato un ora almeno.
Quindi giù al rifugio Daviso a bere qualcosa e a mostrare le foto dell'impresa.
La discesa verso il fondovalle sarà allettata dal languorino per la pizza e la fresca birra che ci aspetta in una pizzeria del fondovalle. Ma proprio quando i succhi gastrici si preparavano psicologicamente ad accogliere la saporita pietanza, avviene l'irreparabile: abbiamo dimenticato il telefono sul tavolo del rifugio. Dramma !!
Risalire di 500 m+ con lo zaino pesante , giammai.
Lascio scendere Sam verso l'auto e io da solo e senza pesi faccio la risalita in stile skyrunner scoppiato. E' inutile dire che a missione compiuta sono arrivato in paese poco prima della mezzanotte. La pizza può attendere :-))
Tempi e dislivelli sono comprensivi della risalita di 500 metri per il ricupero del cellulare.
Tourengänger:
Antonio59 !,
Sam61


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Kommentare (10)