Forcella di Gino e creste (sotto Pizzo di Gino)
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La cronaca di una rinuncia …
In questo report non vi posso raccontare che siamo arrivati dove volevamo arrivare, è il racconto di una consapevole rinuncia.
Ma allora perché pubblicarla? Non è certo facile parlare di un piccolo fallimento !
Un primo motivo, è che non è giusto raccontare solo di quello che è andato tutto liscio, anche i piccoli fallimenti aiutano a crescere, anche se hai già 50 anni.
Un secondo motivo, decisamente più importante, è che comunque è stata una bella ed intensa escursione, in una zona stupenda, in una zona (Val Cavargna – Valle Albano) bella e ricca di cime,vette e creste, un vero paradiso per l’escursionista.
Dopo aver camminato per 15,6Km e visto panorami, che spero le foto rendano anche in minima parte, penso sia giusto condividere tutto questo.
Se a qualcuno leggendo e guardando le foto, venisse la voglia di visitare questi posti … o i suoi dintorni, beh … la magia della montagna si è compiuta …
Finita la sviolinata (che serve anche ad auto-convincermi a continuare scrivere), passiamo al racconto.
Obiettivo della giornata era il Pizzo di Gino; è probabilmente la vetta più blasonata della sponda del lago di Como, bella e visibile da molte direzioni.
Si trova poco oltre il centro lago, a cavallo tra la Val Cavargna e la Val Albano, ma vicina al confine italo-svizzero della via del Ferro (Val Morobbia).
La si può salire da varie direzioni, da S.Nazzaro (e qui vi invito a leggere il bel rapporto di Alberto o di Siso, e altri), oppure da Vegna, sempre dalla Val Cavargna, passando dalla Cima Verta, oppure risalendolo dalla cresta Est, infine dalla Val Albano, passando dal Rif. Sommafiume.
Siamo stati diverse volte al S.Jorio e parcheggiando l’ auto il Pizzo di Gino era proprio lì di fronte, quasi a chiamarci, quindi era deciso che quando saremmo andati sul Pizzo di Gino, dovevamo farlo da questa parte (che tra l’altro ha il dislivello più basso, ma il percorso più lungo).
Domenica mattina alle 8:40 siamo al Rifugio Giovo, parcheggiamo l’auto nei grandi spazi, come detto, di fronte al Pizzo di Gino. La giornata è stupenda, non c’e’ una nuvola e non fa neppure freddo, 9° e siamo a 1707 mt.
Lo sguardo corre attorno alle tante cime che già conosciamo, e alle tantissime di cui purtroppo non conosco il nome. C’e’ neve sopra i 2000mt, e il lato nord (la valle Albano è il fronte nord della serie di cime che parte dalla Cima Verta e finisce al Bregagno, passando dal Pizzo di Gino, al Tabor, Marnotto, Cima Pianchette) mostra chiazze imbiancate a quote molto più basse.
Partiamo di buona lena, i primi 5,2Km sono un lungo saliscendi ad aggirare tutta la Valle Albano a semicerchio, fino a raggiungere il rifugio Sommafiume.
Per la cronaca, si passa sopra l’ Alpe Nembruno (deviazione a sinistra salendo al Sommafiume), successivamente davanti all’ Alpe Albano, poi poco sotto il rifugio Sommafiume si lascia a destra la deviazione che sale alla Cima Verta.
Tutte questi edifici sono sempre visibili nel nostro percorso, prima come dei puntini lontani poi sempre più vicini fino ad oltrepassarli.
Raggiungiamo il Rifugio Sommafiume, posto in posizione panoramica stupenda, nella parte alta della Valle Albano, e vicino alla Cima Verta con la facile comunicazione sia con la Val Morobbia che con la Val Cavargna verso Vegna (ho pubblicato questa escursione se vi interessa), si inizia a salire sul versante nord, in ombra e quindi particolarmente ghiacciato.
Il passo è stato buono, 1h:35m, comprese soste per bere e le tante foto, per 5,2Km.
Si risale un tratto erboso alle spalle del Sommafiume, in direzione di un vecchio recinto in sassi, seguendo le poche tracce bianco-rosse, con un po’ di attenzione non ci si perde proprio.
Il sentiero è tutto in ombra e la neve che lo ricopre è completamente ghiacciata, si scivola facilmente. Procediamo quindi passando sul prato o tra gli arbusti ai lati del sentiero per evitare la traccia ghiacciata. Non c’e’ alcun pericolo, solo attenzione a non scivolare, ci sono comunque arbusti verso valle per dare sicurezza.
L’ ultimo tratto che porta alla bocchetta di Sengio (o di Sommafiume come riportano le cartine) è ghiacciato e scoperto verso valle (niente arbusti per sicurezza), quindi procediamo con molta cautela.
Qui tiriamo il fiato, per la pendenza di questo tratto e per il ghiaccio calpestato. Siamo ora al sole e si apre la vista stupenda verso la parte alta della Val Cavargna, e verso le amate cime del Garzirola (il nostro primo 2000 …), il Camoghè, Segor, Stabiello, Cima della Valletta. Vi lascio alle foto.
Proseguiamo fino alla prossima bocchetta, la forcella di Gino Q2067.
La Forcella di Gino è chiamata localmente coul del Pizzo; il termine coul indica un grande colino a imbuto usato nella preparazione dei formaggi.
Nel raggiungere la forcella i primi seri problemi, ci sono delle rocce da superare completamente ghiacciate alcune si superano con difficoltà, anche per chi di noi ha indossato i ramponcini.
Il sentiero che sale alla cima dalla forcella è una parete di 180mt che corre in gran parte sulla cresta, su pietre e roccia, ma questa è tutta ghiacciata non possiamo fare troppo affidamento, soprattutto per la discesa.
Purtroppo non abbiamo esperienza di percorsi alternativi, vediamo molti escursionisti che salgono dal crestone dal lato di S.Nazzaro, ne vediamo bene molti e molte capre sulla vetta attorno alla grande croce.
Ma aggirare il Pizzo di Gino fino al crestone dove vediamo salire gli altri, ci imporrebbe un percorso su un sentierino completamente ghiacciato ed esposto verso valle, sotto la parete ghiacciata.
Un NON breve consulto fra di noi (la rinuncia è un grande peso !) e decidiamo di non rischiare ulteriormente, pensando soprattutto alla discesa.
Chissà forse una maggiore conoscenza dei sentieri ci avrebbe aiutato, ma onestamente nelle due cartine dell’ area, le informazioni erano abbastanza contraddittorie (la Kompass 91 e le Strade di Pietra nr.4).
Ritorniamo sui nostri passi fino alla bocchetta di Sengio, più comoda e soleggiata, per pranzare.
Gli sguardi non possono non correre fino alla croce di vetta che ci sovrasta, 180mt, meno di un’ora … se non ci fosse la neve. Ognuno di noi se lo ripete, forse per convincersi.
Ma gli scherzi e le battute tra amici smacchiano ogni cosa, anche la macchia di una sofferta rinuncia.
Un’ ora circa per il pranzo, e quando la sosta è così lunga vuol sempre dire che è piacevole, il tempo è perfetto, la compagnia pure, il panorama a disposizione …. Infinito!
Possiamo scendere per la stessa via, ma per dare un senso “alpinistico” alla giornata, decidiamo di risalire la cresta rocciosa, nella prima parte, fino alla Cima Verta.
Ecco un bel percorso da fare con l’ aiuto delle mani per piccoli tratti, con attenzione tra le rocce poi su prato, ma sempre al limite altimetrico. La vista è veramente impagabile.
Arriviamo sotto la Cima Verta, possiamo aggirarla fino alla bocchetta, oppure ritornare indietro e scendere per riprendere a il sentiero che sale dal Sommafiume (tagliando comunque il tratto ghiacciato sotto la bocchetta).
Decidiamo di scendere al Sommafiume, ritornando indietro sulla cresta per poi scendere fino al sentiero. Oggi è cambiato l’orario, farà buio presto e abbiamo ancora tanto sentiero da percorre.
Il ritorno è sullo stesso percorso, unica cosa simpatica da segnalare, poco sopra il Sommafiume una cerva (con il suo piccolo, il cervino, scoperto solo con lo zoom della fotocamera), ci ha spiato dall’ alto mentre passavamo sotto di lei sul sentiero.
Arriviamo all’ auto abbastanza stanchi, 7,8Km per il ritorno comprensivo del giretto sulla cresta, per un bel totale di 15,7Km e 5h:40m di cammino effettivo.
Un gran peccato, ci mancava proprio la ciliegina sulla torta (o la croce sopra Gino), ma sarà per una prossima occasione, tu Gino aspettaci !
Vi ho tediato anche troppo con le parole, vi lascio alle foto.
Ritorno: 7,8 Km comprensivo di giretto per le creste
Non ripete il nostro giro, ci sono vari avanti e indietro, leggete il report per le spiegazioni.




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