Via Mercatorum o Via Priula - Tappa 3
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Tappe precedenti:
https://www.hikr.org/tour/post167967.html
https://www.hikr.org/tour/post170065.html
Questa volta il progetto di seguire l'antico percorso è, già in partenza, del tutto aleatorio: la Priula seguiva il comodo fondovalle ormai definitivamente alterato dalla viabilità moderna e dallo sviluppo industriale ("Acque San Pellegrino" specialmente); e anche il dismesso percorso della ex-ferrovia è stato sostituito dalla popolare ciclabile, che peraltro è assente nel lungo tratto di attraversamento di Zogno.
Tutto questo ci ha indotto a seguire un alternativo percorso storico, presunto rinascimentale, di cui si hanno poche notizie, che si presenta come "illogica" opzione nei pressi del crinale fra Val Brembilla e Valbrembana: la Strada Taverna.
Dai Ponti si imbocca subito la provinciale della Val Brembilla, per abbandonarla dopo pochi passi salendo una ben indicata scalinata sulla destra. Immediatamente l'ambiente muta salendo nel bosco lungo i ravvicinati tornanti della mulattiera selciata a gradoni: solo i rumori continui del traffico veicolare sul viadotto della statale e dei frantoi di minerale dalla vicina cava di marna cementifera ci ricordano che la strada percorsa è ancora breve. [La cava UNICALCE è solo apparentemente abbandonata con i gradoni di scavo inerbiti, le attività proseguono in galleria all'interno del Monte Ubiale]. Lungo la salita si oltrepassano due cappelle votive e, superata anche l'isolata cascina Cà Meneghina, il percorso intraprende un lungo traverso nel versante orientale della Val Brembilla; lunghi tratti a saliscendi si alternano a ripidi guadagni di quota, dopo i quali si localizzano piccoli agglomerati agricoli: Cà Marta, Carnito con la chiesetta di San Gaetano e Maroncella. Il bosco appare abbandonato a sè, ma nei pressi degli insediamenti, fra la vegetazione, si addensano i terrazzamenti ed il sentiero scorre attraverso confini di muri a secco. Continuando la salita, il percorso si porta al confine dei boschi, a margine degli ampi prati della conca di Castignola; saliti all'asfalto fra le case di Castignola di là, si volge a destra andando a raggiungere la dominate chiesa di S.Antonio Abbandonato, posta su di un poggio affacciato sulla Valbrembana. Si ritorna sulla carrozzabile e, al tornante, si prosegue per Castignola di qua: al bivio si sale verso Catremerio. In questa direzione, dopo qualche centinaio di metri, sulla sinistra, si ritrova un tratto risparmiato dell'antico percorso e si abbandona la rotabile: la mulattiera scende in un valloncello con stalle e quindi risale fra le più antiche case di Catremerio; molte abitazioni appaiono restaurate, alcune sono in rifacimento, ma permangono esemplari con l'originale struttura a ballatoi, scale esterne e passaggi coperti. Saliti al proseguimento della carrozzabile verso la contrada con la chiesa, subito si trova la continuazione del nostro sentiero: la salita è subito erta fra bosco e prati, poi si addentra in ripidi passaggi scavati fra pendii di nero pietrisco calcareo, arrivando al trivio del Passo del Fò. Lasciando a destra le indicazioni per lo Zuccone dell'Arco, si volge a sinistra intraprendendo l'attraversata in quota di un arioso bosco di faggi d'alto fusto e lasciando in basso vaste radure con roccoli e cascine; in breve si raggiunge la Forcella Crosnello con una moderna cappella votiva e la deviazione per il Pizzo Cerro ed il Rifugio Lupi di Brembilla. Si prosegue in piano verso destra continuando il percorso nella foresta [si oltrepassano due gruppi di cascine] fino alla caratteristica località di Sussia: qui, sulla facciata di una grossa abitazione ("Cà Nicolett"), alcune lapidi ed un bassorilievo annunciano trattarsi del luogo di vita dell'ottocentesca guida alpina Antonio Baroni. Fino qui giunge una carrozzabile sterrata e qui la guida di A.Marcarini (già citata nelle "puntate" precedenti) ignora la più interessante possibilità di discesa a San Pellegrino. Passati a fianco della chiesa di San Michele, si continua a scendere con ripide e ravvicinate serpentine lungo la dirupata Valle degli Zocchi, affiancando spesso il solco del torrente e tagliando talora esposti versanti erbosi; si giunge infine alla contrada Frasnito dove si trova la strada che sale da San Pellegrino. Percorrendo lunghi tratti di asfalto ed un paio di redditizie scorciatoie, si raggiunge il paese: nei pressi della parrocchiale si attraversa il Brembo e sull'opposta riva si incrociano i primi segnali della Ciclovia della Valbrembana; dapprima si cammina in ambito urbano poi, dopo un tratto lungofiume, si oltrepassano i nuovi magazzini dello stabilimento delle acque minerali (attualmente "SanPellegrino Flagship Factory"). In corrispondenza di Ambria una passerella consente di attraversare il corso d'acqua e si raggiungono le prime case di Zogno: dopo la piazza del mercato la Ciclovia termina nella sua sede propria e occorre affrontare un interminabile tratto di marciapiede a fianco della ex-statale; nei pressi della caserma dei Vigili del Fuoco le indicazioni, attraverso una bruttissima zona di capannoni, fanno recuperare la sede separata: pochi passi dopo le scale di accesso alla Grotta delle Meraviglie si evita di entrare nella galleria della ex-ferrovia e si sale a livello strada fra le case di Ponti di Sedrina, nei pressi del punto di partenza.
https://www.hikr.org/tour/post167967.html
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Questa volta il progetto di seguire l'antico percorso è, già in partenza, del tutto aleatorio: la Priula seguiva il comodo fondovalle ormai definitivamente alterato dalla viabilità moderna e dallo sviluppo industriale ("Acque San Pellegrino" specialmente); e anche il dismesso percorso della ex-ferrovia è stato sostituito dalla popolare ciclabile, che peraltro è assente nel lungo tratto di attraversamento di Zogno.
Tutto questo ci ha indotto a seguire un alternativo percorso storico, presunto rinascimentale, di cui si hanno poche notizie, che si presenta come "illogica" opzione nei pressi del crinale fra Val Brembilla e Valbrembana: la Strada Taverna.
Dai Ponti si imbocca subito la provinciale della Val Brembilla, per abbandonarla dopo pochi passi salendo una ben indicata scalinata sulla destra. Immediatamente l'ambiente muta salendo nel bosco lungo i ravvicinati tornanti della mulattiera selciata a gradoni: solo i rumori continui del traffico veicolare sul viadotto della statale e dei frantoi di minerale dalla vicina cava di marna cementifera ci ricordano che la strada percorsa è ancora breve. [La cava UNICALCE è solo apparentemente abbandonata con i gradoni di scavo inerbiti, le attività proseguono in galleria all'interno del Monte Ubiale]. Lungo la salita si oltrepassano due cappelle votive e, superata anche l'isolata cascina Cà Meneghina, il percorso intraprende un lungo traverso nel versante orientale della Val Brembilla; lunghi tratti a saliscendi si alternano a ripidi guadagni di quota, dopo i quali si localizzano piccoli agglomerati agricoli: Cà Marta, Carnito con la chiesetta di San Gaetano e Maroncella. Il bosco appare abbandonato a sè, ma nei pressi degli insediamenti, fra la vegetazione, si addensano i terrazzamenti ed il sentiero scorre attraverso confini di muri a secco. Continuando la salita, il percorso si porta al confine dei boschi, a margine degli ampi prati della conca di Castignola; saliti all'asfalto fra le case di Castignola di là, si volge a destra andando a raggiungere la dominate chiesa di S.Antonio Abbandonato, posta su di un poggio affacciato sulla Valbrembana. Si ritorna sulla carrozzabile e, al tornante, si prosegue per Castignola di qua: al bivio si sale verso Catremerio. In questa direzione, dopo qualche centinaio di metri, sulla sinistra, si ritrova un tratto risparmiato dell'antico percorso e si abbandona la rotabile: la mulattiera scende in un valloncello con stalle e quindi risale fra le più antiche case di Catremerio; molte abitazioni appaiono restaurate, alcune sono in rifacimento, ma permangono esemplari con l'originale struttura a ballatoi, scale esterne e passaggi coperti. Saliti al proseguimento della carrozzabile verso la contrada con la chiesa, subito si trova la continuazione del nostro sentiero: la salita è subito erta fra bosco e prati, poi si addentra in ripidi passaggi scavati fra pendii di nero pietrisco calcareo, arrivando al trivio del Passo del Fò. Lasciando a destra le indicazioni per lo Zuccone dell'Arco, si volge a sinistra intraprendendo l'attraversata in quota di un arioso bosco di faggi d'alto fusto e lasciando in basso vaste radure con roccoli e cascine; in breve si raggiunge la Forcella Crosnello con una moderna cappella votiva e la deviazione per il Pizzo Cerro ed il Rifugio Lupi di Brembilla. Si prosegue in piano verso destra continuando il percorso nella foresta [si oltrepassano due gruppi di cascine] fino alla caratteristica località di Sussia: qui, sulla facciata di una grossa abitazione ("Cà Nicolett"), alcune lapidi ed un bassorilievo annunciano trattarsi del luogo di vita dell'ottocentesca guida alpina Antonio Baroni. Fino qui giunge una carrozzabile sterrata e qui la guida di A.Marcarini (già citata nelle "puntate" precedenti) ignora la più interessante possibilità di discesa a San Pellegrino. Passati a fianco della chiesa di San Michele, si continua a scendere con ripide e ravvicinate serpentine lungo la dirupata Valle degli Zocchi, affiancando spesso il solco del torrente e tagliando talora esposti versanti erbosi; si giunge infine alla contrada Frasnito dove si trova la strada che sale da San Pellegrino. Percorrendo lunghi tratti di asfalto ed un paio di redditizie scorciatoie, si raggiunge il paese: nei pressi della parrocchiale si attraversa il Brembo e sull'opposta riva si incrociano i primi segnali della Ciclovia della Valbrembana; dapprima si cammina in ambito urbano poi, dopo un tratto lungofiume, si oltrepassano i nuovi magazzini dello stabilimento delle acque minerali (attualmente "SanPellegrino Flagship Factory"). In corrispondenza di Ambria una passerella consente di attraversare il corso d'acqua e si raggiungono le prime case di Zogno: dopo la piazza del mercato la Ciclovia termina nella sua sede propria e occorre affrontare un interminabile tratto di marciapiede a fianco della ex-statale; nei pressi della caserma dei Vigili del Fuoco le indicazioni, attraverso una bruttissima zona di capannoni, fanno recuperare la sede separata: pochi passi dopo le scale di accesso alla Grotta delle Meraviglie si evita di entrare nella galleria della ex-ferrovia e si sale a livello strada fra le case di Ponti di Sedrina, nei pressi del punto di partenza.
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