Cimon della Bagozza (2409 m)

Frequento la Val di Scalve da quando avevo 5 anni, ed il Cimon della Bagozza rientra in uno dei miei ricordi di infanzia, in cui mio papà mi raccontava di quando era andato a farlo, in un’escursione organizzata dall’oratorio, e sul ghiaione faceva un passo avanti e due indietro, tanto che si fermò al Passo delle Ortiche. Ai tempi i bastoncini non si sapeva nemmeno cos’erano, e mio papà era un escursionista medio. Ma ai miei occhi di bambino il suo racconto mi sembrava qualcosa di eroico.

Ora è venuto il momento anche per me di farlo. L’idea arriva vedendo il rapporto di un mio collega che c’è stato nelle vacanze di Natale.

Arrivo ai Fondi attorno alle 8 meno un quarto e parcheggio. Ho le ciaspole nel baule, ma, anche guardando tutti quelli che sono attorno a me (eh, sì, questa è una meta molto frequentata, poco da Sky, ma va fatta, prima o poi!), decido senza indugi di lasciarle lì. La neve è super-compatta e poi nel canalone saranno comunque inutili. Seguo quasi interamente la strada, cosparsa da micidiali lastre di ghiaccio – ma non voglio andare a complicarmi la vita seguendo il sentiero che sale direttamente al Rifugio Bagozza e che di sicuro sarà ancora più ghiacciato! Così in una quarantina di minuti sono a Cimalbosco. Sulla strada, un tipo mi chiede se è giusto di qui per il canale del lupo. Lo conosco solo di nome e non so quale sia esattamente, ma immagino che sia quello che sale al Cimon della Bagozza dalla destra (ed infatti è così!), e comunque qui tutti i canali si attaccano più o meno dallo stesso punto, il laghetto dei Campelli, quindi va bene di qui.

Da Cimalbosco, la strada prosegue, ben battuta, finché si vede chiaramente la traccia, battutissima, che scende in direzione del laghetto. Davanti a me scorgo un po’ di gente che sale sulle varie vie, ma, curiosamente, nessuna sulla normale al Cimone dove mi sto dirigendo io! Cambio assetto, calzando i ramponi ed impugnando due picche. Il primo tratto è battuto e relativamente poco ripido, poi la traccia si dirige verso il canale del lupo, ed allora incomincia il divertimento! C’è sotto una vecchia traccia, ma non tiene granché. Ciononostante non posso neanche dire di sprofondare come settimana scorsa al canale Poloni. La pendenza sulla carta aumenta progressivamente e nell’ultimo tratto supera i 45°. Eppure mi sembra di non accorgermene, né di provare alcuna paura. Inoltre la progressione è buona, mi sento bene. Alla mia destra, un impressionante gendarme del Cimon della Bagozza, separato dallo spigolo reso celebre da Cassin da un tremendo intaglio. È tutto così imponente, ciononostante solo l’ultimo tratto è incassato, come un vero canale, il resto della salita è su un pendio, ripido, ma vasto. Sbuco al Passo delle Ortiche e vengo sopraffatto dal sole. Mi aspetto il versante della Val di Lozio più dolce, invece sembra andar giù bello ripido… Il mio sguardo comunque è diretto verso la cima: mi aspettavo meno neve, ed invece il sentiero è quasi interamente sepolto e c’è un tratto rognoso da superare, un traverso esposto che affronto sfruttando le mie due piccozze che ho portato con me per il canale e che si rivelano più utili in questo punto che è forse il più critico della giornata. Salendo incontro della gente che scende dalla vetta: hanno fatto il canale del lupo, che, al contrario della via normale che ho fatto io, è scalinato, tanto che hanno usato solo i bastoncini. In vetta rincontro il tipo che mi aveva chiesto informazioni sulla strada per Cimalbosco con i suoi compagni e ci scambiamo un po’ di pareri sulla neve di oggi: io non ho esperienza di canali e, al contrario, sono abituato a vie da aprirmi in neve fresca, quindi questa per me è da leccarsi i baffi – però capisco anche che la regola dovrebbe essere una neve trasformata al punto tale da diventare compatta e scalinata.

In discesa il passaggio delicato mi sembra meno peggio, ed anche sotto meno esposto. Il gruppo della vetta che ora mi precede ha rallentato ed una ragazza si deve legare, mi consolo! La discesa dal canale è divertente, sprofondo il giusto, la neve non forma lo zoccolo sotto i ramponi… insomma, perfetto!

Così, il Cimon della Bagozza ora è anche mio!