Tiscali (515 m) e Monte Oddeu (1063 m)
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Con una settimana di ferie e le giornate piovose previste al nord Italia, fuggiamo all'ultimo minuto in Sardegna.
Il meraviglioso ricordo del Selvaggio Blu ci riporta nelle medesime zone: Cala Sisine, Baunei, Pedra Longa...
Documentandoci velocemente sulle possibili escursioni in giornata, optiamo per il curioso sito archeologico di Tiscali.
Lasciamo l'auto in uno spiazzo lungo la strada carrareccia che prosegue dopo il ponte in località Sa Barva. Seguendo qualche ometto raggiungiamo il sentiero ufficiale, n. 481. Risaliamo la parete rocciosa, apparentemente poco accessibile, chiamata "S'Iscala 'e Surtana", per raggiungere la vallata di Surtana, circondata da alte pareti rocciose. Il sentiero è ben evidente e, dopo un lungo tratto in piano, impenna, con un susseguirsi di zig zag, fino a raggiungere il sito archeologico, accessibile dalle 9 alle 17 (biglietto 5€). La guida ci fornisce qualche informazione ed un opuscolo che, molto brevemente, racconta le origini e le scoperte di questo luogo, ancora molto da esplorare. Con un percorso obbligato ad anello, giriamo il perimetro interno di questa forra, utilizzata sia in epoca nuragica che romana, a scopi differenti. Per immergersi nell'epoca bisogna utilizzare al massimo l'immaginazione, purtroppo gli scavi sono stati effettuati solamente in due occasioni.
Terminato il giro turistico, riprendiamo il sentiero e ci dirigiamo verso la dorsale del Monte Tiscali. Il suolo è prevalentemente roccioso ed affilato. Passiamo giusto in tempo per una strettoia rocciosa in leggera discesa, prima che arrivi la bufera. Tempismo perfetto, una grotta spaziosa ci ripara dall'intensa pioggia per una mezz'ora. All'asciutto mi godo il silenzio ed il gradevole suono della natura, mi perdo nel tragitto delle gocce che scorrono sulla roccia e osservo il movimento sinuoso dei rami mossi dal vento, avanti ed indietro. Un gruppo di turisti tedeschi sale da ovest, bagnati fradici, ma nulla li ferma, salutano e proseguono per il sito archeologico.
A pioggia cessata, riprendiamo il cammino e costeggiamo la parete rocciosa per poi scendere per un sentiero ben segnalato con bolli bianco e rossi fino a giungere ad un crocevia S'Arcu 'e Doroné (480 m). Proseguiamo per il sentiero n.480 SI in direzione di Praiche 'e Antonette. Scendiamo ancora per qualche metro e, sempre seguendo i bolli bianchi e rossi, ci addentriamo in un umido bosco fino a raggiungere Sa Praiche 'e Antonette (615 m). Usciti dal bosco la vista si apre sul Gennargentu e tante altre pareti rocciose. Arrivati ad uno spiazzo in piano, individuiamo un sentiero che svolta decisamente a sinistra. Un percorso tra piccoli massi e muretti rocciosi ci porta ad una radura, Sos Costis de Donanigoro (850 m). Alla palina teniamo la sinistra, seguendo per l'Ovile Tziu Raffaele (sentiero n. 482). Giunti a quest'ultimo (875 m) altri cartelli indicano il sentiero n. 482 che porta a Filos d'Ortu. Seguiamo la traccia che scompare immediatamente. La cima rimane comunque visibile, e decidiamo di proseguire ad intuito puntando alla base del pendio roccioso. Proseguiamo salendo per la massima pendenza camminando a tratti su rocce affilate e schivando le voragini tra una lastra e l'altra. Eccoci sulla cima del Monte Oddeu, da cui si può ammirare l'infinità del mare.
Il cielo si sta oscurando, meglio intraprendere la dubbia discesa. Infatti, dalla cartina di openstreetmaps c'è indicato un sentiero che scende ripido, ma qui non si vede alcuna palina e nessun bollo. Mentre arriva la pioggia perlustriamo la zona in cerca di qualche segno. Troviamo un ometto da cui pare partire una traccia di capre, estremamente ripida. Iniziamo la discesa, su terriccio franoso, sassi altrettanto franosi e vegetazione che ostacola il passaggio. Man mano che scendiamo la traccia si fa sempre meno evidente, spesso ci fermiamo per cercare a destra e sinistra. A circa metà della discesa è necessario afre un traverso sotto queste pareti rocciose apparentemente inaccessibili. Ora la via pare più chiara, passiamo anche per tronchi di ginepro ben fissati alla roccia, che fungono sia da ponte sul nulla o da scala a pioli. Che ricordi questi tronchi di ginepro!
Raggiungiamo una lingua di ghiaia sulla quale corriamo divertiti. Quando questa termina ci addentriamo nel bosco, sempre alla ricerca di ometti o bolli, ma nulla. Andando ad intuito e dando uno sguardo di tanto in tanto alla traccia gps, sbuchiamo su una carrozzabile ormai abbandonata che ci riporterà sulla strada sterrata che da Sa Barva porta alle Gole di Gorropu. Ancora una ventina di minuti e siamo all'auto.
Il fascino dell'escursionismo Sardo è proprio la scoperta di zone selvagge ed incontaminate e dai nomi incomprensibili, così poco frequentate (se non dai locals) che non esistono cartine escursionistiche (se non qualcuna della kompass).
E poi un bel bagno alle piscine naturali di Bau Mela!!!
Il meraviglioso ricordo del Selvaggio Blu ci riporta nelle medesime zone: Cala Sisine, Baunei, Pedra Longa...
Documentandoci velocemente sulle possibili escursioni in giornata, optiamo per il curioso sito archeologico di Tiscali.
Lasciamo l'auto in uno spiazzo lungo la strada carrareccia che prosegue dopo il ponte in località Sa Barva. Seguendo qualche ometto raggiungiamo il sentiero ufficiale, n. 481. Risaliamo la parete rocciosa, apparentemente poco accessibile, chiamata "S'Iscala 'e Surtana", per raggiungere la vallata di Surtana, circondata da alte pareti rocciose. Il sentiero è ben evidente e, dopo un lungo tratto in piano, impenna, con un susseguirsi di zig zag, fino a raggiungere il sito archeologico, accessibile dalle 9 alle 17 (biglietto 5€). La guida ci fornisce qualche informazione ed un opuscolo che, molto brevemente, racconta le origini e le scoperte di questo luogo, ancora molto da esplorare. Con un percorso obbligato ad anello, giriamo il perimetro interno di questa forra, utilizzata sia in epoca nuragica che romana, a scopi differenti. Per immergersi nell'epoca bisogna utilizzare al massimo l'immaginazione, purtroppo gli scavi sono stati effettuati solamente in due occasioni.
Terminato il giro turistico, riprendiamo il sentiero e ci dirigiamo verso la dorsale del Monte Tiscali. Il suolo è prevalentemente roccioso ed affilato. Passiamo giusto in tempo per una strettoia rocciosa in leggera discesa, prima che arrivi la bufera. Tempismo perfetto, una grotta spaziosa ci ripara dall'intensa pioggia per una mezz'ora. All'asciutto mi godo il silenzio ed il gradevole suono della natura, mi perdo nel tragitto delle gocce che scorrono sulla roccia e osservo il movimento sinuoso dei rami mossi dal vento, avanti ed indietro. Un gruppo di turisti tedeschi sale da ovest, bagnati fradici, ma nulla li ferma, salutano e proseguono per il sito archeologico.
A pioggia cessata, riprendiamo il cammino e costeggiamo la parete rocciosa per poi scendere per un sentiero ben segnalato con bolli bianco e rossi fino a giungere ad un crocevia S'Arcu 'e Doroné (480 m). Proseguiamo per il sentiero n.480 SI in direzione di Praiche 'e Antonette. Scendiamo ancora per qualche metro e, sempre seguendo i bolli bianchi e rossi, ci addentriamo in un umido bosco fino a raggiungere Sa Praiche 'e Antonette (615 m). Usciti dal bosco la vista si apre sul Gennargentu e tante altre pareti rocciose. Arrivati ad uno spiazzo in piano, individuiamo un sentiero che svolta decisamente a sinistra. Un percorso tra piccoli massi e muretti rocciosi ci porta ad una radura, Sos Costis de Donanigoro (850 m). Alla palina teniamo la sinistra, seguendo per l'Ovile Tziu Raffaele (sentiero n. 482). Giunti a quest'ultimo (875 m) altri cartelli indicano il sentiero n. 482 che porta a Filos d'Ortu. Seguiamo la traccia che scompare immediatamente. La cima rimane comunque visibile, e decidiamo di proseguire ad intuito puntando alla base del pendio roccioso. Proseguiamo salendo per la massima pendenza camminando a tratti su rocce affilate e schivando le voragini tra una lastra e l'altra. Eccoci sulla cima del Monte Oddeu, da cui si può ammirare l'infinità del mare.
Il cielo si sta oscurando, meglio intraprendere la dubbia discesa. Infatti, dalla cartina di openstreetmaps c'è indicato un sentiero che scende ripido, ma qui non si vede alcuna palina e nessun bollo. Mentre arriva la pioggia perlustriamo la zona in cerca di qualche segno. Troviamo un ometto da cui pare partire una traccia di capre, estremamente ripida. Iniziamo la discesa, su terriccio franoso, sassi altrettanto franosi e vegetazione che ostacola il passaggio. Man mano che scendiamo la traccia si fa sempre meno evidente, spesso ci fermiamo per cercare a destra e sinistra. A circa metà della discesa è necessario afre un traverso sotto queste pareti rocciose apparentemente inaccessibili. Ora la via pare più chiara, passiamo anche per tronchi di ginepro ben fissati alla roccia, che fungono sia da ponte sul nulla o da scala a pioli. Che ricordi questi tronchi di ginepro!
Raggiungiamo una lingua di ghiaia sulla quale corriamo divertiti. Quando questa termina ci addentriamo nel bosco, sempre alla ricerca di ometti o bolli, ma nulla. Andando ad intuito e dando uno sguardo di tanto in tanto alla traccia gps, sbuchiamo su una carrozzabile ormai abbandonata che ci riporterà sulla strada sterrata che da Sa Barva porta alle Gole di Gorropu. Ancora una ventina di minuti e siamo all'auto.
Il fascino dell'escursionismo Sardo è proprio la scoperta di zone selvagge ed incontaminate e dai nomi incomprensibili, così poco frequentate (se non dai locals) che non esistono cartine escursionistiche (se non qualcuna della kompass).
E poi un bel bagno alle piscine naturali di Bau Mela!!!
Tourengänger:
martynred

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