Tour de la Tsa (3058 m)
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Qualche anno fa ho girato a lungo per la Valpelline, per le varie “combes” rivolte a Nord, alla ricerca di cime che fossero dei “balconi” verso il mio amato Vallese, in stagioni dell’anno in cui non potevo andare laggiù. Questo, aggiunto al suo essere più selvaggia e solitaria di altre valli della Val d’Aosta l’ha resa da allora la mia favorita. Ora, quest’anno mi sono aperto alla montagna in generale, non soltanto al Vallese, che pure ne rappresenta una delle massime espressioni. Dunque della Valpelline ho preso in considerazioni anche vette che, in passato, avevo escluso proprio perché non sul confine. Tra queste, la Tour de la Tsa. L’avevo adocchiata qualche settimana fa, poi però le avevo preferito altre mete. Oggi ho voglia di tornare in Valle, partendo stavolta da Milano.
Superato Bionaz, prendo la strada sulla sinistra che porta all’Alpe Rebelle e parcheggio un centinaio di metri più avanti. Il sentiero parte inerpicandosi attraverso un bosco lungo un percorso segnato per le ciaspole, per poi uscire allo scoperto nei pressi dell’alpeggio La Tsa. Davanti a me un pianoro, poi una fascia più ripida e, dietro, la bastionata rocciosa della Tour de la Tsa. Il sentiero permette di superare, senza neanche accorgersene, quel tratto senza problemi e raggiungere i ruderi dell’alpeggio di Luseney (curioso, la Becca de Luseney è a pochi chilometri, ma dall’altra parte della Valpelline!). Qui mi raggiunge un aostano, anche lui da solo, con cui chiacchieriamo per un po’ sulla regione, sull’andare in montagna e sui cambiamenti climatici, poi lui si ferma e torna indietro, mentre io proseguo verso il Col de la Tsa. Nella conca sotto al passo il pascolo lascia il posto ad una pietraia, mentre la salita finale è ripida e sabbiosa, ma decisamente breve, quindi in un attimo sono al colle. La cresta finale, secondo tutte le relazioni che ho consultato, è facilissima e lunga solo un paio di centinaia di metri. Il versante NE, in cui sono visibili gli ultimi resti di un ghiacciaio ormai defunto, è però piuttosto delicato: faccio dunque grande attenzione, come sempre, peraltro. Nessuna difficoltà tecnica, ad ogni modo, e sono in vetta. La cosa davvero strana (ed è la prima volta che mi accade!) è che la posizione della vetta riportata sulla CNS non corrisponde affatto con il punto culminante. E tra l’altro in questo caso non c’è alcun dubbio su dove si trovi, a differenza di alcune vette dove non è facile stabilirne la posizione esatta: in quel punto c’è una croce, mentre il punto indicato sulla CNS si trova… nel vuoto!
Il panorama, mi lascia un po’ con l’amaro in bocca. Anche se è decisamente aperto, e spazia su quasi tutta la Valpelline – in particolare è ben visibile la Comba de la Sasse, da cui sono passato un po’ di anni fa per andare a fare il Petit Blanchen – forse proprio il suo essere non sulla cresta principale lo rende meno interessante. Magari anche il non avere con me la mia macchina fotografica, che ha avuto un po’ di problemi di batteria, e l’aver dovuto fare la maggior parte delle foto con il cellulare, non ha aiutato la situazione!
Dal momento che è presto, per la discesa decido di prenderla più larga e passare da Berrier, per poter dare un’occhiata anche alla Comba Vertsan, anche se in realtà la vista, da giù, non sarà un granché. Inoltre, in basso oggi fa un po’ caldo e la strada per tornare alla macchina, in questo modo, diventa molto più lunga.

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