Rifugio De Dosso
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" Il viandante che di notte si trovi a percorrere il sentiero che dal Lago Painale porta a Cà Brunai, verso la mezzanotte potrebbe sentire degli strani rumori, come di bestiame che bruca l'erba; ma guardando attentamente nell'oscurità vedrà che le ombre che si muovono attorno a lui non sono di animali ma hanno invece sembianze umane, scheletriche figure che avidamente si contendono i cespugli amari di questa valle maledetta. Sono pallidi fantasmi condannati a vagare nella notte su questi magri pascoli e a cibarsi della rada erba che li ricopre. Sono le anime di coloro che in vita si concessero troppi piaceri di gola.
Contrariamente a ciò che racconta questa vecchia leggenda vi possiamo assicurare che non solo la valle è priva di animazione notturna, ma che anche in piena luce del sole ben pochi sono gli abitanti e ancor meno i visitatori." (da "A piedi in Valtellina" - A.Gogna e G.Miotti - Istituto Geografico DeAgostini/Banca Popolare di Sondrio - 1985).
Dall'epoca della pubblicazione citata poche cose sono cambiate: all'Alpe Painale c'è dal 1990 il Rifugio B.De Dosso, ricavato da una baita dell'alpe e sempre chiuso (chiavi a richiesta alla sede del CAI di Sondrio e al Rifugio Val di Togno); la mulattiera di valle, in conseguenza dell'alluvione del 1987, ha variato un poco il percorso rispetto alla carta IGM; l'attività di pastorizia, prima di estinguersi del tutto, rimane ancora presente con il solo carico di pochi cavalli e qualche capra. Eppure l'escursione rimane assai consigliabile, specialmente quando in autunno si presenta la parata cromatica dei larici arrugginiti, delle vette laccate di neve e del cielo pulito.
Rimane da aggiungere che l'accesso da Carnale è il più breve e comodo: le alternative sono quelle da Arquino o da Spriana. [Possibile salire in auto da Arquino fino al Rifugio Val di Togno acquistando il pass presso il comune di Spriana].
Dal punto di parcheggio si prosegue attraverso il maggengo lungo la pista forestale a tratti sterrata e a tratti cementata fino ad oltrepassare le ultime baite in direzione nordest; al termine dei prati, presso i boschi del Dosso della Foppa, si abbandona la carrozzabile per dirigersi (segnalazioni) in Val di Togno mediante un bel sentiero che, con un lungo saliscendi, si addentra nella vallata. Raggiunta la base di un'alta parete rocciosa, si affronta una ripida discesa a tornanti che porta ad attraversare una vasta pietraia di frana: ormai siamo in vista del piccolo nucleo di baite di Val di Togno e, con un giro antiorario e l'attraversamento del torrente Antognasco, le raggiungiamo. Il Rifugio Val di Togno è la costruzione di apparenza più moderna, una sorta di villetta, ex-caserma della Guardia di Finanza. Proseguendo a lato del rifugio, si sale all'altezza di una pista sterrata che - verso destra - termina in una piazzola a poche decine di metri: da qui si segue il largo sentiero di valle senza alcuna possibilità di errori di percorso. Oltrepassati i ruderi di Cà Baldini, si continua fino alle poche baite rinnovate di Cà Brunai e si procede paralleli al torrente attraverso il rado bosco ceduo, guadagnando gradualmente quota con comoda salita costante e qualche raro tornante; dopo una vaga svolta della valle, si sbuca nella prima vasta radura del percorso, la spianata dell'Alpe Rogneda, coi suoi pascoli punteggiati dai cumuli di sassi derivanti da un enorme lavoro di spietramento. Dopo breve tratto si superano i due ruderi dell'Alpe Carbonera e si continua fino al ponte che, sul versante opposto, permette di raggiungere l'Alpe Guat; senza attraversarlo, si prosegue intraprendendo una salita decisa attraverso un pendio rasato dalle valanghe e portandosi, dopo una presa d'acqua, all'imbocco di un breve canyon scavato nella roccia. All'uscita dalla strettoia si raggiungono i limiti occidentali dei vastissimi pascoli paludosi dell'Alpe Painale e le prime due baite: finalmente la valle (che nel frattempo ha perso il nome di "Val di Togno" a favore di "Valle Painale") si allarga nel vastissimo anfiteatro compreso fra Pizzo Scalino, Pizzo Painale, Vetta di Ron, Corna Brutana e Cime di Rogneda. Il torrente Antognasco serpeggia con ampi meandri nel vasto ripiano, e il sentiero, dopo un ponticello, fra dossi erbosi e lastroni di roccia affioranti, raggiunge - non lontano dal Lago Painale - il Rifugio De Dosso.
Ritorno per la via di andata.
https://www.relive.cc/view/g26942629691
Contrariamente a ciò che racconta questa vecchia leggenda vi possiamo assicurare che non solo la valle è priva di animazione notturna, ma che anche in piena luce del sole ben pochi sono gli abitanti e ancor meno i visitatori." (da "A piedi in Valtellina" - A.Gogna e G.Miotti - Istituto Geografico DeAgostini/Banca Popolare di Sondrio - 1985).
Dall'epoca della pubblicazione citata poche cose sono cambiate: all'Alpe Painale c'è dal 1990 il Rifugio B.De Dosso, ricavato da una baita dell'alpe e sempre chiuso (chiavi a richiesta alla sede del CAI di Sondrio e al Rifugio Val di Togno); la mulattiera di valle, in conseguenza dell'alluvione del 1987, ha variato un poco il percorso rispetto alla carta IGM; l'attività di pastorizia, prima di estinguersi del tutto, rimane ancora presente con il solo carico di pochi cavalli e qualche capra. Eppure l'escursione rimane assai consigliabile, specialmente quando in autunno si presenta la parata cromatica dei larici arrugginiti, delle vette laccate di neve e del cielo pulito.
Rimane da aggiungere che l'accesso da Carnale è il più breve e comodo: le alternative sono quelle da Arquino o da Spriana. [Possibile salire in auto da Arquino fino al Rifugio Val di Togno acquistando il pass presso il comune di Spriana].
Dal punto di parcheggio si prosegue attraverso il maggengo lungo la pista forestale a tratti sterrata e a tratti cementata fino ad oltrepassare le ultime baite in direzione nordest; al termine dei prati, presso i boschi del Dosso della Foppa, si abbandona la carrozzabile per dirigersi (segnalazioni) in Val di Togno mediante un bel sentiero che, con un lungo saliscendi, si addentra nella vallata. Raggiunta la base di un'alta parete rocciosa, si affronta una ripida discesa a tornanti che porta ad attraversare una vasta pietraia di frana: ormai siamo in vista del piccolo nucleo di baite di Val di Togno e, con un giro antiorario e l'attraversamento del torrente Antognasco, le raggiungiamo. Il Rifugio Val di Togno è la costruzione di apparenza più moderna, una sorta di villetta, ex-caserma della Guardia di Finanza. Proseguendo a lato del rifugio, si sale all'altezza di una pista sterrata che - verso destra - termina in una piazzola a poche decine di metri: da qui si segue il largo sentiero di valle senza alcuna possibilità di errori di percorso. Oltrepassati i ruderi di Cà Baldini, si continua fino alle poche baite rinnovate di Cà Brunai e si procede paralleli al torrente attraverso il rado bosco ceduo, guadagnando gradualmente quota con comoda salita costante e qualche raro tornante; dopo una vaga svolta della valle, si sbuca nella prima vasta radura del percorso, la spianata dell'Alpe Rogneda, coi suoi pascoli punteggiati dai cumuli di sassi derivanti da un enorme lavoro di spietramento. Dopo breve tratto si superano i due ruderi dell'Alpe Carbonera e si continua fino al ponte che, sul versante opposto, permette di raggiungere l'Alpe Guat; senza attraversarlo, si prosegue intraprendendo una salita decisa attraverso un pendio rasato dalle valanghe e portandosi, dopo una presa d'acqua, all'imbocco di un breve canyon scavato nella roccia. All'uscita dalla strettoia si raggiungono i limiti occidentali dei vastissimi pascoli paludosi dell'Alpe Painale e le prime due baite: finalmente la valle (che nel frattempo ha perso il nome di "Val di Togno" a favore di "Valle Painale") si allarga nel vastissimo anfiteatro compreso fra Pizzo Scalino, Pizzo Painale, Vetta di Ron, Corna Brutana e Cime di Rogneda. Il torrente Antognasco serpeggia con ampi meandri nel vasto ripiano, e il sentiero, dopo un ponticello, fra dossi erbosi e lastroni di roccia affioranti, raggiunge - non lontano dal Lago Painale - il Rifugio De Dosso.
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