Mica si può sempre desistere... Monte Inferni.
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Con la salita al Monte Inferni concludo la “quaterna” di cime, che partendo dalla Corna di Savallo, passando per il M.Palo e la Corna di Caspai, giunge appunto al M. Inferni, quattro cime che attraversano un unica dorsale, quattro cime che in vari livelli di difficoltà meritano di essere visitate.
Arriviamo a Brozzo, parcheggiamo davanti alle Scuole Elementari, e prima di scoprire da che parte sale il sentiero beviamo un caffè nel bar più vicino… vuoi non fare anche una pisciatina nel frattempo? Fatto, e anche per sto giro il buco è centrato. Potenza della natura, e del buco molto più ampio della media.
Il caffè è nelle budella, ma prima di varcare la soglia mi viene l’illuminazione di chiedere info riguardo al sentiero da prendere, dieci minuti di indottrinamento da parte di un simpatico local poi via verso Via Fregoldi, dove ad un certo punto un cancello ci sbarra la strada, come da dritta ricevuta, togliamo il lucchetto e proseguiamo su strada sterrata.
Il sentiero prende subito una certa pendenza mentre la segnaletica è inesistente, passiamo una prima cascina e subito dopo un agricoltore col suo trattorino si ferma a parlare con noi. Dove state andando di bello? Monte Inferni rispondo io. E quale sarebbe sto monte? Vi giuro che a sto punto mi sono cadute le cotenne, se lui non conosce l’Inferni ed abita qua, come cazzo c’arrivo io su quella cima? Dopo un simpatico scambio di battute ci da comunque due dritte per arrivare a Vestone, stretta di mano stile old America e ciao.
Arriviamo ad un primo roccolo e poi ad un secondo, qua troviamo la maniera di fare un fuori sentiero ma ripresa la retta via (era logica ma il gps…) ad un certo punto ci ritroviamo nei bellissimi prati della Loc. Vestone, breve momento di relax e poi via verso Cogozzo, la palina ci indica la direzione.
Dopo qualche centinaio di metri su strada sterrata, ecco la deviazione per Cogozzo che si stacca sulla dx, imbocchiamo lo stretto sentiero, e da questo punto in poi piangeremo cinese per la ripidissima salita che ci catapulta nel piccolo spiazzo erboso di Cogozzo. Giusto il tempo di riprendere fiato e poi su per una stretta dorsale erbosa, la direzione è quella del P.so della Cisa.
Dopo un paio di traversi poco simpatici e un paio di passaggi su facili roccette, il sentiero ora prende una piega decisamente più soft, da qua alla Baita Tampèla è sufficiente un briciolo di attenzione. In questo tratto abbiamo provato a vedere se trovavamo una via di salita verso l’Inferni, ma così ad occhio nulla ci ha ispirato.
Passata la Baita il sentiero è molto più bello, nuovo direi, grazie a chi ha messo braccia e schiena affinché questi vecchi camminamenti siano ancora percorribili e usufruibili ai pochi escursionisti che li frequentano,la panchina che subito dopo incontriamo sul percorso sarà finalmente il punto prescelto per la salita al Monte Inferni.
Il paglione su questo ripidissimo pendio erboso non ispira molta fiducia, allora, come pensato prima di affrontare questo giro, calziamo strategicamente i ramponcini, depositiamo gli zaini, e muniti di soli bastoncini e una corda di sicurezza diamo il via all’azione.
I primi passi in salita si svolgono seguendo una finta traccia tra gli alberi, poi a strada ostruita, puntiamo dritti verso la meta, prima riuscendo a mantenere una posizione abbastanza eretta, ma subito dopo occorre mettere le mani a terra per gattonare, i due o tre passaggi su roccette (I° forse I°+) sono una variante voluta e alquanto azzeccata per evitare pendenze quasi verticali, gli ultimi 2/3 tra uno stretto canalino franoso pongono fine all’agonia raggiungendo così il M. Inferni. Stavolta la cima è nostra! 3h30
Le foto ci immortalano felici, e dopo una breve esplorazione verso la cresta O ci accorgiamo di una vecchia bollatura posta sulle roccette, pensiamo come ovvio che qualcuno è salito qua facendo la cresta… ma non abbiamo capito da dove è salito. Poco male, noi ci siamo arrivati in un altro modo.
La discesa non la descrivo neanche, provate solo ad immaginare quanto i freni Brembo ci sarebbero venuti utile… ma siamo alla panchina, e ora si mangia.
Dopo aver goduto di un discreto momento di relax, il nostro giro adesso prosegue con l’obiettivo di ritornare in tempi decenti a Brozzo; arriviamo così in tutta tranquillità al P.so della Cisa, luogo già visitato dopo la discesa dalla Corna di Caspai, da qua, ora si scende sparati sino alla Cascina Monte dove apriamo il cancello per oltrepassare la proprietà privata (sorry), a questo punto, bisogna scendere a random sino alla strada bianca sottostante dove si tiene la sinistra per scendere ulteriormente, una volta intercettata la palina e la bollatura B/V (per Vestone) con passo decisamente sciolto seguiamo la bella sterrata.
Prima di raggiungere, in meno di 1h la Loc. Vestone, abbiamo avuto la fortuna di incrociare un Bès Bastunèr di una certa grandezza e una coppia di Vipere alle prese con acrobazie amorose. Da Vestone ora scendere a Brozzo non è più un problema (di ricerca) visto che questo è lo stesso tracciato fatto all’andata. Monte Inferni violato. :)))
Nota 1): A me questo giro in generale mi è piaciuto. La suddivisione delle difficoltà si riassumono in questa maniera: T3 da Brozzo a Vestone causa sentieri non segnalati, se il tutto sarebbe bollato sarebbe un T2, da Vestone a Cogozzo T2 ma da fare con attenzione il sentiero che dal bivio porta in maniera ripida a Cogozzo- da Cogozzo alla Baita Tampéla T3- dalla panchina alla salita dell’Inferni T4- causa salita su ripido paglione scivoloso con ricerca della via migliore per la salita. Il mio consiglio è di salire da questo punto verso l’Inferni, perché in caso di scivolata c’è una zona buona per la frenata, da altre parti c’è il rischio di fare un ruzzolone infinito in zone strapiombanti. Dalla panchina sino al ritorno a Brozzo in generale è un T2, state attenti solo ad intercettare la sterrata per Vestone.
Nota 2): Cose a caso & chi se ne frega!
Lercio: Vittorio Sgarbi è stato ricoverato d’urgenza per un attacco di calma.
Lercio: “Devi rientrare a casa appena fa buio”. Ragazzino eschimese torna dopo sei mesi.
Lercio: Scienza, scoperto skater con ancora i testicoli.
Nota 3): Eric e stop…
PAGLIONE.
Per risalir la sponda farei come Nerone,
perché con sta pendenza si viaggia di sapone,
se rischio la caduta m’atteggio da Leone.
Paglione,
lo spazio tutt’attorno ricorda un gran rione,
ma dopo che è passato ‘na sorta di tifone,
le vie d’accesso al monte ricordano il bosone.
Paglione,
concludo sto giretto con una grande azione,
per questo resto in piedi se uso un bell’arpione,
arrivo alla panchina gridandomi coglione.
Il Sole cuoce tutto nascosto dall’alone, e in fondo mi domando: chi brucia sto Paglione?
A’ la prochaine! Menek,Rosa
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