Pizzo Campo Tencia (3072 m) - SKT
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tapio: Hervé Barmasse, proprio qui al teatro di Cannobio, un paio di anni fa dichiarò che per gli alpinisti la data del 21 marzo è un termine molto importante, dopo il quale non è più possibile definire una salita come “invernale”. Sembra ovvio, ma il principio vale per tutti, dal fulgido apritore di vie su pareti da sogno fino ai più modesti operai dell’escursionismo e dello scialpinismo. Quindi ci guarderemo bene dal definire “invernale” la nostra salita al Pizzo Campo Tencia (“invernale”: una parola molto bella, che evoca la forza della Natura vestita di bianco). Si tratta invece di una “primaverile”, con tutto quanto ne deriva: portaggio, valanghe da superare, canali con rocce affioranti, cascate di ghiaccio con molte crepe evidenti e via di questo passo. Ma nonostante questi aspetti poco allettanti possiamo affermare che il Pizzo Campo Tencia al 4 maggio rimane una gran bella salita e una discesa come poche se ne sono viste d’inverno. Ringrazio Paolo per averlo buttato sul piatto: io, francamente, a questo punto della stagione, non ci pensavo più.
La salita è quella classica riportata dalle guide, da Dalpe alla vetta via Böc di Comasné e Canale Giovanelli. Riguardo alla difficoltà tecnica, questa salita, come pure quella che passa dalla Capanna Campo Tencia, è quotata D+. A motivo del fatto che il canale, a causa delle condizioni primaverili a cui accennavo sopra (rocce affioranti, e seconda parte del canale con passaggio nevoso più stretto della lunghezza di uno sci), non abbiamo potuto percorrerlo sci ai piedi né in salita (ovviamente), né in discesa (e di qua la motivazione), riteniamo corretta la valutazione AD+ per quanto riguarda la parte sciistica. La parte alpinistica del Canale Giovanelli si potrebbe eventualmente valutare a latere, ma omettiamo questa valutazione in quanto troppo dipendente dalle condizioni del momento: attualmente è già parzialmente una via di misto (evitabile a fatica con un passaggio centrale a destra), come del resto “mista” è anche la stagione (esattamente a metà strada tra estate e inverno).
Partiamo dunque da Dalpe con gli sci in spalla e li terremo per molto, molto tempo. La traccia gps spiega l’errore fatto dopo i Prati Géra: per non voler prendere e perdere dislivello, e nonostante il sentiero lo conoscessimo entrambi (vedi per es. la mia salita estiva al Pizzo Croslina di due anni fa), ci siamo ritrovati sulle rive del Piumogna con il Sasso di Sprugascio sulla destra e il fiume, appunto, a sinistra. Perdita di tempo, guadi non sempre ortodossi (uno in equilibrio su di un tronco caduto), ma alla fine aggiriamo il Sasso e ci ritroviamo a Sgnòi già sulla riva “giusta” del fiume. Calziamo finalmente gli sci e dopo aver risalito il pendio su neve ghiacciata ed aggirato le rocce dei Cogni, attraversiamo la parte bassa dell’Alpe di Croslina, valichiamo il Piumogna ed entriamo nel Böc di Comasné. Dopo aver risalito il Böc in parte valangato, faccio in tempo a notare sopra il canale uno scarico di neve che scende proprio nel suo mezzo. Questo mi mette un po’ in apprensione, ma comunque ci dirigiamo verso il Canale Giovanelli e viste le condizioni non troppo favorevoli ad una risalita - ancorché parziale – con gli sci, li mettiamo sullo zaino e indossiamo ramponi e picca. Già la prima cascata di ghiaccio, quella all’ingresso, presenta qualche crepa: salendo nel canale notiamo che anche la seconda non è da meno. La neve all’interno del canale “porta”, quindi lo risaliamo senza problemi. A metà optiamo entrambi per un passaggio sul misto (più che misto, roccia e detriti), poi nella parte alta di nuovo su neve. Usciamo dal canale senza che alcuna lastra di ghiaccio abbia dato segni di cedimento (bene!).
Ci rimettiamo in assetto sciistico e su pendii talvolta sostenuti, talvolta più docili, ci portiamo fino alla base del Ghiacciaio Grande di Croslina. Qui un bel muretto (bianco) ci fa meditare sulla possibilità di salirlo a piedi oppure inforcare i rampanti. Optiamo per la seconda possibilità e con inversioni sempre più al limite, ma pur sempre possibili (difficoltà sciistica AD+), entriamo sul ghiacciaio e ci dirigiamo alla bocchetta tra il Tenca e il Campo Tencia. Qui spira un forte vento da nord, ma la meta è vicina…
Restiamo di pochi metri sotto la cresta e ci dirigiamo a destra, su neve abbastanza dura. Durante la salita della rampa terminale del Pizzo Campo Tencia, tocchiamo talvolta il filo di cresta, godendo così di una fantastica visuale verso la Valle di Prato (Vallemaggia). Aggirando a nord qualche roccetta, raggiungiamo il plateau sommitale del Pizzo Campo Tencia, abbastanza diverso da come lo ricordavo in versione estiva. Adesso, oltre ai due ometti, c’è anche una croce, anche se ciò che si può leggere prima dei lavori di bonifica è solo “anza”: più tardi apparirà la scritta “bellezza e di speranza” (oltre, cioè più in basso, non ci è dato sapere, è tutto sepolto).
Effettuiamo le operazioni di cambio assetto sferzati dal vento. Non ci tratteniamo molto visto che è già tardi e il Canale Giovanelli ci attende, con i suoi blocchi di ghiaccio sempre pronti a cedere.
La discesa fino all’imbocco superiore del canale è di quelle storiche: neve dura portante (e talvolta più rimollata) su pendii sempre ben sostenuti ci concedono un’infinità di curve, molte più di quello che ci ricordassimo dalla salita.
Scendiamo poi il canale come lo avevamo salito, cioè con gli sci in spalla e, dopo lo sbocco, ci dirigiamo verso la parete di sinistra, completamente scarica (si potrebbe dire “pelata”), alla cui base, ben protetti da eventuali cedimenti, procediamo al nuovo cambio di assetto e al rito, tanto posposto, della birra di vetta, oggi, per l’occasione, “birra di canale”.
Scendiamo poi fino a Sgnòi e, stavolta, ben prestando attenzione ai bolli bianco-rossi che segnano il sentiero, lo seguiamo procedendo ancora un po’ sci ai piedi. Poi, quando le chiazze scure cominciano a farsi numerose, rimettiamo gli sci in spalla e in tal guisa ritorniamo a Dalpe.
Grande giornata di montagna! Ringrazio Paolo per averla proposta, per averci creduto nonostante le lunghe ed inutili pascolate che avrebbero scoraggiato chiunque, e per aver condiviso una delle più belle scialpinistiche che io abbia mai fatto.
pm1996:Con il bel racconto di Fabio posso confermare la gran giornata di montagna che ancora una volta abbiam vissuto insieme , aggiungendo solo che se non avessimo perso tempo nel ravano nella parte bassa del percorso sono certo che il Pizzo Tenca sarebbe stato sciato pure lui.
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