La Cima (Val Loana) con circuito ad anello

E' silenziosa alle sette del mattino Malesco, la luce è già accesa e le cime sopra i 1500 sprizzano bianco.
Lascio l'auto al parcheggio del cimitero e m'incammino sulla strada asfaltata della Val Loana per un paio di chilometri. Tante volte sono passato di qui in auto e mai avevo colto tutti questi particolari: qui una cappelletta, là sotto un torrente, una valletta si apre a destra....
Poi intercetto il sentiero e lo percorro. Questo si mantiene alto e parallelo sulla strada e consente di guadagnare un po' di metri. Esco alla Cappella del Sasso Broglio, la supero ed evito la ponderale per l'alpe Cortino. Poco oltre c'è infatti il sentiero che sale spedito nel bosco e io cammino su quello sino ad intercettare di nuovo la ponderale ormai nei pressi dell'alpe m'accoglie completamente solitaria ed inbiancata.
Vago tra le case, gusto l'ambiente e trovo la strada per la Cima. Per fortuna una traccia mi indica la via: qui la neve cela ancora ogni traccia di sentiero.
Risalgo l'ardita dorsale con pendenze sostenute. Chi, prima di me ha battuto traccia la sa lunga.
Le peste corrono sempre sulla via più agevole. Se avessi dovuto far da me, probabilmente sarebbe stato ravano. La neve è dura, le ciaspole restano sullo zaino.
La calotta sommitale della montagna è invece priva di bianco e per prati giungo in fretta alla croce a gustarmi un panorama di prim'ordine. La Laurasca e la sua costiera sino al pizzo Ragno rubano l'occhio, la valle sottostante toglie il fiato, intriga la visione delle creste opposte le cui cime ho quasi tutte salite.
I giganti non mancano mai, oggi nel loro massimo splendore con una menzione speciale per il re Leone.
La Testa del Mater non è così lontana ma il pendio innevato e ripido mi spaventa un po', non tanto per la salita quanto per la successiva discesa, quindi evito e decido di concentrarmi sulla via del ritorno che intendo percorrere ad anello.
Qualche pesta mi aiuta ad individuare il ripido canalino ove abbassarmi. Qui la neve è fortunatamente molle, vado giù sino alle cosce ma son contento perchè partire, in queste condizioni, è impossibile.
Atterro ad una radura e risalgo un crestino che poi camminerò un pò nervoso su traversi di neve scivolosa. la cresta poi si allarga, la quota diminuisce e felicissimo giungo alla Cappella del Crup, luogo incantato e panoramico a perpendicolo su Malesco. Che bello stare qui sulle panchine delle splendida e curatissima cappelletta.
Riparto, adesso mi attendono prati ripidi che mi fanno transitare per gli alpeggi abbandonati di Monte Oro e Orsera.
Eccomi nel bosco, è un muro. La neve appena sciolta ha lasciato posto al fango, si scivola allegramente. Dove non c'è fango, sono le foglie secche a rendere precaria la mia stabilità.
Finalmente alla base del costone un pannello indica Finero, in val Canobina. Io prendo la direzione opposta, a sinistra, ed esco in breve sull'asfalto del passo Scopello, sull'asfalto della strada provinciale.
Tre chilometri di questa, tutto sommato piacevole, superato da decine di ciclisti, mi riportano all'auto dopo sei ore di su belle e appaganti montagne.
Ho sovrastimato la gita T3 per la presenza di neve sopra i 1500 m che obbliga a qualche attenzione maggiore.
Sviluppo: 13 km; SE: 24 km.
I tempi comprendono tre quarrti d'ora di pause, un po' qui, un po' là.