Cima di Venina


Publiziert von cai56 , 22. August 2018 um 18:27. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:19 August 2018
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 6:45
Aufstieg: 2125 m
Abstieg: 2055 m
Strecke:Parzialmente circolare 27,91 km
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Milano a Sondrio lungo le statali 36 e 38; al termine della tangenziale, poco prima del passaggio a livello, svoltare a destra e proseguire in direzione di Piateda Alta. Poco prima del paese dirigersi a destra in Val Vedello e oltrepassare di poche centinaia di metri la centrale elettrica. Pochi posti di parcheggio presso il tornante al bivio Agneda-Ambria.

Una delle poche escursioni a cavallo della GVO (Gran Via delle Orobie) che si possono effettuare senza proibitive difficoltà nel recupero delle automobili: questo grazie al fatto che la valle principale, la Val Venina, ad una quota ancora servita da strade carrozzabili, si divide in due convalli parallele ma convergenti all'estremità settentrionale. La traversata da Ambria ad Ambria passando per il Passo Brandà ha di per sé attrattive paesaggistiche (si transita alla base delle più cupe muraglie del versante nord orobico) ed etnografiche (si visitano i resti di un forno fusorio per il minerale ferroso, rimasto in attività dal medioevo alla metà del XIX secolo), ma la salita alla Cima di Venina consente di frequentare uno straordinario ambiente geologico quasi da "deserto d'alta quota" con pietrame multicolore ed un crinale con ondulazioni collinari insospettabili se viste dal versante valtellinese caratterizzato da lunghe fughe di lisce placconate verticali.


Dal tornante di parcheggio si imbocca la carrozzabile per Ambria (possibile l'acquisto presso il comune di Piateda del pass giornaliero per il transito automobilistico) e la si segue per 2,5 chilometri fino a raggiungere il piccolo antichissimo agglomerato i case, che recenti studi indicano come già anche visitato da Leonardo da Vinci. Oltrepassato il ponte e affiancata la bella chiesa di San Gregorio, si lasciano alle spalle le ultime baite per andare a risalire con mulattiera gradinata un versante prativo; segue l'attraversamento pianeggiante (a destra le Baite Precarè o Alpe Carè) di un'area alluvionale e quindi riprende la ripida salita - Scale di Venina - fino ad imboccare un tratto fortemente incassato a margine della forra del torrente. Qui la valle appare sbarrata dall'imponente muraglia della diga di Venina e, da un piazzale di manovra della ferrovia decauville di servizio, si apre la doppia possibilità di salita all'altezza del coronamento: più agevole appare mantenere il versante sinistro tramite una comoda gradinata acciottolata che si conclude proprio in corrispondenza della casa dei guardiani (posto di chiamata del soccorso alpino). Si segue lungamente lo stradello erboso che asseconda la riva del lago artificiale e si raggiunge la Casera Vecchia di Venina, dove converge anche la via di salita a destra della diga; gradualmente, senza alcuna impennata di rilievo si segue il fondo del larghissimo vallone di pascoli, oltrepassando i ruderi di poche baite sparse: l'Alpe Venina è l'ultima. Destreggiandosi fra qualche dosso e numerosi massi, tentando di individuare i segnali a vernice ormai evanescenti (inutili fin qui per l'evidenza del percorso), si arriva all'area estrattiva e di fusione della siderite: il terreno, attorno al forno, è occupato da cumuli di materiale già trattato e da trattare, abbandonato a metà '800 per esaurimento del legname combustibile (questa Val Venina e le adiacenti Valli di Scais e del Livrio sono infatti tuttora prive di copertura arborea fino a bassa quota). Presso le strutture minerarie si presenta un trivio: a sinistra si sale con la GVO al Passo Brandà (ci andremo al ritorno), a destra si segue la GVO verso il Passo di Scoltador, e, più o meno al centro - con segnalazioni quasi decentemente rinvigorite - si inizia il lungo piano inclinato che, in traversata sotto il Pizzo Cigola, si avvicina alla barriera rocciosa di fondovalle: una ripida serie di tornantini pietrosi conduce infine allo stretto intaglio del Passo di Venina. Si rimonta subito la rocciosa cresta di destra (ovest) in direzione del Rifugio Fratelli Longo (la quantità di vernice rossa usata per i segnali e le scritte non può lasciare dubbi), dove inizialmente - poche decine di metri - tracce di passaggio un poco esposte conducono fino all'allargamento del crinale (Q2460); abbandonato a sinistra il sentiero più marcato che scende al rifugio, si prosegue sul crestone erboso-pietroso fino alla piccola croce lignea di vetta della Cima di Venina. 
Per il ritorno, volendo evitare almeno in parte la via di salita, occorre scendere fino nei pressi del forno fusorio dove, come già detto, si riprende il tracciato della GVO: un brutto sentiero, molto mal segnalato, risale il ripido pascolo anche con tratti franosi fino ad una zona vagamente pianeggiante dove i segni di passaggio svaniscono totalmente; ci si deve portare a sinistra (nord), ritrovando la traccia che, con un ultimo traverso, conduce fino all'apertura erbosa del passo. Sull'altro versante la discesa si fa più ripida e sassosa, non sempre ben delineata, ma con almeno dei segnali sufficientemente visibili anche se molto lontani fra loro. La lunga discesa attraverso le pendici settentrionali del Monte Aga si conclude alle Baite Cigola, il cui edificio principale dal settembre 2017 è stato trasformato in bivacco - Rifugio G.Lucini - proprio sul percorso della GVO. Tutto nuovo, ben arredato e perfino dotato di una ricca biblioteca buddista di scuola Soka Gakkai, ma...totalmente sprovvisto della benché minima indicazione di come procedere per tornare a valle: l'edificio è circondato da una folta vegetazione nitrofila tipica dell'antico stazionamento di bestiame (aconiti, rabarbaro selvatico e ortiche…) e gli unici segnali sono quelli relativi alla GVO. Dopo qualche vano tentativo in varie direzioni, scendendo fino ad un poggio erboso sottostante, riusciamo ad individuare una traccia che, rimanendo in quota, prende una direzione logica verso nord: la seguiamo e fortunatamente in breve inizia a scendere verso il fondovalle a stretti tornanti (nessuna indicazione lungo il percorso, ma segni di antica importanza quali muretti e gradini di pietra). Fra i pochi cespugli nel pascolo sassoso si ritrovano le opache bandierine CAI sul sentiero della Valle d'Ambria: è possibile che qualche indicazione sulla discesa a valle si trovi all'incrocio fra questa traccia e la GVO, comunque molto lontano dal bivacco in direzione non intuitiva.
Come nella vicina Val Venina percorsa in salita, anche qui ci troviamo a seguire una lunga valle poco meno che pianeggiante, con molti pascoli ed un'attività pastorale molto vivace, facente capo all'Alpe Dossello. Proseguendo verso nord si va ad attraversare la conca di Zappello, sempre indicato sulle mappe come ex-lago,ma in realtà solo lago temporaneo tipicamente primaverile, ma che è in grado di riempirsi anche in estate/autunno dopo piogge prolungate. Oltrepassata la soglia a valle del bacino - un dosso pianeggiante - la mulattiera scende ripida nei pressi dei ruderi della Baita Zappello e affianca una piccola diga cui converge anche una decauville in galleria che si collega con il Lago di Scais. Ormai in vista di Ambria, si attraversa il torrente presso un'isola boscosa e ci si va a ricongiungere definitivamente alla via di salita.

Tourengänger: cai56, chiaraa
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (2)


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ugo hat gesagt: Bella gita e belle foto
Gesendet am 25. August 2018 um 09:42
Bellissima....interesantissima....lunghissima gita. Complimenti !

cai56 hat gesagt: RE:Bella gita e belle foto
Gesendet am 25. August 2018 um 10:06
Grazie!
In effetti le due valli quasi pianeggianti appaiono piuttosto interminabili…
Ciao Marco


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