Foer, alta val Brembana.
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Avevo saputo della sua esistenza in un numero di "Orobie" di anni fa, ricordo anche una foto.
Non l' avevo mai dimenticato.
Difficile ottenere informazioni su di lui, scarne quelle poche su internet.
Pensavo spesso a lui.
Sognavo di fargli una visita. Di abbracciarlo.
Ma era così lontano da casa mia.
In questo inizio di primavera, prepotente, il desiderio. Quotidiano.
Chissà com' è dal vivo.
Mi metto in strada. Chissà se arrivo fin là. Lui è così lontano da casa mia.
Però che giornata radiosa, calda.
Chissà quanto è bello lui, proprio oggi.
Centovalli, Locarno, autostrada. Lugano, Chiasso, la frontiera con l' Italia. Como, Milano, un cartello magico: Venezia! Uscita Dalmine, qui cominciano nomi a me sconosciuti. Ognuno ha il suo fascino.
Val Brembana. Il torrente Brembo sposa i meandri della la strada, o è la strada ad accompagnare i meandri del Brembo? Canticchio il suo nome: Brembo, Brembo Brembo...
Tornante dopo tornante scopro piccoli paesi, le case, i giardini meravigliosamente fioriti, squarci di cime, lassù, talvolta ancora spolverate di bianco.
Nomi, ancora nomi, per sognare. Almè, San Pellegrino, Val Taleggio, San Giovanni Bianco, Zogno, val Serina, Olmo al Brembo.
Olmo al Brembo, Olmo al Brembo, qui si sale a sinistra.
Cassiglio.
Non s' incontra un anima nel paesino, non ci sono bar, un negozietto, sembra assopito tutto, la chiesa è silenziosa. Assonnato tutto, tutti, nel delizioso tepore primaverile appena scosso da un caldo venticello.
Attraverso il paesino, lascio l' auto sul parcheggio vuoto di un area di pic-nic appena sopra il torrente.
Guardo verso l' alto, davanti a me, alle mie spalle.
Ma di lui non c' è traccia.
Attraverso la strada, lassù fanno capolino montagne. Lassù m' immagino sia anche lui.
Un sentiero, niente scritte.
Ci tiene, alla sua pace, alla segretezza...
Arrivo a un grande canalone franoso che sale dritto verso il cielo azzurro. Me lo immagino lassù. Mi piace l' idea. E il luogo mi piace, così riarso dal sole, nella sua mineralità.
Ad ogni passo si scivola, i sassi di calcare, piccolini come grandi, scivolano sotto gli scarponi, scivolano a valle.
Tanti sassi, come migliaia di saponi di Marsiglia di tutte le taglie.
Ravano di ganna in ganna. Tutte salgono verso l' orizzonte azzurro.
A ogni fruscìo, temo l' attacco di una biscia, con quest' afa...
Sogno d' intravederlo, rilucente nel sole dorato.
Ridiscendo i trecento metri saliti a fatica, mi lascio scivolare sul sedere, di saponetta di Marsiglia in saponetta.
Le saponette scivolano a valle, anche quelle belle grosse, mosse dagli scarponi.
Sembra un torrente di sassi bianchi che scorre verso il fondovalle.
Cassiglio.
Un cartello indica: Locanda del Lago.
Nessuno, sembra tutto chiuso, tutto assonnato dietro alle persiane chiuse.
Là davanti, finalmente un ombra bianca, una chioma umana. E un gruppetto di capre, bianche pure loro.
Il vecchietto m' indica la via. Lassù, dopo il lago artificiale, dopo il bar Erica, il parcheggio alla fine della strada.. Un sentiero. Due orette. C' è il cartello, non mi posso sbagliare.
C' è il cartello. Finalmente il suo nome. Scritto in rosso sul legno.
Foier.
Felicità che entra nel cuore.
Alla sola vista di un nome.
Lo canticchio: Foier, Foier, Foier...
Il sentiero sembra scavato nel calcare, sul suo fondo la faggeta ha lasciato un tappeto bruno, umido.
Faccio un poco fatica. Ma il sole che mi scalda e che lassù riscalda lui m' infonde coraggio.
E' un fiorire di tutti i colori, nella faggeta. Attirano lo sguardo i fiori primaverili, riscoperti anche quest' anno con lo stupore del fanciullo, come mai assaporati prima.
Canticchio i loro nomi: daphne, daphne mezereum, pervinca viola, vinca major, anemone, anemone viola, hepatica nobilis, primula, elleboro, helleborus niger, rosa di Natale, rosa, rosae, rosam ...
A sinistra. Eccolo.
(Volgare, il cartello. Avrei preferito scoprirlo da sola.)
E così maestoso, imponente; a momenti si fermano i battiti del cuore.
Sembra umano.
E' tronco, radici, rami, foglie, invece. Il faggio secolare del Foer.
Ecco, ho detto il suo nome, l' ho scritto.
Me lo canticchio, Faggio del Foer, Faggio secolare del Foer, faggio, faggio, faggio...
Faggio, meraviglia della natura. Vecchio. Vecchio come nessun uomo sarà mai...
Provo ad abbracciarlo ma non ci riesco.
Qui ci vuole una corona di braccia intrecciate, per abbracciarlo tutto.
Un faggio, a meravigliare gli occhi.
Un faggio. Meraviglia.
Faggio, faggio, faggio...
Non l' avevo mai dimenticato.
Difficile ottenere informazioni su di lui, scarne quelle poche su internet.
Pensavo spesso a lui.
Sognavo di fargli una visita. Di abbracciarlo.
Ma era così lontano da casa mia.
In questo inizio di primavera, prepotente, il desiderio. Quotidiano.
Chissà com' è dal vivo.
Mi metto in strada. Chissà se arrivo fin là. Lui è così lontano da casa mia.
Però che giornata radiosa, calda.
Chissà quanto è bello lui, proprio oggi.
Centovalli, Locarno, autostrada. Lugano, Chiasso, la frontiera con l' Italia. Como, Milano, un cartello magico: Venezia! Uscita Dalmine, qui cominciano nomi a me sconosciuti. Ognuno ha il suo fascino.
Val Brembana. Il torrente Brembo sposa i meandri della la strada, o è la strada ad accompagnare i meandri del Brembo? Canticchio il suo nome: Brembo, Brembo Brembo...
Tornante dopo tornante scopro piccoli paesi, le case, i giardini meravigliosamente fioriti, squarci di cime, lassù, talvolta ancora spolverate di bianco.
Nomi, ancora nomi, per sognare. Almè, San Pellegrino, Val Taleggio, San Giovanni Bianco, Zogno, val Serina, Olmo al Brembo.
Olmo al Brembo, Olmo al Brembo, qui si sale a sinistra.
Cassiglio.
Non s' incontra un anima nel paesino, non ci sono bar, un negozietto, sembra assopito tutto, la chiesa è silenziosa. Assonnato tutto, tutti, nel delizioso tepore primaverile appena scosso da un caldo venticello.
Attraverso il paesino, lascio l' auto sul parcheggio vuoto di un area di pic-nic appena sopra il torrente.
Guardo verso l' alto, davanti a me, alle mie spalle.
Ma di lui non c' è traccia.
Attraverso la strada, lassù fanno capolino montagne. Lassù m' immagino sia anche lui.
Un sentiero, niente scritte.
Ci tiene, alla sua pace, alla segretezza...
Arrivo a un grande canalone franoso che sale dritto verso il cielo azzurro. Me lo immagino lassù. Mi piace l' idea. E il luogo mi piace, così riarso dal sole, nella sua mineralità.
Ad ogni passo si scivola, i sassi di calcare, piccolini come grandi, scivolano sotto gli scarponi, scivolano a valle.
Tanti sassi, come migliaia di saponi di Marsiglia di tutte le taglie.
Ravano di ganna in ganna. Tutte salgono verso l' orizzonte azzurro.
A ogni fruscìo, temo l' attacco di una biscia, con quest' afa...
Sogno d' intravederlo, rilucente nel sole dorato.
Ridiscendo i trecento metri saliti a fatica, mi lascio scivolare sul sedere, di saponetta di Marsiglia in saponetta.
Le saponette scivolano a valle, anche quelle belle grosse, mosse dagli scarponi.
Sembra un torrente di sassi bianchi che scorre verso il fondovalle.
Cassiglio.
Un cartello indica: Locanda del Lago.
Nessuno, sembra tutto chiuso, tutto assonnato dietro alle persiane chiuse.
Là davanti, finalmente un ombra bianca, una chioma umana. E un gruppetto di capre, bianche pure loro.
Il vecchietto m' indica la via. Lassù, dopo il lago artificiale, dopo il bar Erica, il parcheggio alla fine della strada.. Un sentiero. Due orette. C' è il cartello, non mi posso sbagliare.
C' è il cartello. Finalmente il suo nome. Scritto in rosso sul legno.
Foier.
Felicità che entra nel cuore.
Alla sola vista di un nome.
Lo canticchio: Foier, Foier, Foier...
Il sentiero sembra scavato nel calcare, sul suo fondo la faggeta ha lasciato un tappeto bruno, umido.
Faccio un poco fatica. Ma il sole che mi scalda e che lassù riscalda lui m' infonde coraggio.
E' un fiorire di tutti i colori, nella faggeta. Attirano lo sguardo i fiori primaverili, riscoperti anche quest' anno con lo stupore del fanciullo, come mai assaporati prima.
Canticchio i loro nomi: daphne, daphne mezereum, pervinca viola, vinca major, anemone, anemone viola, hepatica nobilis, primula, elleboro, helleborus niger, rosa di Natale, rosa, rosae, rosam ...
A sinistra. Eccolo.
(Volgare, il cartello. Avrei preferito scoprirlo da sola.)
E così maestoso, imponente; a momenti si fermano i battiti del cuore.
Sembra umano.
E' tronco, radici, rami, foglie, invece. Il faggio secolare del Foer.
Ecco, ho detto il suo nome, l' ho scritto.
Me lo canticchio, Faggio del Foer, Faggio secolare del Foer, faggio, faggio, faggio...
Faggio, meraviglia della natura. Vecchio. Vecchio come nessun uomo sarà mai...
Provo ad abbracciarlo ma non ci riesco.
Qui ci vuole una corona di braccia intrecciate, per abbracciarlo tutto.
Un faggio, a meravigliare gli occhi.
Un faggio. Meraviglia.
Faggio, faggio, faggio...
Tourengänger:
micaela

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