Le regole d’oro dell’andare in montagna, il monito del Cai


Publiziert von Francesco, 17. November 2011 um 17:49. Diese Seite wurde 225 mal angezeigt.

16 novembre 2011 - 12:51 | Autore: Redazione
Alpinismo invernale (Photo Maria-Di-Gregorio)
BERGAMO — A seguito del soccorso effettuato in Presolana, dove due giovani lecchesi domenica scorsa sono stati recuperati in piena notte a 2.500 metri di quota, il Cai di Bergamo sollecita i frequentatori dei monti a una condotta più responsabile. Attraverso una nota stampa ricorda a tutti alcune regole d’oro per la sicurezza in montagna: non solo inerenti alla prevenzione, ma anche rispetto al comportamento da adottare una volta che l’incidente si è verificato. Visto l’arrivo della stagione invernale e dati gli ultimi tristi episodi di cronaca, abbiamo pensato che fosse di pubblica utilità pubblicare questo piccolo vademecum dell’amante dell’alta quota.

Ogni definizione dell’alpinismo è forzatamente fragile e incompleta: avventura, scoperta, sport, divertimento, conquista, superamento di se stessi. Nessuno, in realtà, è mai stato in grado di darne una che possa essere valida per tutti, poiché l’alpinismo nasce dal bisogno sempre acceso di libertà nella fatica tra le rocce, di responsabilità nelle scelte della salita e di gratuità negli sforzi ‘a fil dei cieli’. L’alpinismo non è soltanto una manifestazione sportiva, atletica e tecnica. E’ qualcosa di più. Un caleidoscopio di sensazioni, una ricchezza spirituale che le parole non riescono ad esprimere compiutamente. E’ una attività in continua evoluzione, quindi una ricerca di nuove esperienze, nuovi sogni, nuove meraviglie, nuove emozioni: il tutto ancorato alla fondamentale cultura della sicurezza.

In montagna c’è posto per tutti e in ogni stagione, purché la si rispetti con adeguata preparazione, consapevolezza e prudenza: per i “decimogradisti” che compiono audaci imprese su pareti di roccia e di ghiaccio, e per gli escursionisti che camminano tra i pascoli, boschi e rifugi, lentamente, quasi al passo delle montagne.

Andare in montagna in sicurezza: le Dieci regole fondamentali (“In montagna con noi in sicurezza e simpatia”, Cai, 1992)

1. Preparati fisicamente per poter sostenere gli sforzi che la montagna comporta.
2. Preparati moralmente con quella carica di energia interiore che consente di far fronte qualsiasi evenienza.
3. Preparati tecnicamente aggiornando le tue conoscenze sull’equipaggiamento e sul suo impiego in modo di poter procedere agevolmente su qualsiasi tipo di terreni.
4. Conosci la montagna e i suoi pericoli (maltempo, scariche di pietre, valanghe e crepacci) in modo da poterli evitare. Informati sulle previsioni meteorologiche.
5. Conosci i limiti delle tue forze e conserva sempre un adeguato margine di energie.
6. Scegli le imprese adatte alle tue possibilità e studia preventivamente il percorso.
7. Scegli bene i compagni di cordata per poterne fare pieno affidamento anche nell’emergenza.
8. Non lasciarti trascinare dall’ambizione o da un malinteso spirito di emulazione in imprese superiori alle tue possibilità.
9. Stai costantemente all’erta soprattutto dove là le difficoltà diminuiscono e quando la stanchezza annebbia i tuoi riflessi.
10. Trova il coraggio della rinuncia. Non c’è da vergognarsi. Le montagne ci attendono sempre anche la prossima volta.

Quando e come chiamare il soccorso

Senza dimenticare che ogni intervento costituisce un dispendio di energie, risorse economiche e spesso mette in situazione di pericolo i soccorritori, il CNSAS va sempre allertato quando si ritiene che, per incidenti od altro, sia seriamente compromessa l’incolumità delle persone coinvolte. Va sempre più diffondendosi la falsa cultura che qualcun altro deve garantirci la sicurezza ovunque e che, in caso di difficoltà, ci sarà sempre qualcuno che ci tirerà fuori dai guai. Non è sempre così ed in montagna, così come in tante altre situazioni, ad esempio in caso di condizioni meteorologiche avverse, le squadre di soccorso possono impiegare anche parecchio tempo prima d’intervenire. Quindi, è sempre bene disporre di conoscenze, esperienze ed attrezzature necessarie per predisporre un’utile azione di autosoccorso.

In caso di necessità la chiamata al Soccorso alpino deve avvenire attraversi il numero unico del Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza 118 comunicando quanto segue:

1. Da dove sta chiamando (Specificare all’operatore che ci si trova in montagna).
2. Fornire subito il numero del telefono da cui si sta chiamando (se la chiamata dovesse interrompersi è importante che il telefono venga lasciato libero per consentire alla Centrale Operativa di richiamare).
3. Fornire l’esatta località dove è ubicata l’area da cui si sta chiamando (Comune, Provincia od in ogni caso un riferimento importante di ricerca rilevabile sulla cartina).
4. Se in possesso di altimetro, (tarato prima di partire) fornire la quota del luogo dell’evento.
5. Fornire indicazioni di cosa è visibile dall’alto (pendio, bosco, cima, rifugio, ecc..).
6. Dire cosa è successo: (lasciarsi in ogni caso intervistare dall’operatore di centrale che avrà necessità di conoscere, per un buona valutazione sanitaria, la dinamica dell’incidente).
7. Dire quando è successo (la precisa identificazione dell’ora dell’evento può far scattare diverse procedure – come ad esempio la gestione via telefonica di una rianimazione cardio-polmonare).
8. Dire quante persone sono state coinvolte nell’evento.
9. Fornire le proprie generalità (questa informazione fa perdere solo alcuni secondi all’emergenza ma è molto importante).
10. Stabilire con certezza se la persona coinvolta ha difficoltà respiratorie; se è cosciente; se perde molto sangue, ecc.: In ogni caso, lasciarsi intervistare dalle domande dell’operatore (normalmente l’intervento di soccorso è già scattato, ma le richieste successive servono per inquadrare con più precisione quanto potrà essere necessario all’équipe di soccorso fornendo loro i dati successivi via radio).
11. Informare correttamente sull’esatta posizione del ferito (se seduto, se disteso supino, se disteso prono, se appeso, ecc.).

(da “Sicuri in montagna”, un progetto per la prevenzione del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico del Club Alpino Italiano)



 




Kommentare (1)


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Alberto hat gesagt:
Gesendet am 18. November 2011 um 11:35
Come il caso precedente,questi pensavano che avrebbero fatto ciò che pretendevano di fare (con molta fantasia e poco cervello): riusciti nell'intento in andata...ma al rientro si sono ritrovati al buio: chissà se il gps avrebbe potuto condurli a valle...


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