Un Laghetto di Mare in montagna... sogno o son desto?
Voglia di Paghera, voglia di selvaggio… ma voglia anche di rocce. Val di Braone, ecco la meta!
Era da parecchio tempo che avevo “puntato” il Rif. Gheza, poi chissà per quali strani motivi avevo sempre rimandato questo appuntamento, a questo stretto giro di posta invece ho fatto centro. Non potendo stare al sole per parecchio tempo causa una pesante cura farmacologica da poco iniziata, decido di partire in piena notte da casa, per far in modo di cominciare la mia escursione con le prime luci del giorno.
Parcheggiata l’auto in Loc. Piazze, come da indicazioni si prende la strada forestale sino ad arrivare alla Loc. Scalassone (area pic nic), si ignora sulla destra il sentiero 38 A per il Gheza e si prosegue brevemente ancora sulla carrareccia, guadate comodamente il torrentello e subito dopo la strada si restringe diventando ora un comodo sentiero di terra misto pietra.
La Paghera è veramente bella, in più con questo bel sentiero (ottimamente conservato) risalente alla Prima Guerra Mondiale, si ha proprio la sensazione di gustarsi questa escursione in assoluto relax. Pian piano che si prende quota la zona si fa sempre più selvaggia ma assolutamente accessibile, si giunge nei pressi di un bel pianoro in Loc. Foppa Bassa e si segue il corso del torrente; un sentiero nuovo aggira sulla destra il pianoro, quello “storico” passa su due ponti, di cui uno malconcio. Non c’è in giro anima viva e io mi potrei mettere tranquillamente con le balle al vento…
Seguendo la fitta bollatura, si lascia sulla sinistra la Foppa Bassa, mentre una palina vi indica la direzione per il Rif. Prandini e Gheza. Qua il percorso si fa un po’ più ripido anche se mai troppo impegnativo e le roccette sono più presenti e infide a causa della pioggia caduta il giorno prima . Risalito questo primo balzo, ci si trova in breve tempo al Rif. Prandini (una discreta struttura con bella vista sulla Concarena), dove oggi ho beccato quattro assonnate persone.
Come da palina, mi avvio verso il Gheza affrontando il secondo balzo ora più roccioso, stando attenti ai flebili segnali e puntando in alto verso la sagoma di un ometto, in poco tempo si giunge al già visibile rifugio, rifugio accessibile non prima di aver guadato l’ennesimo torrente. Il ponticello è andato in vacca per colpa di una improvvisa “piena” e con Olmo abbiamo dovuto trovare il punto più adatto dove poter attraversare. Ma ormai siamo arrivati. Bello.
L’escursione però continua. Passando davanti all’ingresso del rifugio, la bollatura ci porta verso N sempre con evidente traccia e si giunge ad un ambiguo e poco visibile bivio, se alzate lo sguardo verso destra vedete un grande masso con incassato una Madonna, voi seguite il ripido tratto erboso ed in breve si giunge al Forcellino di Mare da dove si scorge il sottostante Laghetto, si scende con attenzione per il sentiero ed eccoci arrivati. 20 minuti di cammino dal Gheza per giungere in un posticino veramente carino dove anche la vista viene appagata.
Non sono neanche le dieci e io ho prenotato al rifugio per mezzogiorno, che faccio? Risalito al Forcellino, incontro le prime persone in questa zona, sei simpatici escursionisti naturisti. Quattro chiacchiere e qualche sorriso per un momento vagamente bucolico; parlando con i maschietti mi sembrava di fare un’intervista a tre “microfoni”, mentre le gentil donzelle, erano mutandomunite! Minchia che culo che ho, ‘na noia a vedere sempre e solo sti “ciondoli” in libertà…
Lasciato il gruppo Free Style, mi sono incamminato verso il gruppetto di cimette verdeggianti da me quotate, una divertente divagazione che mi ha portato letteralmente in un mare di merda di Pecora. Cristo!
Una volta quotata l’ultima cima, mi sono portato sul sentiero sottostante che viaggia in mezzacosta sino al Forcellino, poi da li, di nuovo al Rifugio dove ho mangiato in compagnia dei due “volontari” e di altri quattro escursionisti. Il tempo di una pastasciutta avec Formai de Mut e via…
Ripreso il cammino in discesa, ho ripercorso il sentiero sino al Funtanì dè le plase, poi, invece di proseguire sulla vecchia traccia, ho preso il sentiero 38 A delle Cascate di Braone. Sempre immerso in una bella Paghera, e dopo aver attraversato un paio di punti da fare con attenzione, tempo 30 minuti e mi sono ritrovato in Loc. Scalassone dove è impossibile sbagliare strada per tornare alla macchina. Fine del giro.
Nota 1): Bellissima e selvaggia valle quella di Braone, un posto che mi ha affascinato non tanto per le sue rinomate e “roboanti” cime, ma per il perfetto incastro tra pineta e roccia, intramezzate da un pianoro da favola. Avendo un paio di giorni a disposizione lì c’è l’infinito da girare; Lago della Vacca, Il M.Listino, il M. Frerone, il Cornone di Blumone e via discorrendo… il Parco dell’Adamello non delude, mai. A parte lo sviluppo, la camminata è a portata di tutti e non presenta particolari rischi. Sino al Gheza è un T2, poi dal Forcellino alle Cime quotate, è un T2 da fare con attenzione causa brevi esposizioni e assenza di percorso visibile. Il vero T6 è la stradina che porta da Ceto alla Loc. Piazze. P.S. Il Gps ha fatto un casino sulla traccia, l’ingarbugliamento iniziale è frutto della sostanza stupefacente assunta da chissà chi, mentre dalla Loc. Scalassone in poi, la traccia è giusta.
Nota 2): Cose a caso & dilemmi della vita:
Clima : Allarme di Obama dopo che ha visto sciogliersi la Calotta cranica di Salvini. Chi glielo spiega al leader Usa che il vero problema è la Calotta Artica?
Scienza: Matrimonio in crisi? Dormite nudi! Che imbecilli, dico io, se dormi nudo e non combini un cazzo è per quello che il matrimonio è in crisi…
Pornostar: Jenna Jameson guadagna 30 milioni di dollari all’anno. Rosy Bindi invece, ha un debito con la Banca d’Italia pari a 6 milioni di Euro!
Nota 3): Semplicemente Eric…
NUDO.
Mi giro guardo i “pezzi” e poi eludo,
pensando che il “gioiello” sia un po’ crudo,
ma rido sul tatami e faccio judo.
Nudo,
la scossa che io sento è magnitudo,
e son bagnato in fronte perché sudo,
riprendo il mio cammino e non m’illudo.
Nudo,
io giro coi calzini e non m’escludo,
il pelo che si vede è da barbudo,
ma forse è meglio andare, passo e chiudo.
Davanti io mi copro con lo scudo e in fondo mi domando: chi cazzo è sto Nudo?
A la Prochaine! Menek und Olmo.

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