Monte di Palanzo e Monte Preàola da Faggeto Lario (CO)


Publiziert von rambaldi , 27. Februar 2014 um 22:48.

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:23 Februar 2014
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Schneeshuhtouren Schwierigkeit: WT1 - Leichte Schneeschuhwanderung
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 6:45
Aufstieg: 1800 m

A Riva di Faggeto, frazione a lago del paese, partono tre antiche mulattiere che salgono verso le frazioni montane, Molina, Lemma e Palanzo.

Seguendo la sponda del lago mi dirigo verso nord e imbocco la mulattiera che porta a Palanzo. Il percorso è subito ripido, si sotto passa la statale che da Como va a Bellagio, e in breve si raggiunge la frazione Palanzo.

A Palanzo prima di proseguire mi fermo a vedere il Torchio per la spremitura dell'uva, dichiarato monumento nazionale. Il manufatto risale al 1500 ed è veramente interessante.

 

Terminata la visita al torchio risalgo le strette vie del paese fino alla chiesa. Alla sinistra dell'edificio di culto prosegue la mulattiera che scalcata la valle con un curioso ponte in pietra merlato. Poco dopo il ponte trovo un bivio, a sinistra si sale al poggio dove sorge la chiesa della Madonna del Soldo, a destra si prosegue verso le bocchette di Palanzo, di Nesso e di Sciff.

Supero gli ultimi rustici e proseguendo nel bosco raggiungo un nuovo bivio: a sinistra si va verso le bocchette di Sciff e poi di Nesso ed il monte Preaola, a destra verso quella di Palanzo ed il Palanzone.

 

Io proseguo verso sinistra. Raggiungo i rustici de Il Gaggio dove a sinistra parte un'altra mulattiera non segnata, che dovrebbe tornare a Palanzo sull'altro versante della valle del Gaggio. Poco oltre vedo un'altra mulattiera, sempre a sinistra, sempre senza indicazioni. Questa dovrebbe superare due rustici El Tec e Rameletto, aggirare la valle di Botto e scendere su Pognana Lario. Se avrò tempo proverò a verificarlo al ritorno.

 

La salita prosegue, si trovano ancora due deviazioni a sinistra che però non sono segnate nemmeno sulla CNS (sulla mappa della comunità montana non sono riportate nemmeno le prime due).

Mantenendosi su quella che sembra la mulattiera principale si arriva alla bocchetta che presumo di Sciff e si trovano i primi segnavia che indicano il monte di Palanzo e il Preaola. Sul versante opposto parte il sentiero che scende ai piani di Nesso e verso sud quello che aggira il monte Faello, raggiunge la bocchetta di Nesso e poi il Palanzone.

 

Finalmente sulla neve mi godo l'anello di cresta che collega il monte di Palanzo e il Preàola, toccando entrambe le cime, la bocchetta di Lavignacc e scendendo sul crinale opposto.

Dopo una bella pausa per spuntino, sole e panorami mi incammino di nuovo sulla mulattiera da cui sono arrivato col proposito di scendere a Pognana Lario e poi tornare a Riva di Faggeto lungo la Strada Regia.

 

Il progetto di raggiungere Pognana direttamente dall'alto però fallisce, imbocco la mulattiera secondaria che avevo adocchiato salendo. Trovo i due rustici di El Tec e Rameletto, supero come previsto tre vallecole secondarie ma mi imbatto un bivio che sulla carta non è riportato: decido di prendere il sentiero in discesa. Proseguo spaventando un piccolo gruppo di Cinghiali. La traccia diventa sempre più esile fino a sparire quando raggiungo il crinale. Guardando il versante ovest dall'alto del crinale, dove in teoria il sentiero dovrebbe traversare a mezza costa, vedo che le pendenze aumentano, inoltre c'è ancora neve. Non mi arrischio a proseguire senza traccia anche perché sulla mappa in questa zona il terreno è rappresentato molto dirupato.

 

Torno quindi sulla mulattiera principale, un po' arrabbiato con me stesso: tre quarti d'ora di fatica quando avrei potuto risparmiarli per allungarmi al sole a San Rocco, ora sono tirato con i tempi. Raggiungo velocemente Palanzo e prima di imboccare la strada regia verso Pognana salgo alla Madonna del Soldo da dove di ha un'ottima vista sul Lario. Scendo lungo una via crucis, un sentiero con tornati stretti e ripidi, le cappelle sono molto ravvicinate. Mi ritrovo poco sopra la via Regia.

Il percorso fino Canzago è facile e ben segnalato. Arrivo alla chiesa di San Rocco dove poco prima di un ponte, si stacca il sentiero che ho intenzione di prendere per tornare a Faggeto.

 

Prima di tornare un po' di riposo sul sagrato della piccola chiesa di San Rocco. Al sole si sta veramente bene, rimpiango ancora il tempo sprecato ma purtroppo ho un impegno pomeridiano e mi devo muovere presto. Concludo l'escursione con un breve giro lungo le strette vie del paese, fino al caratteristico imbarcadero: peccato che in questa stagione non ci attracchi nemmeno un battello.

 

Tornato a casa scopro a posteriori che ho risalito oltre 1800 metri di dislivello per arrivare su di una cima di poco più 1400 metri: non male come allenamento. Le varie digressioni, che, oltre a rendere il percorso più movimentato e vario, hanno aggiunto parecchi sali scendi al percorso diretto.

 

 

 

IL TORCHIO DI PALANZO

 

Testo tratto dal pannello didattico realizzato a cura dell'associazione “Amici del torchio"

 

A testimonianza della vita agricola del passato esiste a Palanzo un gigantesco torchio per la spremitura delle vinacce che risale al 1572 ma è ancora perfettamente funzionate.

Il congegno viene attivato per l'annuale sagra che si tiene la prima domenica di Ottobre

Il torchio è monumento nazionale.

 

La trave di castagno è stata ricavata da un albero abbattuto sul posto o nelle vicinanze, sopra al quale è stato eretto l'attuale rustico di proprietà comunale: le sue dimensioni ed il suo straordinario peso avrebbero reso molto difficoltoso un lungo tragitto.

Questo fa pensare che il torchio a Palanzo sia stato costruito prima di altri manufatti, le strette vie del paese non avrebbero permesso il passaggio dell'enorme tronco.

Le mura che racchiudono il torchio si distinguono dalle altre per il sasso a vista posato quasi a secco e per una vecchia porta in castagno chiusa semplicemente da un antico chiavistello di ferro.

Nello stesso edificio si trova anche una macina di granito che veniva utilizzata per la schiacciatura e spremitura delle noci dalle quali si ricavava olio e dai resti dei gusci il panèl, alimento per le bestie. Ennesima dimostrazione di come l'economia rurale non lasciasse spazio allo spreco.

 

Oggi come un tempo chiunque può entrare ed uscire, non esiste custode ne serratura che impedisca l'accesso. Tutto è rimasto come 500 anni fa: uno spazio sociale che custodiva uno strumento pubblico, costruito per la comunità e usato a turno da tutte le famiglie del paese.

 

CARATTERISTICHE TECNICHE

 

L'altezza di tutto l'impianto è di 3,8 metri. La struttura è composta da un'enorme trave in legno di castagno della lunghezza di 12 metri e dalla circonferenza di 3 metri, imperniata ad una estremità da una vite senza fine, alta più di 5 metri. La trave è ricavata da un unico tronco di noce che appoggia che appoggia su una grande pietra circolare di granito del peso di 3 quintali che fa da contrappeso. Dall'altro lato il tronco è retto da una struttura reticolare che svolge la funzione di pressa esercitando un peso fino a 20 tonnellate sulla grande vasca di granito dove vengono depositate le vinacce.

 

IL FUNZIONAMENTO

 

Il funzionamento di questa macchina è semplicissimo: alla base della vite senza fine sono incastrati due bastoni rotondi che azionati dalle donne fanno abbassare l'enorme tronco sulla pressa finale. Da una prima pigiatura dei grappoli d'uva schiacciati con i piedi si otteneva un vino aspro e sapido chiamato Bruschett. Dagli stessi grappoli d'uva lasciati a macerare per qualche giorno si ottenevano le vinacce. Queste venivano sistemate tra due robusti tavolati ("platò") di legno posti sul grande piano di granito (su cui è incisa la data 1572). Il tutto spessorato con travetti chiamati "durmioni" e "suat" atti a formare il castello di carico e ulteriormente regolato da montanti terminali, veniva pressato.

Finalmente, attraverso la bocchetta di scarico, il mosto prodotto dalla torchiatura andava a riempire i tini.


Tourengänger: rambaldi
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (2)


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Daniele66 hat gesagt:
Gesendet am 28. Februar 2014 um 20:50
Quando si percorrono queste mulattiere,si respira l'aria di un tempo,quello che ho sentito leggendo il tuo racconto complimenti Daniele66

rambaldi hat gesagt: Mulattiere
Gesendet am 1. März 2014 um 12:25
Grazie, condivido quanto dici. Domenica camminando su queste mulattiere spesso pensavo alle persone che hanno posato le pietre, che lavoro e che perizia!
Peccato che ormai vadano perse, lunghi tratti sono stati ricoperti con cemento, credo per le esigenze dei lavori forestali.


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