Pizzo Ferré mt. 3.103 - anno 1972 da Val Sghisarolo
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Rovistando nell' angolo dove tengo le mie vecchie foto, negativi e diapositive, ne ho riesumate alcune che riguardano escursioni fatte agli inizi degli anni 70, quando non ero ancora entrato nel ciclo degli anni " enti ".
Sono state scattate con una Bencini Comet che aveva solo 2 modalità di scatto, o il 1/50" o il B per pose lunghe. Ho iniziato il recupero scansionando le foto di un' escursione al Pizzo Ferré fatta col mio amico Eugenio, compagno di numerose scorribande sui monti. Poche perché allora di soldi in tasca ce n' erano pochi e si andava al risparmio anche sulle foto, ma possono costituire, assieme ad altre usate ad integrazione, un minimo di documentazione a testimonianza di come a distanza di 42 anni siano cambiate le situazioni del territorio a seguito dei ben noti problemi di riscaldamento del pianeta.
Percorso fatto
Abbiamo posteggiato la 500 all' inizio del sentiero che costeggia la catena del monte Cardine che separa la val Sghisarolo a sud, dalla Val Loga a nord, allora si poteva passare sopra il coronamento della diga in macchina e passare dalla parte est alla parte ovest e viceversa, oggi non è possibile, probabilmente la macchina va lasciata sotto la diga a Stuetta.
Dopo aver percorso tutta la traversata che se non erro non aveva una grande pendenza, iniziamo a risalire su un pendio abbastanza impegnativo tenendoci sulla destra del torrente. A ca. 2.200 mt. incontriamo i primi nevai, da quel punto fino all' arrivo degli ultimi 100 metri dalla vetta, stando ben attenti ai crepacci sopratutto nella parte finale, sarà sempre e solo nevaio, con una neve ben consistente tanto da non richiedere l' uso dei ramponi. Fino alle prime roccette il tempo è stato clemente, nubi in abbondanza ma mai basse, quindi qualche foto, naturalmente con molta parsimonia, dalle roccette fino alla vetta nuvole basse da non veder oltre i 5/7 metri , arrivo in vetta (per me era la 2a volta, c' ero stato l' anno prima), il tempo per mettere la firma sul libro di vetta e poi dopo un abbraccio per la soddisfazione iniziamo la discesa senza scattare la classica foto ricordo.
Fortunatamente appena arrivati sul nevaio le nubi si alzano e ci permettono di vedere bene i crepacci.
Iniziamo una serie di scivolate a "passo di pattinaggio" che ci permettono in poco tempo di raggiungere l' inizio del sentiero a mt .2.200, ripercorrendo poi a tempo di record anche la parte restante per poi rientrare alla "Casa Alpina di Motta", base per una settimana delle ns. scorribande nel 1972.
Sono state scattate con una Bencini Comet che aveva solo 2 modalità di scatto, o il 1/50" o il B per pose lunghe. Ho iniziato il recupero scansionando le foto di un' escursione al Pizzo Ferré fatta col mio amico Eugenio, compagno di numerose scorribande sui monti. Poche perché allora di soldi in tasca ce n' erano pochi e si andava al risparmio anche sulle foto, ma possono costituire, assieme ad altre usate ad integrazione, un minimo di documentazione a testimonianza di come a distanza di 42 anni siano cambiate le situazioni del territorio a seguito dei ben noti problemi di riscaldamento del pianeta.
Percorso fatto
Abbiamo posteggiato la 500 all' inizio del sentiero che costeggia la catena del monte Cardine che separa la val Sghisarolo a sud, dalla Val Loga a nord, allora si poteva passare sopra il coronamento della diga in macchina e passare dalla parte est alla parte ovest e viceversa, oggi non è possibile, probabilmente la macchina va lasciata sotto la diga a Stuetta.
Dopo aver percorso tutta la traversata che se non erro non aveva una grande pendenza, iniziamo a risalire su un pendio abbastanza impegnativo tenendoci sulla destra del torrente. A ca. 2.200 mt. incontriamo i primi nevai, da quel punto fino all' arrivo degli ultimi 100 metri dalla vetta, stando ben attenti ai crepacci sopratutto nella parte finale, sarà sempre e solo nevaio, con una neve ben consistente tanto da non richiedere l' uso dei ramponi. Fino alle prime roccette il tempo è stato clemente, nubi in abbondanza ma mai basse, quindi qualche foto, naturalmente con molta parsimonia, dalle roccette fino alla vetta nuvole basse da non veder oltre i 5/7 metri , arrivo in vetta (per me era la 2a volta, c' ero stato l' anno prima), il tempo per mettere la firma sul libro di vetta e poi dopo un abbraccio per la soddisfazione iniziamo la discesa senza scattare la classica foto ricordo.
Fortunatamente appena arrivati sul nevaio le nubi si alzano e ci permettono di vedere bene i crepacci.
Iniziamo una serie di scivolate a "passo di pattinaggio" che ci permettono in poco tempo di raggiungere l' inizio del sentiero a mt .2.200, ripercorrendo poi a tempo di record anche la parte restante per poi rientrare alla "Casa Alpina di Motta", base per una settimana delle ns. scorribande nel 1972.
Tourengänger:
mmaino

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Kommentare (7)