E’ arrivato il GPS……
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Ebbene sì! Finalmente avete acquistato il vostro GPS escursionistico. Ne avevate sentito parlare, nel bene e nel male; alcuni vostri conoscenti l’avevano già. Avete cercato sul Web, prezzi e caratteristiche, avete convinto la moglie, la fidanzata o i figli a regalarvelo per il vostro compleanno oppure, faticosamente, avete risparmiato i soldini necessari.
Ma ora finalmente l’avete e non vedete l’ora di usarlo. Consultate frettolosamente lo scarno manualetto, seguite le istruzioni di setup veloce e finalmente lui si accende e voi cominciate a girare per sentieri. In men che non si dica vi trovate nella confusione più assoluta e maledicete il momento in cui l’avete acquistato e coloro che ve l’hanno consigliato. Abituato alla piacevole cantilena della vostra voce preferita che dal vostro GPS automobilistico vi guida con precisione nella selva delle strade per raggiungere la vostra destinazione non vi raccapezzate più con il piccolo schermino sul quale avete provato a navigare nelle varie modalità, bussola, percorso, POI, waypoint (metà delle quali non sapete cosa significano) e vi trovate ancora più disorientati che se aveste in mano la vostra buona, vecchia carta preferita. Ormai depressi siete combattuti tra lasciare il vostro costoso e inutile gioiellino nel cassetto, gettarlo dalla finestra in un impeto di rabbia o tentare di rivenderlo a qualcuno per recuperare qualcosa del suo costo.
Non vi preoccupate! Tutti facciamo questo stesso percorso. Io per primo sono stato sul punto di rinnegare la mia fede nella tecnica ma, caparbiamente, ho cercato di far funzionare il mio trabiccolo ed ora…..a volte litighiamo ancora ma quasi sempre il mio GPS si dimostra un utile strumento di orientamento. E’ proprio per questo che ho pensato di trasmettere queste considerazioni a chi il GPS l’ha già ma disperato non lo usa, a chi lo usa, rassegnato, solo come tracciatore del suo itinerario e a chi ancora entusiasta vorrebbe acquistarne uno ma non sa bene come muoversi.
Preambolo
Un piccolo cenno storico; il GPS (Sistema di posizionamento globale, cioè planetario) è nato per scopi militari e poi è stato concesso il suo uso per scopi civili e commerciali. Si basa su un piccolo “planetario” di circa 30 satelliti artificiali ruotanti su sei orbite a ca. 20.000 km di altezza. Questi satelliti inviano continuamente una messe di informazioni a terra tra le quali orario, longitudine e latitudine sono le principali. Le cose sono strutturate in modo che almeno cinque satelliti sono sempre visibili da qualunque punto della Terra, come fossero cinque piccole Stelle polari. Complicato? Per uno di noi dotato di ricevitore radio, taccuino e calcolatrice farsi i suoi conti e determinare con operazioni di triangolazione la propria posizione sarebbe un’impresa titanica ma per questi piccoli congegni invece no. Loro (i comunemente e impropriamente detti GPS) fanno una miriade di calcoli e correzioni senza che noi dobbiamo occuparcene e in ogni istante ci fanno conoscere la nostra posizione. Non solo; gli opportuni programmi che girano senza sosta nel loro cuoricino (detto CPU) derivano anche informazioni accessorie come l’ora esatta, l’altitudine, il fuso orario, le effemeridi di sole e luna, ecc.
Tipologie di GPS escursionistici
Dal punto di vista delle caratteristiche di orientamento possiamo distinguere:
1. Tracciatori : questi si limitano a registrare la sequenza dei punti toccati nella nostra escursione componendoli in una “traccia” che, una volta a casa, potremo trasferire sul nostro PC e vedere con Google Earth o programmi analoghi dove siamo stati. Altro uso importante in questi tracciatori è la funzione Trekback che una volta attivata vi indicherà come seguire al contrario il percorso che avete seguito fino a quel momento. Questo tipo di GPS non presenta sul suo display alcuna mappa se non, in alcuni casi, quella generica mondiale che è davvero di poca utilità e mostra quasi esclusivamente le principali rotte stradali. Sul display vedrete solo la vostra posizione, una linea spezzata che rappresenta il cammino seguito e altre informazioni come altitudine, km percorsi, ora, ecc.
2. Cartografici : in questo tipo di GPS è possibile caricare una carta topografica più o meno dettagliata che ci permette di vedere con indubbia efficacia rappresentativa dove noi siamo e quali sentieri, paesi, corsi d’acqua, laghi e monti ci sono nelle vicinanze. In questo modo ci possiamo orientare anche in condizioni di cattiva visibilità. Naturalmente tutto quanto è offerto da un GPS “tracciatore” è fornito anche da un GPS “cartografico”.
Dal punto di vista dello strumento GPS distinguiamo:
- GPS dedicati: sono strumenti che servono principalmente solo a questo scopo (orientamento e navigazione). Un grande vantaggio è che questi apparecchi necessitano solo della visibilità dei satelliti e questa è disponibile ovunque..
- Programmi GPS che possono essere caricati su altri strumenti come Smartphone, Tablet, PC, ecc. In questo caso oltre alla funzione specifica GPS si avranno a bordo le funzioni specifiche dello strumento (telefonare, fotografare, posta elettronica, internet, ecc.). A fianco di innegabili vantaggi di questi apparecchi c’è però lo svantaggio di necessitare, a volte, della visibilità telefonica, o meglio della rete dati, non sempre offerta ovunque. La mia soluzione attuale è 1 + 2; ossia uso un GPS dedicato come GPS e uno Smartphone per conservare e gestire tutta la documentazione che mi piace portare con me (appunti, relazioni, calcoli, ecc.)
Quanto segue è più applicabile agli strumenti GPS dedicati alla esclusiva funzione di orientamento piuttosto che quelli del secondo tipo che assieme alla funzione GPS offrono una miriade di altre caratteristiche come gli Smartphone ed i Tablet.
Caratteristiche importanti
Che le si trovino in GPS dedicati o in Smartphone ritengo comunque importanti le seguenti:
- GPS cartografico: ne ho già parlato in precedenza. Per l’uso “orientamento” la cartografia è indispensabile.
- Altimetro elettronico e bussola elettronica separati dal rilevatore GPS. I GPS sono in grado di derivare le informazioni di altitudine e di orientamento (bussola) dalle loro operazioni di triangolazione. Questo però, in particolare per la bussola, richiede che l’hiker sia in movimento; non appena ci si ferma la bussola inizierà a ruotare “impazzita”. In un GPS di buon livello, invece, bussola e altimetro sono due strumenti interni, distinti dal rilevatore GPS e quindi danno le loro informazioni indipendentemente dal fatto di essere in moto o fermi.
- Batterie: Personalmente preferisco i GPS equipaggiati con batterie, ricaricabili o no, di tipo convenzionale piuttosto che quelle interne che forse rendono lo strumento più compatto, ma in caso di esaurimento della carica occorre trovare una fonte di energia per ricaricare la batteria. Nell’altro caso basterà portarsi nello zaino un certo numero di pile da sostituire al bisogno.
- Protezione da urti e da acqua: Sicuramente è una esigenza importante nelle attività outdoor e va da sé che uno strumento dedicato può incorporare meglio di uno Smartphone o di un Tablet questa protezione.
- Collegamento al PC: prima o poi vorrete collegare il vostro GPS al PC per poter scaricare la traccia registrata o, dove previsto, trasferire nel GPS il percorso che avete intenzione di seguire e che avete preparato al tavolino, o meglio col PC. Perché queste cose si possano realizzare occorre che lo strumento si possa collegare al PC o con un cavo fisico o con mezzi più comodi come Bluetooth, Infrared o altro.
Precauzioni
Non voglio elencare qui una messe di precauzioni ma solo quelle che consentono di lavorare bene e che ritengo fondamentali.
- Accenderlo prima per fare un bel fix. Con fix si definisce l’insieme dei calcoli che il GPS deve fare per capire dov’è, appena acceso o quando per qualche motivo perde la….bussola JJ. Io mi sono abituato ad accendere il GPS quando sono ancora in auto, una mezz’ora prima di arrivare al parcheggio. Questo perché il primo fix è abbastanza grossolano e mal si confà con la tecnica del “pronti, via!”. Accendendolo con un certo anticipo lo strumento farà seguire una serie di fix successivi che gli consentiranno di determinare la vostra posizione con la precisione nominale. A tal proposito, pur dipendendo da tanti fattori, attendetevi precisioni dell’ordine di ca. 5 ed i 15 m (scostamento rispetto alla posizione vera).
- Verificare i satelliti. Uno degli elementi che concorrono alla precisione del posizionamento è il numero di satelliti che il vostro strumento sta ricevendo. Un’apposita manovra permette di vedere questo; se, dopo la verifica, vedrete meno di 4-5 satelliti preoccupatevi di spostarvi in una zona migliore per fare il fix iniziale. Ripetete questa operazione ogni volta che avete dei dubbi sulla posizione che il vostro strumento riporta.
- Riflessioni e coperture. Spesso quando si cammina piuttosto vicino a pareti di una certa mole queste possono causare sia riflessioni dei segnali radio che oscuramento di alcuni dei satelliti. In caso di dubbio tenete d’occhio la traccia che in casi di anomalia può schizzare anche a diversi chilometri di distanza. Eventualmente cercate un’esposizione migliore che vi permetta di ricevere almeno 5 satelliti. Se non doveste riuscire, a parte la conseguente difficoltà di trovare il giusto percorso in caso di cattiva visibilità, come consolazione potrete sempre correggere la traccia registrata tramite il PC prima di darla…..alle stampe JJJ
- Abilitare il tracciamento solo quando serve. Ricordatevi di abilitare il tracciamento prima di iniziare a camminare e, soprattutto, ricordatevi di disabilitare il tracciamento al termine della gita e non, come capita agli smemorati, quando arrivate a casa, magari a Milano. In caso di dimenticanza la traccia che importerete sul PC non sarà lunga 10 o 20 km ma 100 o 200 km!
- Provate la rotta caricata sul GPS: prima di partire, ancora a casa, dopo aver disegnato la vostra rotta col PC e l’apposito programma che il fornitore vi avrà messo a disposizione, provate la rotta che avete programmata usando il GPS in modalità Demo. Questo vi eviterà sorprese spiacevoli sul campo, cioè quando non avrete più comodità come il PC per riprogettare una rotta rivelatasi fuorviante.
- Schermi touch-screen: se il vostro GPS ha uno schermo di tipo “touch-screen” prima di avviarvi usate l’apposita manovra per bloccare lo schermo in modo che inattesi sfioramenti durante il cammino non provochino azionamenti non voluti.
- Regolate la luminosità: in modo che sia sufficiente nelle condizioni di luce nelle quali vi muovete senza esagerare; lo schermo molto luminoso è una delle cause di consumo maggiore delle batterie. Regolate inoltre il tempo di ON dello schermo su pochi secondi (es. 10”-20”) per lo stesso motivo.
- Esaminate da Web le specifiche degli apparecchi: prima dell’acquisto diffidate della pubblicità ingannevole, del sentito dire dall’amico dell’amico, dell’aspetto accattivante di un GPS, di gadgets spesso inutili che vengono sbandierati ma fate una buona analisi presso i siti Web dei fornitori per capire qual’è il pacchetto di caratteristiche che vanno bene a voi e che si sposano con le vostre esigenze escursionistiche.
Seguire una rotta e problemi correlati
Questi prodigiosi strumenti hanno svariati modi per orientarsi e per seguire il percorso ma, a mio parere, non tutti sono altrettanto efficaci.
I due modi più comuni per seguire il nostro percorso sono:
- Modalità mappa: questo è il modo secondo me più interessante perché oltre a capire in che direzione andare o non andare lo si fa in rapporto alla cartografia e quindi all’ambiente da essa rappresentato; sulla mappa si possono notare molti punti di riferimento, corsi d’acqua, costruzioni, monti e valli e se lo si gradisce alcuni di questi GPS arricchiscono la cartografia, cioè la mappa, con lo “sfumo” che a me non piace ma è di indubbio realismo.
- Modalità bussola: questo modo alternativo mostra solo una bussola a tutto campo che indica ovviamente i punti cardinali e, con una freccia, la direzione da seguire. Qualora si fosse su un percorso parallelo a quello giusto viene presentata anche l’indicazione dello scostamento in metri laterali al percorso. Purtroppo in questo modo perdiamo la rappresentazione cartografica con tutto ciò che ne consegue e abbiamo un controllo minore della valutazione di eventuali problemi dovuti a riflessioni e coperture.
Progettazione a tavolino di rotte
E’ possibile e conveniente progettare il nostro percorso a “tavolino” cioè con il PC assistiti da un programma di norma fornito dal costruttore del GPS.
Una volta progettata la nostra rotta è possibile trasferirla dal PC al GPS e sarà pronta per la navigazione reale. Il GPS ha al suo interno un programma simile a quello usato per progettare la rotta col PC e quindi è in grado di seguire quanto da noi stabilito.
Principalmente si usano due modi per disegnare una rotta:
- Progettare un percorso: E’ sicuramente il modo più bello e comodo di seguire un itinerario. Assomiglia molto a quanto si fa con i GPS automobilistici; si inserisce il punto di partenza P, poi quello di arrivo A e, se esiste sulla carta una strada o un sentiero, automaticamente viene disegnato il percorso da seguire. Purtroppo non è sempre così; il requisito fondamentale è che la cartografia riporti quanto serve a livello digitale. Apro una parentesi: le mappe digitali si presentano molto scarne dal punto di vista della rappresentazione grafica. Hanno tutto da invidiare a carte tipo Kompass, Tabacco, ecc. che siamo abituati ad usare e alla cui simbologia siamo affezionati. In compenso le mappe digitali contengono, in modo non visibile, dati sulla posizione e l’altitudine di ogni punto di un sentiero, tipologia del sentiero e altre notizie. E’ proprio attingendo a questi dati che il PC o il GPS sono in grado di disegnare il percorso che unisce i due punti P e A. Il problema che a volte si presenta è che un percorso, magari intuibile tra P e A, in realtà non è digitalizzato o lo è solo in parte quindi il PC non riesce a disegnarlo oppure ne disegna uno, magari tortuoso e parecchio più lungo di quello che ci aspettiamo. Quando questo non accade ed il percorso viene disegnato allora il GPS ci assisterà durante il nostro cammino indicandoci dove svoltare al bivio o quale sarà il prossimo punto di attenzione. Una meraviglia! Cosa fare se il PC non sa tracciare il percorso? Utilizzeremo il prossimo modo di navigazione.
- Progettare una traccia: Useremo questo sistema ogni volta che si manifesterà l’inconveniente descritto prima: il PC non è in grado di disegnare un percorso oppure lo sa fare solo in modo parziale. In questi casi è possibile progettare una traccia anziché un percorso; come si fa questo? Semplicemente disegnando una serie di piccoli segmenti che uniscono dei punti successivi che indicheremo al PC. La linea spezzata che ne risulterà rappresentarà la rotta che intendiamo seguire. Il programma su PC ci assiste in questa modalità che richiede naturalmente più tempo per preparare la rotta e più attenzione nel cercare di costruire il percorso ideale, evitare zone a rischio come roccie, corsi d’acqua mantenendosi il più possibile su sentieri, creste, ecc. Aumenteremo o diminuiremo il numero dei punti che indicheremo al programma in funzione della difficoltà o della sinuosità della rotta che progettiamo. Potremo usare questo sistema in modo misto; quando il PC non riesce a disegnare la rotta col metodo 1 progetteremo i tratti mancanti col metodo 2. Esiste poi la possibilità di inviare al GPS i singoli spezzoni piuttosto che un unico percorso.
In entrambi i casi possiamo inserire dei “waypoint”, cioè dei punti per i quali vogliamo passare allo scopo di avere alcuni “punti fermi” o riferimenti. Ad esempio è usuale mettere waypoint alla partenza dell’itinerario, all’incrocio di sentieri, in corrispondenza di una sella o di una vetta minore, di una sorgente, di un rifugio, ecc. Ora siamo pronti! Il programma che avbbiamo usato nel PC per creare la nostra rotta è in grado di esportarla o salvarla in uno dei formati comprensibili dal nostro GPS. Inutile dire che uno dei più noti è il formato .GPX
Collegheremo il PC al GPS e trasferiremo la rotta in quest’ultimo. A questo punto ci mettiamo in cammino……
Navigare col GPS
La rotta tracciata al PC è stata caricata nel nostro GPS; calziamo gli scarponi, avviamo la modalità “Segui il percorso” non dimenticando di azzerare i vecchi dati della gita scorsa né di avviare la registrazione della traccia che seguiremo che in fondo sarà….il nostro “bottino”.
La nostra posizione apparirà sullo schermo del GPS e avrà l’aspetto di una piccola freccia il cui orientamento ci indica la direzione del nostro movimento. Oltre alla posizione vedremo anche la mappa circostante come sfondo dello schermo stesso oltre ad una dashboard (o zona dati) dove avremo programmato che appaiano alcuni dati salienti come l’altitudine, i km percorsi, il tempo trascorso, ecc.
Cosa accade ora? Nel “cuoricino” del GPS, come nel PC gira un programma che disegna sul piccolo schermo la rotta programmata. Se questa è un percorso come per incanto vedremo apparire indicazioni di direzione relative alla rotta, ad es.: una freccia ci indicherà di voltare a destra o a sinistra al prossimo bivio. Se abbiamo preparato la rotta come traccia non avremo le indicazioni ma dalla nostra posizione in relazione alla traccia saremo in grado di stimare se siamo sulla rotta giusta o se ce ne stiamo allontando. Tutto ciò accade con il sole, al buio, nella nebbia o sotto la pioggia!
Anche se un percorso è preferibile ad una traccia, come visto, io ormai preparo sempre le mie rotte come tracce perché mettono al riparo da questo fenomeno: mi è capitato di preparare un percorso esattamente come lo volevo, caricarlo sul GPS e scoprire che il percorso non era caricabile (segnalazione di errore) oppure veniva disegnato in un modo totalmente diverso e spesso molto più lungo. Perché? Dopo minuziose indagini, scambio infinito di e-mail con l’assistenza del GPS avendo risposte le più fantasiose ho concluso questo: il programma usato dal GPS per disegnare un percorso che vi sia stato caricato può dare risultati diversi dall’analogo programma usato sul PC per creare il percorso stesso. Questo accade perché un percorso viene sempre “interpretato” secondo la cartografia residente; un percorso dice solo di andare da P ad A e basta. Il programma del PC o quello del GPS vedranno come disegnarlo in funzione di algoritmi che spesso sono diversi. Questo non accade se la rotta caricata è una traccia perché la traccia non viene mai “interpretata” essendo già una sequenza di punti fissi. Oltre a questo utile insegnamento ne ho tratto un secondo, già prima elencato, che consiglia di provare sempre la propria rotta a casa, usando il GPS in modo Demo.
Navigazione di emergenza o improvvisata
Gli apparecchi GPS offrono quasi tutti altre modalità di navigazione, oltre a quelle che ho descritto e io le raggruppo idealmente nella categoria della navigazione di emergenza perché non prevedono una meta prefissata ma piuttosto una meta improvvisata. Questo può accadere quando si sia partiti così, tanto per andare a zonzo, senza un programma preciso; poi, improvvisamente, non ci si raccapezza più su dove si è e si vorrebbe trovare la strada di “casa”. Proprio di casa non sarà mai ma può essere che noi abbiamo creato un Waypoint quando abbiamo lasciato la nostra automobile oppure può darsi che noi si intraveda nella nebbia, per un attimo, il campanile di un piccolo paese che riconosciamo oppure che, consultando il database dei Punti di interesse si scopra che c’è un Rifugio nei paraggi. In questi casi useremo le modalità Vai al Waypoint oppure la Punta e vai o Vai al POI (punto di interesse). In tutti questi casi, però, vedremo tracciare una linea retta tra la nostra attuale posizione e il luogo destinazione e dovremo arrangiarci a seguire i sentieri che più ricalcano questa linea ideale di congiunzione. Consiglio di seguire i sentieri della cartografia perché seguire direttamente la linea retta può a volte essere rischioso e condurre a gettarsi in fiumi, dirupi o finire sotto a pareti invalicabili. Ecco perché ritengo che vada considerata come navigazione di emergenza.
Mappe
Veniamo ora al punto dolente. Le mappe, la cartografia, come ho detto sono necessarie per un GPS escursionistico se si intende usarlo proficuamente. Hanno un grande difetto: costano tanto e forse più dello strumento stesso. Inoltre, spesso non basterà acquistare una sola mappa perché abitate o frequentate zone di confine dove il territorio da coprire appartiene a due mappe diverse. In questo caso i costi salgono, raddoppiano o peggio, si moltiplicano se avete anche velleità di esplorazione di zone parecchio distanti tra di loro. La soluzione meno costosa è cercare, al momento dell’acquisto dell’apparecchio, la fornitura in “bundle” con una mappa. In pratica il fornitore o il negoziante vi offre l’apparecchio e una mappa al prezzo dell’apparecchio stesso; questo vi concede l’opportunità di coprire almeno la zona di vostro maggiore interesse spendendo una cifra ragionevole.
Ci sono poi altre metodologie per “addetti ai lavori” o comunque persone che sanno come muoversi che consentono di preparare da sé altre mappe partendo dalla digitalizzazione di una cartografia convenzionale che poi viene finalizzata con la importazione di dati Gis e DEM (cioè dati di posizione e di altitudine digitali) e poi resa nel formato “digeribile” dal vostro apparecchio.
Direi che la cosa migliore è iniziare con un buon GPS e una o due mappe acquistate. Se poi resisterete alla tentazione di distruggerlo a martellate o annegarlo nel primo corso d’acqua e stabilirete con lui un feeling amichevole imparerete anche le tecniche di secondo livello ma…..questa è un’altra storia!

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