PIZZO ARERA : lebowski and me
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People are strange, lo cantavano i Doors, lo sottoscrivo.
Un'escursione in solitaria la aspettavo da una vita, una serie di coincidenze che si intersecano casualmente, rendono possibile questo magico momento, in cui si rimane soli a contatto della scorza della montagna.
Per questa esperienza di meditazione deambulante ho scelto il pizzo Arera, un leviatano calcareo alto 2512 metri, non troppo lontano da raggiungere in questa assolata domenica di luglio.
Solitaria, una parola che già racchiude in sè un certo fascino.
In realtà, muovendo i primi passi in verticale mi accorgo subito di non essere solo.
Anche se dovessi fingere di non vedere le numerose persone che salgono al rifugio Capanna 2000 (divoratori di pizzoccheri) sento la vocina dell' uomo ombra dalle capacità incontrollabili che alberga dentro me, muovere le prime critiche, dalle incorporee stanze della coscienza .
Ognuno di noi ha un alter ego che ci dà contro per natura non appena restiamo soli, ragione contro sentimento, yin che strapazza lo yang.
Convivo dalla nascita con questo genio della lampada, che per convenzione chiamerò
lebowski, eppure riesce sempre a stupirmi.
E' più risoluto di me, anche se la sua irruenza spesso è eccessiva, si fida solo del suo istinto.
Condividiamo un innato senso pratico, la sua capacità palese di scavalcare i problemi, lo rende spesso presuntuoso ai più.
Edonista per scelta, sull'avambraccio sfoggia una scritta in greco che recita :
«Posseggo, ma non sono posseduto»
sic!
Scelgo la scorciatoia tra i prati per guadagnare la terrazza erbosa del Rifugio, ripida ma efficace.
Capanna 2000, sorge su di un ampio pianoro che invita al sollazzo, io però voglio andare in cima all'Arera, non dimentichiamo!
La salita da qui parte impennando, verso la poderosa sagoma del Pizzo, abbastanza da scatenare quel piacere cinetico che muove il corpo come una macchina progettata da un ingegnere tedesco, passo dopo passo la falcata acquista la scioltezza dello zoccolo del camoscio che gratta la roccia.
Noto con piacere diverse stelle alpine, con i caratteristici petali vellutati.
Guadagnando quota tra le pietre bianche, il panorama acquista asprezza sassosa ed impareggiabile spessore scenografico.
Cammino slittando tra sfasciumi e ciottoli , i resti del peeling della montagna,
sentenzia
lebowski .
Prima dell'ultimo tratto,lunare, ormai completamente privo di vegetazione, la montagna presenta una profonda spaccatura, che costringe il sentiero ad un'improvvisa discesa nella gola, e una risalita sull'altro versante, agevolata da una traballante scala metallica ed alcune catene lungo uno stretto canalino.
A poche decine metri dalla cima ho il fiatone, non mi sogno nemmeno di farlo notare; il mio "genio",
lebowski, è fatto così, quando sente una persona lamentarsi inutilmente lo manderebbe ammanettato ad un corso di sopravvivenza con Jacek Palkiewicz, magari nella tundra artica.
Arrivo in cima insieme a due simpatici bergamaschi che definiscono coloritamente in idioma locale la salita:
"la rampega cùme un osti!"
Sulla sommità del Pizzo Arera sono colto dalla solita sensazione di vuoto, ho speso volentieri le mie energie nella salita, ed ora posso abbandonarmi ad una dolce atarassìa, quello stato d'animo che permette di accettare il piacere dell'attimo, distaccandosene completamente.
Seduto sotto la croce, che
lebowski paragona al solito sfoggio di arte ferrosa da lattoniere, inspiro lentamente e sento le energie fluire dall'aria frizzante direttamente nei polmoni.
Altro che centri benessere, mi sento come uno zingaro a S.Giorgio di maggio!
La cima è un luogo di confine, l'inizio netto del cielo, il braccio alzato all'aria della montagna per creare il passaggio di forze magnetiche dal nucleo della terra verso l'infinito.
Oggi ho il mio chilo e mezzo di reflex nello zaino, come una pistola scarica.La consueta roulette della dimenticanza, che a rotazione coglie occhiali da sole, cappello, fazzoletti di carta, oggi si è fermata sulla scheda SD della macchina fotografica.
Scatto qualche foto con il cellulare, insoddisfatto, devo elemosinare qualche immagine.
Per fortuna trovo un disponibile terzetto di escursionisti, Andrea, Damiano e Manuela, la reporter del gruppo, che mi invierà gentilmente qualche immagine per il report su hikr.
Tra una chiacchera e l'altra scendiamo insieme al rifugio, è sempre un piacere scambiare esperienze con chi condivide la propria passione, come nani minatori che barattano pietre preziose di colore diverso ma di uguale valore.
Doveva essere un'uscita solitaria, in realtà mi sono sentito più solo nel centro commerciale dove sono stato sabato pomeriggio, tra pericolosi branchi di cercatori di saldi insoddisfatti ...e su questo sono perfettamente d'accordo con
lebowski.
soundtrack: "People are strange" The Doors
http://www.youtube.com/watch?v=K3CHi_9sxj0
Un'escursione in solitaria la aspettavo da una vita, una serie di coincidenze che si intersecano casualmente, rendono possibile questo magico momento, in cui si rimane soli a contatto della scorza della montagna.
Per questa esperienza di meditazione deambulante ho scelto il pizzo Arera, un leviatano calcareo alto 2512 metri, non troppo lontano da raggiungere in questa assolata domenica di luglio.
Solitaria, una parola che già racchiude in sè un certo fascino.
In realtà, muovendo i primi passi in verticale mi accorgo subito di non essere solo.
Anche se dovessi fingere di non vedere le numerose persone che salgono al rifugio Capanna 2000 (divoratori di pizzoccheri) sento la vocina dell' uomo ombra dalle capacità incontrollabili che alberga dentro me, muovere le prime critiche, dalle incorporee stanze della coscienza .
Ognuno di noi ha un alter ego che ci dà contro per natura non appena restiamo soli, ragione contro sentimento, yin che strapazza lo yang.
Convivo dalla nascita con questo genio della lampada, che per convenzione chiamerò

E' più risoluto di me, anche se la sua irruenza spesso è eccessiva, si fida solo del suo istinto.
Condividiamo un innato senso pratico, la sua capacità palese di scavalcare i problemi, lo rende spesso presuntuoso ai più.
Edonista per scelta, sull'avambraccio sfoggia una scritta in greco che recita :
«Posseggo, ma non sono posseduto»
sic!
Scelgo la scorciatoia tra i prati per guadagnare la terrazza erbosa del Rifugio, ripida ma efficace.
Capanna 2000, sorge su di un ampio pianoro che invita al sollazzo, io però voglio andare in cima all'Arera, non dimentichiamo!
La salita da qui parte impennando, verso la poderosa sagoma del Pizzo, abbastanza da scatenare quel piacere cinetico che muove il corpo come una macchina progettata da un ingegnere tedesco, passo dopo passo la falcata acquista la scioltezza dello zoccolo del camoscio che gratta la roccia.
Noto con piacere diverse stelle alpine, con i caratteristici petali vellutati.
Guadagnando quota tra le pietre bianche, il panorama acquista asprezza sassosa ed impareggiabile spessore scenografico.
Cammino slittando tra sfasciumi e ciottoli , i resti del peeling della montagna,
sentenzia

Prima dell'ultimo tratto,lunare, ormai completamente privo di vegetazione, la montagna presenta una profonda spaccatura, che costringe il sentiero ad un'improvvisa discesa nella gola, e una risalita sull'altro versante, agevolata da una traballante scala metallica ed alcune catene lungo uno stretto canalino.
A poche decine metri dalla cima ho il fiatone, non mi sogno nemmeno di farlo notare; il mio "genio",

Arrivo in cima insieme a due simpatici bergamaschi che definiscono coloritamente in idioma locale la salita:
"la rampega cùme un osti!"
Sulla sommità del Pizzo Arera sono colto dalla solita sensazione di vuoto, ho speso volentieri le mie energie nella salita, ed ora posso abbandonarmi ad una dolce atarassìa, quello stato d'animo che permette di accettare il piacere dell'attimo, distaccandosene completamente.
Seduto sotto la croce, che

Altro che centri benessere, mi sento come uno zingaro a S.Giorgio di maggio!
La cima è un luogo di confine, l'inizio netto del cielo, il braccio alzato all'aria della montagna per creare il passaggio di forze magnetiche dal nucleo della terra verso l'infinito.
Oggi ho il mio chilo e mezzo di reflex nello zaino, come una pistola scarica.La consueta roulette della dimenticanza, che a rotazione coglie occhiali da sole, cappello, fazzoletti di carta, oggi si è fermata sulla scheda SD della macchina fotografica.
Scatto qualche foto con il cellulare, insoddisfatto, devo elemosinare qualche immagine.
Per fortuna trovo un disponibile terzetto di escursionisti, Andrea, Damiano e Manuela, la reporter del gruppo, che mi invierà gentilmente qualche immagine per il report su hikr.
Tra una chiacchera e l'altra scendiamo insieme al rifugio, è sempre un piacere scambiare esperienze con chi condivide la propria passione, come nani minatori che barattano pietre preziose di colore diverso ma di uguale valore.
Doveva essere un'uscita solitaria, in realtà mi sono sentito più solo nel centro commerciale dove sono stato sabato pomeriggio, tra pericolosi branchi di cercatori di saldi insoddisfatti ...e su questo sono perfettamente d'accordo con

soundtrack: "People are strange" The Doors
http://www.youtube.com/watch?v=K3CHi_9sxj0
Tourengänger:
lebowski

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Kommentare (11)