Il Sentiero Roma nasce nel 1928 ad opera del Cai Milano con lo scopo di unire i rifugi della val Masino. E' un trekking che mantiene una quota tra i 2300 ed i 2700 metri, una spettacolare cavalcata che permette di conoscere e respirare ogni angolo di questa Valle. Il tracciato passa in rassegna tutte le cime più rappresentative della val Masino, dal Badile al Cengalo al Disgrazia, ne svela le vallate più o meno conosciute, attraversandole grazie a ben 7 passi o bocchette, tutti attrezzati con catene metalliche.
Dopo 3 ricognizioni estive arriva il momento di provarlo questo trekking, a buon diritto uno dei più famosi e frequentati delle Alpi. Con l'amico Paolo decidiamo per il percorso classico, dai Bagni di Masino a Preda Rossa, dato che i giorni a disposizione sono solo 3: sarebbe stato interessante salire dalla Val Codera, aumentando notevolmente dislivello e fatica.
1°giorno: dopo aver portato un'auto a Preda Rossa, partiamo dai Bagni di buon ora, direzione valle dell'Oro. Il sentiero sale nel fresco del bosco, ne usciamo mettendo piede sui pascoli dell'Alpe dell'Oro, dalla quale si vede ancora lontano il rifugio Omio. Raggiunto il rifugio (2h 10') si prosegue verso nord, diretti al Passo del Barbacan, guadagnando quota prima su pascolo poi risalendo un ripido canale aiutati da catene corrimano (3h30'). Dal passo è visibile la val Porcellizzo in tutta la sua estensione, con al centro, lontanissimo, il rifugio Gianetti, che raggiungiamo con calma dopo lo spuntino al Passo (6h00'). Nel pomeriggio saliamo alle spalle del rifugio per vedere da vicino le granitiche pareti del Badile, del Cengalo, le Punte S.Anna e Sertori, i Pizzi Porcellizzo e Gemelli, gli scalatori impegnati nelle numerose vie di salita e pensiamo con invidia a quanto dev'essere bello passare una notte al bivacco Redaelli, in cima al Badile.
2° giorno: passiamo la notte nel bivacco invernale dietro il Gianetti, il sabato il rifugio è pieno e non avevamo prenotato. Partiamo prima delle 8, il sentiero ci porta verso est in direzione dell'evidente Passo del Camerozzo (1h30'), che permette il passaggio dalla valle di Zocca alla valle del Ferro. La discesa in valle del Ferro si effettua su percorso interamente attrezzato, è un tratto piuttosto lungo e abbastanza esposto, ma non difficile. I Pizzi del Ferro neanche li vediamo per la fitta nebbia, passiamo a nord del bivacco Molteni Valsecchi puntando al Passo di Qualido, visibile e facilmente raggiunto in 3h 35'. La modesta testata della val Qualido viene superata in discesa fino all'attacco del ripido canale attrezzato che ci porta al passo de l'Averta (4h15'), spaccatura dalla quale si vede ancora lontano il rifugio Allievi. Dopo una pausa per il pranzo scendiamo dall'Averta con l'aiuto di qualche catena, entrando in valle di Zocca, si continua a scendere per dribblare uno sperone roccioso infine si risale un centinaio di metri di dislivello per arrivare finalmente all'Allievi-Bonacossa (6h00'). Pomeriggio di relax cercando di fotografare qualche stambecco o le numerose marmotte, convincendomi che le seconde sono molto più difficili da avvicinare. Doccia e cena squisita in rifugio (bellissimo! complimenti ai gestori).
3° giorno: la notte ha piovuto, poi si è alzato un forte vento, ma al mattino tutto è calmo e il tempo è perfetto. La terza è la tappa più lunga e probabilmente la stanchezza inizierà a farsi sentire. Si parte sempre al solito orario, poco prima delle 8, e sempre diretti ad est, verso il Passo di Val Torrone (40'), si scende con attenzione un breve tratto attrezzato. Iniziamo una lunga salita che ci porta prima al bivacco Manzi (1h30'), poi sui resti del ghiacciaio del Cameraccio, abbracciato dai Pizzi Torrone e dalla Punta Ferrario. Dal ghiacciaio parte l'ennesimo tratto attrezzato con catene che ci porta faticosamente al Passo del Cameraccio (2h40'), punto più elevato del trekking coi suoi 2950mt. Curiosità: al Passo pare sia un' usanza costruire ometti in pietra, dove si scollina ce ne saranno una trentina, alcuni dei quali proprio ben costruiti. Col profilo del Disgrazia alla nostra sinistra scendiamo in val Cameraccio o val di Mello, una distesa infinita di sassi che rende faticoso il procedere verso il bivacco Kima (4h10'), dove mangiamo quel che resta negli zaini e ci prepariamo all'ultimo sforzo: la salita alla Bocchetta Roma. L'attraversamento di un nevaio prima delle catene richiede molta attenzione, poi un ultimo tratto attrezzato ci porta alla Bocchetta (6h05'), da qui in poi sarà solo discesa. Raggiungiamo il rifugio Ponti (7h00') per una meritata birra, quindi giù verso la piana di Preda Rossa (9h00'), fine del trekking, dove recuperiamo la seconda auto e scendiamo a valle.
In conclusione, è un trekking che penso valga la pena di fare almeno una volta nella vita, attraversa ambienti e paesaggi unici nelle Alpi, è facile organizzarsi con i numerosi rifugi e bivacchi, il sentiero è ben segnato ed i passi sono tutti attrezzati in modo da ridurre i rischi. E' comunque consigliabile esperienza ed allenamento, può essere utile un imbrago per chi è meno sicuro. I tempi sono sicuramente migliorabili, ho compreso le soste per il pranzo e il tempo necessario per scattare le quasi 200 fotografie, inoltre non avevamo fretta e gli zaini pesavano. E' consigliabile portarsi una scorta d'acqua, difficile da trovare se non nei rifugi.
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