Val Fontana: Bivacco Montirolo e Bocchetta d'Aiada


Publiziert von cai56 , 29. Juli 2024 um 16:14. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:25 Juli 2024
Wandern Schwierigkeit: T4 - Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 6:15
Aufstieg: 855 m
Abstieg: 855 m
Strecke:Circolare 10, 07 km
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Milano a Chiuro lungo le statali 36 e 38; all'inizio del paese si svolta a sinistra e si sale fino a Ponte in Valtellina. Da qui, seguendo le indicazioni, dirigersi in Val Fontana; si risale la vallata fino al termine del tratto asfaltato in località Campello (Rifugio M.Erler). Parcheggiare negli slarghi abordo strada.

Da quando ne ero venuto a conoscenza ero rimasto incuriosito dalla strana vicenda dell'Alta Via della Val Fontana: un breve trekking ben progettato, sommariamente delineato e vagamente segnalato, ma mai concluso e reso agevolmente percorribile; qua e là, come durante questa escursione, si incontrano alcuni dei caratteristici bolli (triangolo giallo con centro rosso) e qualche tratto di cavo corrimano (assolutamente inadeguato agli standard odierni, con infissi costituiti da chiodi da roccia), ma, per il resto, nulla o quasi, qualora non coincidente con altri percorsi in uso. Il concetto generale in un post del CAI di Ponte in Valtellina:
"L'Alta Via della Val Fontana non è un sentiero, ma una traccia ideale che collega le vette principali del gruppo dello Scalino sul versante sud. L'idea venne nel 1985 all'alpinista pontasco Luigi Pasini, che dopo anni di esplorazioni riuscì a trovare i passaggi per compiere questo percorso, tra bocchette seminascoste, sentieri sconosciuti di contrabbandieri e creste panoramiche. Luigi dice che la si potrebbe chiamare "Alta Via delle otto valli" perchè otto sono le valli laterali della Val Fontana toccate da questo percorso. "Non si tratta di un percorso escursionistico, ma di una traccia alpinistica, facile, ma non priva di tratti in cui occorre prestare attenzione. Per fare un paragone potrei dire: qualcosa come il Sentiero Roma... ma senza il sentiero!"
Da aggiungere che nel 2008 in zona venne riattata a ricovero - bivacco sarebbe un po' troppo - una baita dell'Alpe Montirolo superiore: dopo un paio d'anni di un buon numero di visite, progressivamente il luogo è stato in pratica dimenticato e, c'è da dire, il sentiero di accesso e la segnaletica non mantenuti ne rivelano tutta l'obsolescenza.
Nel complesso un'escursione di limitati estensione e dislivello, ma lentissima e di grande difficoltà nell'orientamento: sconsigliabile a chi non gradisce il genere.


L'inizio originale del sentiero, con freccia di legno ancora presente, non è più praticabile per scomparsa della passerella di tronchi a scavalco del torrente Valfontana, non altrimenti guadabile; per cui occorre partire da Campello, dove sono state apposte le opportune segnalazioni verticali: le prime e le ultime. Si scende quindi dalla carrozzabile ad attraversare il ponticello in direzione della località Selva, che si raggiunge dopo quattro tornanti di una carrareccia erbosa; passando accanto alle prime abitazioni, ci si dirige a quella più settentrionale (Baita Pusterla), trovando accanto al cancello il proseguimento del sentiero. Inizialmente, allo scoperto nei prati, la traccia è pressochè invisibile, ma poi, procedendo ed entrando nel bosco rado, si rende più evidente; giunti alla radura dove un tempo confluiva il percorso originale, si volge nettamente a monte cercando di scorgere qualche decina di metri più in alto, per potersi opportunamente indirizzare, un masso sulla destra con un evidente bollo bianco-rosso. La salita avviene, trovando qua e là segmenti di sentiero riconoscibili, percorrendo a serpentine un coniode inerbato e curiosamente fittamente fiorito di digitale; si prosegue attraversando due colate di pietrame e rientrando poi nel rado bosco di conifere con pendenza temporaneamente diminuita. Serie di tornantini ravvicinati e molto ripidi si alternano a brevi spostamenti più agevoli arrivando quindi ad uscire definitivamente dal livello boschivo: l'erba si fa parecchio invadente, tanto da ricoprire quasi completamente i pochi ruderi perimetrali residui delle due baite dell'Alpe Montirolo inferiore. Il sentiero è sempre ben poco evidente: mancando gli alberi, i pochi bolli residui si trovano a livello del terreno ovviamente nascosti nel prato; però, guardando verso l'alto un poco a destra, si riesce già a scorgere il bivacco. Il passaggio più agevole sale verticalmente destreggiandosi fra massi e rigogliosi cespugli di rododendro fino circa alla quota del Bivacco Montirolo, per poi raggiungerlo in piano volgendo a destra. La costruzione - estremamente essenziale - è stata ricavata dal recupero del un "casel del lacc" dell'Alpe Montirolo superiore, della quale rimane solo il basamento di una seconda costruzione (probabilmente la casera). A monte del bivacco qualunque traccia scompare [fa eccezione una radissima bollatura bianca diretta alla cima del Pizzo Calino] e ci si deve inoltrare a vista nei vasti pascoli mantenendosi nei pressi di una costola rocciosa, che costituisce la cresta est del Pizzo Calino: sono presenti ometti di sassi, ma non tutti apparentemente pertinenti ad una stessa utile linea. Si oltrepassano i ruderi di uno stallone e si riesce ad individuare che la nominata costola rocciosa presenta al suo centro alcune basse cuspidi rocciose: a destra di queste un alto sasso infisso verticalmente nella pietraia sembra suggerire una direzione di passaggio; si tratta di una falsa indicazione, portando a raggiungere solo un panoramicissimo ed invalicabile terrazzo affacciato sulla vallata che dovremo andare ad attraversare, ma non inutile, permettendo di decidere dall'alto la direzione di massima da mantenere poi una volta giunti sul posto. Ritorniamo brevemente sui nostri passi, aggirando alla base attraverso una pietraia le suddette cuspidi: a questo punto, aggirando uno sperone di roccia, si scorge un significativo ometto di sassi (il vero "om") che segnala la vera Bocchetta d'Aiada. In verità, ad un primo sguardo, anche qui sembra un passaggio cieco, ma, guardando verso nord-ovest, si può notare nella parete di blocchi rocciosi l'ancoraggio di un cavo metallico: è l'inizio di un percorso che si svolge in prevalente discesa seguendo una cengetta erbosa - a tratti comoda ed a tratti meno - fino a raggiungere il fondo della Val d'Aiada. Come accennato nell'introduzione, lo stato dell'attrezzatura è molto precario: la fune è a tratti parzialmente interrata, molto spesso tesa a livello del suolo e alcuni dei chiodi da roccia di ancoraggio sono fuorusciti dalle fessure; non ultimo, una sassata ha praticamente tranciato il cavo. In conclusione, passando, non è opportuno fare eccessivo affidamento sul corrimano. Raggiunto il fondo del vallone, ci si ritrova in un anfiteatro sassoso dominato dalla vetta della Cima di Forame e da una imponente morena terminale di detrito minuto ormai inerbata da tempo: nei pressi di una risorgenza torrentizia si trovano gli ultimi ometti di sassi e ben due triangoli originali dell'alta via! Poi più nulla. Da qui inizia il lungo tratto non certo più tecnicamente difficile, ma di molto impegno per poter mantenere, passando oltre gli "ostacoli" fisici del terreno, una ideale linea retta fino all'Alpe Aiada: si tratta di perdere quota dove i pascoli o le pietraie sono meno ripidi, effettuare spostamenti lineari quando capita di imbattersi in segmenti di sentiero - umano o animale - e tentare, per lo più vanamente, di evitare le sterminate estensioni di fitto cespuglieto di rododendri. Risulta molto utile tenere d'occhio l'altimetro e saper evitare diverse tracce, talora molto evidenti ed invitanti, che deviano dal percorso. In rete è disponibile visivamente mappata una traccia, certamente registrata da un esperto conoscitore del luogo, che non rispetta sempre i residui di sentiero e mantiene comunque un percorso logico ed efficace. L'Alpe Aiada, costituita dai ruderi di uno stallone e da una baita riattata e sempre aperta, si trova ai margini di un luminoso bosco di conifere e, agli spigoli delle costruzioni, presenta bollature a bandierina rosso-giallo-rosso in varie direzioni: i colori corrispondono a quelli dell'alta via, ma in teoria la via originale non dovrebbe scendere di quota così in basso... Dopo un'iniziale incertezza nell'erba folta, la linea del sentierino per il fondovalle si delinea chiaramente e scende veloce con un lungo traverso fra gli alberi; raggiunta un'ampia conoide di sassi minuti cementati da un recente inerbimento e regolarmente tenuta sgombra dalle valanghe, la percorre al margine - fuori e dentro il bosco di sinistra - con una ravvicinata serie di tornanti. In vista del fondovalle la traccia si perde nel pietrame, che qui diventa smosso ed instabile, e non rimane che raggiungere al meglio i prati alluvionali del Piano dei Cavalli: li si percorre seguendo il corso del torrente finchè questo, interrato momentaneamente fra sabbie e sassi del greto, si lascia attraversare per raggiungere la strada sterrata della Val Fontana. [In caso di piena è opportuno mantenere il lato destro della piana e, oltrepassati gli edifici di un agriturismo, raggiungere un ponticello nei pressi di un'area picnic.]. Si torna al punto dipartenza percorrendo la carrozzabile.

Tourengänger: cai56, chiaraa
Communities: Hikr in italiano


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